È il The Journal of Clinical Investigation a pubblicare lo studio di alcuni scienziati americani inerente alla trasformazione di cellule in “neuroni intelligenti” per agire contro l’obesità.
I disturbi del comportamento alimentare (DAC) sono molto diffusi nella popolazione mondiale, soprattutto fra gli adolescenti. Tra i DAC ritroviamo anoressia nervosa, bulimia, picacismo e disturbo da alimentazione incontrollata. Queste sono le conseguenze drammatiche e purtroppo all’ordine del giorno dalle quali è partito lo studio sui neuroni.
Dall’obesità alla ricerca
Tenendo conto delle numerose difficoltà che un paziente affronta durante il periodo di cura, cercando di controllare la fame e perdere peso, studiosi come Rudolph L. Leibel e Kana Meece hanno cercato di arrivare al nucleo del problema. Già nel 2008 avevano scoperto l’ormone in grado di controllare la sazietà, ovvero la leptina. All’opposto troviamo la grelina, che invece stimola il senso dell’appetito. Dopo aver testato alcuni pazienti, infatti, si era potuto verificare che durante il periodo di perdita di peso veniva stimolato l’ipotalamo, una zona del cervello ovvero che regola l’equilibrio tra fame e sazietà. Dall’ipotalamo viene infatti prodotta la leptina, la quale se utilizzata farmacologicamente potrebbe dare un enorme aiuto per trattare questo genere di malattie.
I neuroni intelligenti
Non potendo intervenire direttamente sull’ipotalamo, si è cercata una via alternativa e parallela. Dopo alcuni anni di studi, si è riuscito per la prima volta a trasformare delle cellule della pelle umana in neuroni predisposti alla regolazione dell’appetito. I “neuroni intelligenti” sono stati creati utilizzando delle cellule staminali embrionali (CES), capaci di specializzarsi in qualsiasi tipo di tessuto, e delle cellule staminali pluripotenti indotte (iPSCs) ottenute da pazienti con forme monogeniche di obesità. Attivando questa combinazione si è riscontrata la presenza di marcatori neuronali dell’ipotalamo come proopiomelanocortin (POMC), neuropeptide Y (NPY), agouti-related peptide (AGRP), somatostatin, e dopamina. Al 90% questi neuroni corrispondono perfettamente ai veri neuroni dell’ipotalamo e, cosa più importante, sono capaci di produrre e regolare la secrezione di neuropeptidi e l’aumento di p-AKT e p-STAT3 in risposta all’insulina e leptina, pertanto rappresentano realmente una risposta ad anni di ricerche.
Un lavoro iniziato in precedenza
In precedenza i ricercatori di Harvard avevano pubblicato sulla rivista Development uno studio effettuato in collaborazione con la Columbia University, durante il quale erano riusciti a riprodurre in maniera simile, ma non efficiente, dei neuroni “regola-appetito”. Certamente, come afferma anche Dieter Egli della New York Stem Cell Foundation, nessuno prima d’ora era riuscito ad effettuare una manipolazione simile delle cellule staminali embrionali.
Rudolph L. Leibel della Columbia University afferma che questi neuroni “saranno utili per studiare la neurofisiologia del controllo del peso così come le anomalie molecolari che portano all’obesità. Inoltre ci permetteranno di valutare il potenziale dei farmaci anti-obesità in un modo del tutto inedito”.
Nunzia Langella