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Palazzo Marigliano: cenni storici
Il Palazzo Marigliano, sito nel centro storico di Napoli, esattamente nella celeberrima Via San Biagio dei Librai, originariamente è stato fondato e riconosciuto come Palazzo di Capua.
Il Palazzo è figlio del Rinascimento: la sua edificazione risale al 1512-1513; fu voluta da Bartolomeo di Capua, principe della Riccia (Portici) e conte di Altavilla (Sicilia), che commissionò l’ideazione e la realizzazione del progetto – su una costruzione già esistente – a Giovanni Francesco Donadio, detto il Mormando per la sua provenienza dall’omonimo paesino cosentino.
La scelta sull’architetto calabrese, specializzato anche nella costruzione di organi, come quello compiuto per la Chiesa di Sant’Eligio, non fu un caso. Infatti, il Mormando, essendo – quasi certamente – allievo di uno dei più grandi maestri dell’arte rinascimentale napoletana, ossia Giuliano Da Maiano, probabilmente era l’unico in grado di adempiere i desideri del conte.
Verso la fine del ‘700 il Palazzo diventò sede dei Marigliano:
Il conte d’Altavilla decise di nominare suo erede uno dei figli del principe di Bisignano, con l’obbligo di anteporre il cognome Di Capua. Fu Francesco Severino, conte di Saponara, erede legittimo.”
L’avvento della famiglia Marigliano
La famiglia Marigliano si insediò al Palazzo solo mediante Francesco Saverio di Capua Sanseverino, nipote di Francesco Severino conte di Saponara. Questi, padre di quattro femmine e dunque privo di eredi maschi, decise di vendere il Palazzo a suo cugino Francesco Saverio I Marigliano (1764-1837), giudice della Gran Corte Civile.
Con la famiglia Marigliano si favorirà l’introduzione nella città di Napoli della cosiddetta “nobiltà di toga”, perché costituita dalle più alte cariche della magistratura.
Lo stile principesco
Il Palazzo Marigliano, ancor prima di essere oggetto delle trasformazioni tra il XVIII e il XIX secolo, si presentava in uno stile puramente principesco: infatti, possiamo ammirare all’esterno il magnifico portale di marmo costituito da una doppia cornice, una interna “a baccelli” e l’altra esterna a “unghie di leone”. La particolarità è data dalla fascia marmorea presente sull’architrave dello scalone, in quanto reca l’iscrizione “memini”:
Memini, il motto dei Di Capua, che si ripete sui frontali delle finestre, è un invito a custodire e a rispettare tutto ciò che è accaduto, perché il passato è la fonte alla quale attingere per dipingere il futuro e soprattutto per vivere con consapevole dignità.”
La congiura di Macchia: Partenopei alla ribalta
Palazzo Marigliano fu scenario di intrighi e congiure, al fine di sradicare il potere spagnolo dall’entroterra campano. A tal proposito, memorabile è la congiura di Macchia (1701). L’evento deve il suo nome a Gaetano Gambacorta, principe di Macchia, che ideò la cospirazione anti-spagnola durante la sua reggenza a Barcellona, guidando la fanteria napoletana. Esecutore di questo piano segreto fu Tiberio Carafa, principe di Chiusano; egli agì in prima linea per conquistare quell’indipendenza legittima della nobiltà:
Il principe Carafa fu l’Anima aristocratica per eccellenza, fu il simbolo dei Partenopei alla ribalta. Fu l’uomo che destò negli aristocratici e nei nobili quei sentimenti che, da sempre, ardono nello spirito semplice e umile degli uomini della quotidianità, padri, mariti, “piccoli” lavoratori, “ingiusti” prigionieri che si sacrificano e lottano per la loro incolumità, tante volte calpestata.”
Il Palazzo rinascimentale fu, dunque, sede clandestina degli incontri aristocratici, volti a sabotare il potere vicereale spagnolo in un suo momento di debolezza. I nobili videro una grande opportunità di riscatto nella crisi successoria che seguì la morte del “loro” re Carlo II d’Asburgo.
La disfatta partenopea presso Castel Nuovo e Piazza Mercato
La pianificazione segreta volta ad assaltare uno dei più importanti castelli di Napoli, ossia Castel Nuovo, fu vanificata, in quanto trapelò (probabile tradimento) all’esterno della cerchia cospiratrice. Il viceré “accolse” i congiurati disponendo le truppe spagnole all’interno delle mura del Castello.
I rivoltosi, pronti a non cedere, decisero di stanziarsi prima nei pressi di San Lorenzo Maggiore, mettendo in mostra il ritratto dell’arciduca austriaco, per loro salvatore della città; e poi nei pressi di Piazza Mercato per “sedurre” il popolo e persuaderlo a fiancheggiarli in questa loro guerra; l’impresa non andò a buon fine:
La piazza si svuotò e accorsero i militari del viceré. I rivoltosi vennero arrestati e giustiziati, pochi trovarono asilo altrove. Il sogno di avere un re degno, scelto e non imposto svanì.”
Attualmente Palazzo Marigliano ospita la Soprintendenza Archivistica per la Campania, Istituto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Inoltre esso è sede di abitazioni private, di attività commerciali; tra queste ultime possiamo ricordare il recente trasferimento in loco dello storico Ospedale delle Bambole.
Maria Molvetti
Bibliografia:
- Della Monica N., Palazzi e Giardini di Napoli, Newton Compton Editori, Roma, 2016.
Sitografia:
- http://www.nobili-napoletani.it/Marigliano.htm#1)
- http://www.sannioetradizioni.altervista.org/files/airola_bartolomeo_ii_di_airola_vi_di_capua.pdf