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Big Mouth: un viaggio nell’adolescenza
Prima ancora che un servizio streaming, Netflix ormai è una casa di produzione a tutti gli effetti. Per la sua nuova serie animata, Big Mouth, stavolta si è affidata a Nick Kroll e Andrew Goldberg, che hanno deciso di lasciarsi guidare dal ricordo degli anni della loro giovinezza.
Protagonisti della serie sono Nick, Andrew, Jessi e altri ragazzini alle soglie dell’adolescenza. In dieci episodi ci vengono mostrate le loro difficoltà e i loro timori nel confrontarsi con cambiamenti fisici e psicologici nuovi e sconvolgenti.
Quella di Big Mouth è una vera e propria lezione di educazione sessuale in dieci atti, nei quali si passa dalla masturbazione al primo ciclo mestruale, dalla ricerca di accettazione da parte dei coetanei alla piena comprensione delle proprie tendenze sessuali. Tutto questo è raccontato senza nessun espediente favolistico o romanzesco: in Big Mouth non esiste alcun velo e ogni situazione è presentata al pubblico in maniera esplicita e irriverente.
I personaggi
Come altre serie di questo tipo, Big Mouth tende a focalizzarsi maggiormente sulla trama verticale dei singoli episodi, trattando in genere argomenti sempre differenti e lasciando alle ultime puntate il compito di trovare una conclusione per tutte le sotto-trame sviluppatesi nel frattempo. Le cose che più contano sono i personaggi e il rapporto che viene a crearsi tra loro.
Il cast dei protagonisti è davvero ben scritto, con ragazzi e ragazze più o meno consapevoli di quel che stanno vivendo, ma comunque alla ricerca di qualcuno che possa aiutarli a comprendere. Kroll, Goldberg e gli altri scrittori della serie mettono in scena personaggi dal carattere differente che si rifanno probabilmente a loro stessi o a persone che hanno conosciuto in passato: alcuni sono ancora vicini a un’innocenza tipica dei bambini, altri invece già stanno sviluppando una mentalità più vicina a quella adulta, ma tutti insieme vengono a creare un microcosmo decisamente realistico.
In assenza di adulti capaci di ascoltarli o di comprenderli davvero, i giovani sono accompagnati da due guide destinate a entrare nell’immaginario comune: i Mostri degli Ormoni. Personaggi sboccati e lussuriosi, i due mostri, uno per i maschi e l’altra per le femmine, sono il vero simbolo della serie, icona dell’adolescenza con tutti i suoi lati positivi e negativi, ottime spalle comiche, ma anche creature davvero legate ai ragazzi che proteggono. Il vero punto debole di questo sistema sono alcuni personaggi secondari e comparse, primo tra tutti il coach Steve. Il loro scopo non viene ben chiarito e, all’interno del sistema venutosi a creare, risultano fuori luogo, inutili e fastidiosi.
Scrittura e comicità
Una serie come questa richiede naturalmente un umorismo che non si ponga alcun limite, pronto a esplorare anche i campi dello humour nero o della volgarità più sfrenata. Effettivamente, Big Mouth usa tutti i colpi che ha a disposizione: linguaggio scurrile, comicità fisica e rottura della quarta parete. Nonostante tutto questo, la serie si dimostra anche molto matura: non cerca di far ridere a ogni costo lo spettatore, rischiando magari di scadere nel ridicolo o nel risultare noioso o forzato, ma sa invece prendersi i suoi tempi, cercando di gestire anche i racconti che ha tra le mani. Non tutti gli episodi hanno naturalmente lo stesso livello qualitativo e in particolare il primo non sviluppa particolare interesse nello spettatore, ma andando avanti se ne trovano alcuni veramente ben scritti, da guardare più e più volte.
Una scrittura in fin dei conti buona è accompagnata da un comparto grafico non particolarmente intrigante, con un design bruttino e che a tratti ricorda troppo quello di altre serie (l’Hormone Monster è evidentemente, nei movimenti e nelle pose, una versione di Roger di American Dad con i peli), ma può fortunatamente contare su delle straordinarie performance attoriali (Nick Kroll è maestoso) e su delle divertentissime scene musicali, come il rifacimento di “Everybody hurts” dei R.E.M. realizzata a tema ciclo mestruale.
Conclusioni: grandi potenzialità
Big Mouth è lontana dall’essere una serie perfetta: alcuni personaggi di troppo e una scrittura di qualità altalenante la penalizzano un po’ troppo. Tuttavia il potenziale mostrato da questa prima stagione è decisamente alto e gli elementi positivi presenti ripagano la visione. Il suo punto di forza è la capacità di parlare agli spettatori di ogni età discutendo di un argomento universale: la crescita. I coetanei dei protagonisti vi troveranno una realtà che ben presto dovranno affrontare, mentre quelli più grandi saranno riportati indietro nel tempo e guarderanno con divertimento quello che un tempo li spaventava e allo stesso tempo li faceva sorridere al pensiero di star diventando grandi.
Davide Proroga