A quasi vent’anni di distanza dal suo esordio al cinema, torniamo a parlare del film Rain Man, che ha contribuito a consacrare due grandi nomi del cinema di Hollywood, Tom Cruise e Dustin Hoffman, ma anche a portare in scena l’enigmatico mondo dell’autismo. Da Rain Man sono nati altri grandi film di successo, legati allo stesso filone, come A Beautiful Mind e Forrest Gump.
Rain Man e la scoperta dell’altro
Dustin Hoffman, infatti, interpreta magistralmente i panni di Raymond, un uomo affetto da autismo in cura in una clinica psichiatrica. Il suo destino si incrocia ben presto con quello di suo fratello Charlie, da cui è stato separato in gioventù. Charlie, infatti, viene a sapere della sua esistenza solo dopo la morte del padre, che ha lasciato tutto il suo patrimonio a Raymond. A quel punto il cinico Charlie decide di compiere un gesto estremo: rapisce suo fratello. L’intento è infatti quello di diventare suo tutore e recuperare, così, almeno metà del patrimonio. Il viaggio che intraprenderanno insieme però cambierà la vita di Charlie in modo inaspettato.
Charlie impara a conoscere Raymond e ad apprezzare le sue peculiarità. Tra queste ultime vi è una straordinaria capacità mnemonica, che lo porta a mettere a segno numerose vittorie ottenute giocando al casinò, ma anche una particolare sensibilità che emerge nei momenti più inaspettati. L’ingenuità di Raymond tocca il cuore di Charlie che ad un certo punto capisce di aver trovato qualcosa di più prezioso del patrimonio: un fratello. Infine, Charlie riporta Raymond in clinica, rinunciando non solo all’eredità ma anche all’assegno offertogli dallo psichiatra che ha in cura suo fratello.
Da Rain Man ad A beautiful mind, la malattia sullo schermo
Per molti versi Rain Man ha segnato l’inizio di una nuova epoca. Per la prima volta ci troviamo di fronte ad film che tratta temi delicati, come quello dell’autismo e della malattia, prendendo le distanze dalla solita retorica buonista e senza ricorrere ai toni melensi. Il film inaugura un filone cinematografico che nel corso degli anni ha portato sempre di più sul grande schermo storie di vite, reali e non, ordinarie vissute in condizioni “straordinarie”. Nel 1994 fu Forrest Gump ad accendere i riflettori sui problemi legati al ritardo mentale, giacché proprio come Raymond anche Forrest vive in un mondo tutto suo. Il messaggio più importante del film è legato alla possibilità di riuscire, nonostante le difficoltà, a vivere sempre pienamente la propria vita fino in fondo.
Un altro grande classico del genere, che ha avuto uno straordinario successo, è A Beautiful Mind. Il film è ispirato alla storia vera di John Forbes Nash, un genio della matematica, che porta avanti i suoi studi convivendo con la schizofrenia e alternando momenti di lucidità ad altri in cui ad avere la meglio sono le allucinazioni. La vita di Nash, Forrest e le difficoltà di Raymond ci spingono a mettere un po’ da parte i piccoli problemi quotidiani, che talvolta ci sembrano insormontabili, e a considerare il fatto che ci sono persone che convivono con deficit fisici o mentali tali da compromettere anche le azioni più semplici. In molti casi, oltre a ciò, si aggiunge la fatica di dover trovare un proprio spazio nella società, che spesso non comprende e non accetta ciò che non è in grado di capire.
Un duplice messaggio
Ormai non solo film, ma anche diverse serie tv sono riuscite a dare voce a coloro che vivono una condizione di disagio. Raymond, Forrest, John e molti altri sono riusciti attraverso lo schermo a lanciare due messaggi molto forti. Il primo di solidarietà e umanità, rivolto a tutti quelli che sono poco attenti ai bisogni dei più deboli, perché troppo impegnati a raggiungere questo o quell’altro obiettivo personale; il secondo messaggio è un invito a non arrendersi mai ed è rivolto a chi invece combatte tutti i giorni con la malattia. Per costoro vale l’imperativo categorico della madre di Forrest Gump, che rivolgendosi al figlio dice:
Non permettere mai a nessuno di dirti che è migliore di te, Forrest. Se Dio avesse deciso che fossimo tutti uguali avrebbe dato a tutti un apparecchio alle gambe.
Giuseppina Di Luna