Aruspicina e disciplina etrusca: l’arte di predire il futuro
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Il re sacerdote
Nelle società antiche, la religione, è stata sempre un perno fondamentale, riuscendo a rientrare anche all’interno dell’ambito politico. Si pensi alla figura del re sacerdote, durante l’età monarchica a Roma, il quale oltre ad avere un potere politico e militare, aveva anche una funzione sacerdotale che garantiva la facoltà di interrogare gli dei e prendere gli auspicia con l’ausilio del collegio degli auguri (solitamente gli auguri erano dei sacerdoti che traevano gli auspicia attraverso le osservazioni del volo degli uccelli). Grande rilevanza aveva inoltre il culto dell’aruspicina, di cui tratteremo più avanti.
La società romana e la religione
Come sappiamo, la società romana, avrà una sua conformazione e determinazione con il passare del tempo, acquisendo sempre più potere e dominio. Prima di ciò però, nella penisola italica, vi era una forte compresenza di popolazioni, le quali importavano una specifica cultura.
Particolare rilevanza e incisione avrà la cultura etrusca, stabilendo soprattutto un legame fra struttura civica e religiosità rifacendosi alla cosiddetta ‘’disciplina etrusca’’, che influenzò soprattutto l’idea di tempo (giorni fasti, in cui era lecito dedicarsi alle proprie attività, giorni nefasti, in cui bisognava dedicarsi agli dei) e spazio (ispirando la striscia di territorio consacrato che definisce il circuito della città, il pomerium, e i templa, spazio consacrato, in quanto auspicato e come tale reso idoneo alle funzioni civiche del manifestato consenso divino) nella stessa società romana.
La ‘’disciplina etrusca’’
Con il termine ‘’disciplina etrusca’’ i romani indicavano le conoscenze, i riti e i cerimoniali della religione etrusca, legati in modo particolare alla divinazione, cioè alla predizione del futuro. Gli etruschi, a differenza dei greci, non praticavano forme di comunicazione diretta con gli dèi, ma la predizione del futuro o l’interpretazione della volontà divina erano invece oggetto di tecniche specifiche: vi erano sacerdoti esperti nella osservazione del volo degli uccelli, gli auguri, come già detto sopra, altri che interpretavano il significato dei fulmini e altri ancora, come gli aruspici, capaci di leggere le viscere degli animali sacrificati, particolare attenzione l’aveva il fegato.
Aruspicina e fegato di Piacenza
L’aruspicina, ovvero la disciplina degli aruspici, è illustrata da uno straordinario reperto noto come il fegato di Piacenza. Si tratta di un modello in bronzo del fegato di un ovino lungo poco più di 12 centimetri le cui superfici, concava e convessa, sono suddivise in molte zone, ciascuna contraddistinta dal nome di una divinità.
Il fegato di Piacenza è in sostanza una sorta di mappa, o di prontuario. Non si possiede oggi un modo specifico di interpretarlo, alcuni hanno pensato che la predizione avvenisse attraverso una identificazione dei quattro punti cardinali e ci si poneva con le spalle rivolte a nord, avendo alla propria sinistra, la parte orientale (buono auspicio) e alla parte destra, la parte occidentale (cattivo auspicio).
Attraverso una accurata analisi del fegato e delle sue peculiarità – linee, macchie di colore, imperfezioni – e una volta individuate queste specifiche caratteristiche, esse venivano associate alle divinità corrispondenti alla parte dell’organo in cui si trovavano e si deduceva un possibile presagio, favorevole o sfavorevole. All’interno della società la religione assumeva un ruolo preponderante. Nelle società antiche vi era l’usanza di interpretare il volere degli dei attraverso le osservazione dei fenomeni naturali. Un procedimento analogo veniva usato per interpretare il volo degli uccelli e i fulmini.
Era importante individuare in quale settore del cielo si manifestasse il ‘’messaggio’’ divino e quindi la sua natura propizia o nefasta. Proprio gli etruschi elaborarono una minuziosa interpretazione per quanto concerne i fulmini. Probabilmente essi venivano divisi in 12 specie diverse, e diverso era poi il potere degli dèi di scagliarli. Si osservava soprattutto l’intensità del fulmine, il colore, l’oggetto colpito.
Gianluca Caso
FONTI: ‘’Sulle tracce di Erodoto’’ – F. Amerini, E. Zanette, R. Roveda – ‘’Storia romana’’ M. Pani, E. Todisco