Mario Minniti è il pittore caravaggesco per eccellenza. Amico, modello e collega di Michelangelo Merisi da Caravaggio, è documentato a Roma ma soprattutto in Sicilia dove, anche grazie a lui, vede luce la stagione delle luci e delle ombre.
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Caravaggio in Sicilia
Nell’estate del 1609 Michelangelo Merisi da Caravaggio, non avendo più aiuti e protezione, o forse per aspettare la tanto ricercata grazia, lasciò la Sicilia, salpando dalla città di Messina, dove aveva dipinto La Resurrezione di Lazzaro e l’Adorazione dei pastori, in vista di Napoli, dove risulta sfregiato presso la locanda del Cerriglio nell’autunno del 1609. La rivoluzione artistica nell’isola era già compiuta.
Confutando la tesi del soggiorno palermitano si può ipotizzare che in Sicilia, Caravaggio visitò soltanto Siracusa e Messina. A Siracusa, aveva una vecchia conoscenza, l’amico dei suoi primi anni romani, il pittore Mario Minniti. Qui, il senato della città (come scrisse il biografo Francesco Susinno nelle sue Vite), supplicato proprio da Minniti, affidò a Caravaggio la commissione di una pala d’altare con Santa Lucia, il Seppellimento di Santa Lucia, destinato all’altare maggiore della chiesa extra moenia di Santa Lucia al Sepolcro, luogo di sepoltura della santa e detta anche di Santa Lucia alla Marina, situata fuori dalla cittadella medievale di Ortigia e attigua ad un monastero di antica fondazione cistercense, entrambi retti dai Cappellani Reginiali. Adesso il quadro, dopo alcuni interventi restauro e dopo essere stato esposto al Museo di Palazzo Bellomo, si trova nella Chiesa di Santa Lucia alla Badia, in Piazza Duomo.
Caravaggio e la pittura siciliana
Lo stile dei quadri siciliani del Merisi è impresso di drammaticità, di fretta febbrile che è voglia di salvezza, tramutata in spazi completamente vuoti e neri al di sopra dei personaggi. La pittura del 1600 e del 1700, in Sicilia, risentì del passaggio, anche se rapido, di Caravaggio che diede origine alla stagione caravaggesca, così come continuò a fiorire un linguaggio classicheggiante, lontano dall’introspezione psicologica e drammatica del lombardo.
Ancorata ad un tardo manierismo quasi accademico, la pittura del Seicento in Sicilia iniziò con Caravaggio ed i tanti pittori che si lasciarono influenzare.
Mario Minniti
Mario Minniti, nacque a Siracusa nel 1577. Conobbe probabilmente Caravaggio durante l’apprendistato nella bottega del Cavalier d’Arpino e fu forse modello di alcuni quadri del lombardo, tra cui il famosissimo Concerto e ancora, il Fanciullo con canestra di frutta, la Buona ventura, i Bari ed il Bacco.
Amico dei primi anni romani, è documentato come il “Mario pittore” citato nel processo Baglione del 1603 che “stava una volta” con Caravaggio ma che risultava partito ormai da tre anni, e forse lo stesso con il quale divideva il lavoro di apprendistato nella bottega di Lorenzo Carli, il pittore siciliano di opere grossolane, specializzato in ritratti.
È Susinno che sancisce questa amicizia tra i due ed informarci che il pittore siciliano, raggiunse Roma, dove si formò e conobbe gli ambienti artistici. Se questa ipotesi fosse reale, avremmo conferma del solido sodalizio tra i due che non si esaurì con una semplice collaborazione accademica ma si concretizzava in continui rimandi ed influenze stilistiche e pittoriche. Minniti tempo dopo lasciò la capitale, risulta infatti, documentato a Siracusa nel 1605 e poi fino alla sua morte, avvenuta nel 1640, con un numero cospicuo di documenti, ma attivo anche a Messina. Proprio nella città mamertina la sua produzione artistica fu quanto mai vicina al Caravaggio, e si avanza l’ipotesi che il momento più caravaggesco del Minniti sia proprio quello messinese.
È palese come negli ultimi anni, affievolendosi il ricordo del Merisi sull’isola, anche il suo più fedele amico mutò lo stile assumendo toni sempre più calligrafici e spostando i suoi interessi verso una pittura maggiormente monumentale e semplificata, scevra del pathos drammatico. La sua produzione è notevole, lavorò sia per committenti pubblici che privati, con a fianco una rilevante bottega alla quale affidava parte dei suoi lavori.
Il Miracolo della vedova di Naim
Tra le sue maggiori opere si ricorda il Miracolo della vedova di Naim, attualmente al Museo Regionale di Messina ma proveniente dalla chiesa dei Cappuccini di Messina. La stessa chiesa ospitava l’Adorazione dei pastori di Caravaggio.
La scena si svolge a Neim, un piccolo villaggio vicino la città di Nazareth, dove si stanno celebrando le esequie di un ragazzino, figlio unico di una vedova. Gesù, impietosito, ordina al giovane di alzarsi, che tra lo stupore e la meraviglia della folla che assiste al miracolo, apre gli occhi ritornando a vita nuova. Traspaiono le emozioni della madre che appare nel dipinto, quasi incredula.
Valentina Certo