“Cum chartae usu maxime humanitas vitae constet, certe memoria”. Così Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, parlando del papiro, riassumeva in poche parole tutto ciò che un semplice supporto scrittorio aveva concesso all’umanità: la scrittura, la cultura, la letteratura. C’è da dire, però, che probabilmente il nostro autore fu ispirato verso questa riflessione da un evento che stava sconvolgendo allora il mondo greco-romano: la nascita di un nuovo materiale scrittorio, il codex.
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Codex e Cristianesimo: due rivoluzioni collegate?
Ci troviamo, infatti, nel pieno del I sec. d.C., in una Roma ormai da tempo ellenizzata e con alle spalle un’epoca aurea e di pace, quella augustea, che aveva accompagnato e favorito la produzione di alcuni tra i capolavori più importanti di tutta la letteratura latina, chiaramente su rotolo. Da un lato, dunque, la “tradizione” scritta su papiro; dall’altro la “tecnologia” del codex.
Oltre che per la nascita del libro inteso come insieme di fascicoli legati, il primo secolo, tuttavia, è ricordato soprattutto per un altro evento altrettanto importante: l’affermazione del Cristianesimo.
Inutile ribadire ciò che è stato già sviluppato in un’amplissima bibliografia riguardo al collegamento tra nascita del codex e Cristianesimo. Alcuni studiosi – tra i primi Cavallo – ritengono il nuovo supporto scrittorio invenzione e possesso (anche un po’ ideologico, contro il papiro pagano) dei Cristiani. Altri invece, rigettando tale ipotesi e fondandosi su un’accurata operazione filologica, credono che questa rivoluzione, allora soltanto in nuce, avesse i suoi fondamenti nella praticità e anche nel basso costo del libro: è facile da maneggiare, ci si può scrivere di più, si possono inserire bifoli all’infinito, è pratico e portabile (così Marziale gli faceva pubblicità!), le pagine sono semplici da sfogliare.
Nuovo supporto scrittorio, nuovi classici
Ma ogni rivoluzione, sempre, comporta vantaggi e svantaggi. Il nuovo codex consentiva sicuramente una maggiore praticità nell’esercizio della cultura e non solo (pare che grandi fruitori fossero i carpentieri o in generale i tecnici, che così non dovevano srotolare il papiro creandosi “impiccio”), ma era totalmente nuovo, non aveva nulla alle spalle, mai niente era stato scritto su codex.
Ecco quale fu il problema principale: bisognava ricopiare tutta la letteratura precedente, una letteratura lunga dieci secoli, sul nuovo supporto scrittorio. Era assolutamente impossibile: il papiro aveva da sempre dominato ed era presente in tutte le biblioteche del mondo conosciuto. L’unica soluzione fu “scremare” i testi da ricopiare: complice il periodo della Seconda Sofistica, attorno al II sec. d.C. solo gli autori considerati allora “canone” furono copiati su codex, e il resto è andato per noi perduto, eccetto quello che gli stessi papiri (ironia della sorte) ci hanno restituito da scavo.
L’e-book, la rivoluzione digitale della cultura
Sulla base di tali dati, dunque, è possibile quasi definire una legge universale: ogni cambiamento nel mondo della scrittura determina sconvolgimenti nel mondo della cultura. E come i Romani nel I sec. d.C., anche noi stiamo andando incontro a una rivoluzione, stavolta però digitale. Da quando, infatti, sono stati sviluppati i primi e-book, la discussione al riguardo non si è mai fermata: aiuteranno la cultura? La renderanno più accessibile? O, al contrario, determineranno la morte del libro?
La tecnologia, chiaramente, azzera le distanze e apre infinite possibilità: come i Romani col codex potevano portare con sé più opere insieme (cosa impossibile invece per il papiro), anche noi oggi abbiamo lo scenario di centinaia di libri contenuti in una “scatoletta” digitale, pratica e leggera.
Prospettive e possibili cambiamenti
Si apre così una questione: l’atto della lettura dipende o meno dal supporto scrittorio? Mutando il supporto scrittorio, cambia l’azione del leggere o, addirittura, si trasforma la cultura? Attualmente, la “rivoluzione digitale” non si colloca in una fase già così avanzata da rendere possibili bilanci. Sulla base dell’esempio classico, tuttavia, è possibile affermare quasi con certezza che il materiale scrittorio, la sua forma, la sua diffusione determina eccome cambiamenti nel mondo della cultura. A Roma, ad esempio, il codex impose nuove regole nell’editoria dei libri: non più colonne, ma pagine; non più scrittura su un solo verso, ma su entrambi; non più un’opera in un rotolo, ma più opere in un solo quadernetto. È dunque certo che un cambiamento avverrà, ed è già iniziato. Ci sarà senza dubbio una cernita nei testi da trasportare in digitale, ci saranno nuovi classici, e si imporrà un nuovo modo di leggere.
Quel che tutti si augurano, è solo che la cultura digitale, sempre più massiccia attorno a noi, supporti e non affossi il mondo degli studi classici; che la familiarità sempre più forte con i pixel non ci faccia dimenticare chi scriveva su papiro; che, insomma, come in teoria dovrebbe essere, la tecnologia (intesa in senso greco, come τέχνη) rappresenti sempre il mezzo, e non lo scopo dell’opera umana.
Alessia Amante