La filiazione e “Il mondo nuovo” di Huxley: un confronto possibile?

Il romanzo distopico Il Mondo Nuovo” di A. Huxley fornisce il negativo di una società tecnocratica completamente stravolta nei suoi valori umani. Per questo, il romanzo, nel suo essere estremo e paradossale, sarà esempio e mezzo per esaminare alcune questioni controverse nell’ambito della filiazione. Queste si riferiscono al problema dell’accettazione e dell’instaurarsi della genitorialità nella trattazione teorica contemporanea.

Descrizione del romanzo

filiazioneIl mondo nuovo è un romanzo fantascientifico del 1932. Esso si caratterizza per l’attenta descrizione di un mondo del futuro in cui la vita, la società e gli individui sono sottoposti e governati da rigide pratiche scientifiche. L’autore descrive, per esempio, come le nascite siano garantite da processi chimici ed eugenetici che si svolgono in incubatori e provette. Sono abolite le gravidanze e i neonati nascono in serie di gemelli identici, cresciuti in grandi strutture. È abolita l’idea di genitorialità e non esistono emozioni o sentimenti, individualismo o storia familiare. Non ci sono padri né madri, non ci sono fratelli o nonni.

A questo proposito, è indicativa la descrizione che nel romanzo si fa della casa:

La casa, oltre che squallida psichicamente, lo era anche fisicamente. Psichicamente era una tana di conigli selvatici, un letamaio riscaldato per gli attriti della vita che si ammucchiava, esalante di emozioni. Quali soffocanti intimità, quali pericolose, insane, oscene relazioni fra i membri del gruppo familiare! Come una pazza la madre allattava i suoi bambini. Li allattava come una gatta i gattini; ma una gatta che parlava, che sa dire e ridere: “bambino mio, bambino mio!”.

Emergono, in modo forte, l’assurdità e la distopia degli scenari. Esse ci proiettano in una realtà inquietante e lontana dal comune modo di intendere la genitorialità ed il suo costruirsi. Infatti, è possibile osservare nella nostra società come permangano rituali simbolici e anticipatori per l’arrivo di un nuovo bambino.

La filiazione e le sue logiche

Non a caso, in termini generali, la filiazione si pone a metà fra un’organizzazione socio-culturale, una dimensione intrapsichica ed una corporea. Essa si carica di duplici significati che la legano all’atto procreativo in quanto tale, ma anche al rapporto genitori-figli.

È, senza dubbio, rilevante nella filiazione, come evidenziato da Guyotat, l’attenzione a tre dimensioni: istituita, narcisistica e da corpo a corpo. Esse si fondono e si confondono, intrecciandosi in un connubio che consente di cogliere la multidimensionalità della filiazione nelle sue parti. Queste ultime riguardano il vissuto psichico individuale e familiare, ma anche i processi intrapsichici ed intersoggettivi. Nel romanzo, ognuno di questi aspetti è stato sacrificato in nome della scienza e della meccanizzazione dei processi umani.

Soffermandoci sulle logiche della filiazione istituita, è possibile evidenziare come essa sia una costruzione sociale, in cui l’individuo è riconosciuto come membro di una discendenza. Tale riconoscimento avviene tramite la parola, cioè il discorso del gruppo di appartenenza e l’organizzazione delle istituzioni della sua comunità. Sulla base di quanto detto, è possibile affermare che la filiazione fornisce una rete di rapporti e una significazione simbolica del nuovo arrivato che diviene così pensato e pensabile. Nel romanzo, tale processo non è consentito, poiché i bambini sono di tutti e di nessuno.

Il problema della costruzione della genitorialità

Peralfiliazionetro, nell’ambito della filiazione, è fondamentale anche il contributo della psicologa Elisabeth Darchis, la quale spiega cosa avviene nella fase dell’instaurazione della genitorialità, che nel romanzo è attentamente evitata.

Fin dal momento del concepimento di un nuovo bambino, è richiesto ai futuri genitori una verbalizzazione e una costruzione fantasmatica dell’evento. È inoltre necessario aggiungere una riorganizzazione psichica, affinché il ruolo genitoriale possa definirsi con efficacia. Tale processo non è, però, sempre lineare, poiché talvolta è complicato dal passato e dalla storia individuale dei genitori. I lutti, i traumi consci e inconsci, di questi ultimi, possono rendere disfunzionale la filiazione.

Ogni famiglia non finisce in se stessa: dietro il padre e la madre, a loro volta i figli, c’è un lascito delle rispettive famiglie di origine.

Le fasi

Nello specifico, Darchis individua tre stadi che scandiscono la costruzione del legame genitori-figli.

Il primo stadio corrisponde all’incontro dei genitori con il neonato. In questa fase, è necessaria la conciliazione del bambino allucinatoriamente costruito dai genitori durante la gestazione ed il bambino reale, affinché il rapporto possa edificarsi positivamente.

Il secondo stadio riguarda, invece, il lento e graduale processo di adattamento genitoriale al nuovo ruolo e all’assunzione delle responsabilità a questo legate. La madre è chiamata ad una rinuncia e ad una sintesi fra l’idea di madre perfetta e il rapporto fusionale con il bambino, con l’intento di adattarsi ai suoi reali bisogni. A tal proposito, Darchis afferma:

dopo che l’incontro con il bambino reale ha avuto luogo, lui può diventare oggetto di proiezioni troppo intense. Il genitore, allora, può funzionare in modo maniacale e cercare di conservare in ogni modo l’unità fusionale con il bambino e l’immagine di sé come genitore perfetto e grandioso. Se il bambino non corrisponde a tale bisogno, le proiezioni idealizzanti possono progressivamente trasformarsi facendolo diventare il nemico che impedisce la realizzazione dei propri desideri.

Infine, il terzo e ultimo stadio si raggiunge quando la madre riesce a superare efficacemente lo stadio precedente e quando, per dirla con le parole di Recalcati, subentra un “supplento ultra-biologico, estraneo alla natura, un atto simbolico, una decisione, un’assunzione etica di responsabilità”. La madre, dunque, persegue il fine di creare un legame di attaccamento solido, coltivando l’armonia con il bambino e l’intento di soddisfare a pieno i suoi bisogni.

Un confronto possibile?

In conclusione, è interessante soffermarsi su alcuni fattori comuni: il romanzo di Huxley, slegato dalla sua denuncia sociale e politica, e apprezzato nel suo contenuto inerente all’umano perde, in alcuni punti, il suo carattere fantascientifico poiché si insinuano intensi momenti in cui la necessità di legami e il bisogno di affetto si affermano con tutta la loro forza.

Questo ci dà la possibilità di sottolineare come non si possano rinnegare le proprie origini, intese come il riconoscimento dell’alterità da cui proveniamo. Non possiamo non essere figli e non possiamo non avere una madre ed un padre. Tutti questi aspetti si inseriscono nello scenario teorico sopra descritto e riguardano le complesse logiche sulla filiazione.

Che relazione meravigliosamente intima e quale intensità di sentimento deve generare. Sovente penso che forse abbiamo perduto qualcosa a non aver avuto una madre. E forse anche voi aver perduto qualcosa a non essere madre.

Natalia Nieves Mordente

Bibliografia

M.C. Zurlo, La filiazione problematica, Liguori editore, 2013.

A .Huxley, Il mondo nuovo, Oscar Mondadori, 2014.

Fonti Media

L’immagine di copertina è tratta dal sito: www. lifeasahuman.com