Le origini del fumetto moderno risalgono all’ottocento, quando esso assume i tratti di un vero e proprio fenomeno editoriale.
La lingua italiana definisce fumetto quel tipo di narrazione che si sviluppa attraverso dei disegni in sequenza, accompagnati dalla trascrizione di pensieri e dialoghi dei personaggi entro spazi appositi, che sembrano scaturire, come nuvole di fumo, dalla bocca dei parlanti.
Il nome fumetto, quindi, mette in evidenza la presenza della parola affiancata all’immagine disegnata.
Nei paesi anglofoni, tuttavia, prevale l’uso dei termini comics, comic book o strip cartoons (“vignette a strisce”), che fanno esplicito riferimento al taglio umoristico delle prime importanti pubblicazioni di questo genere.
In Francia, l’espressione bande dessinée, spesso abbreviata in BD (o bédé), si traduce letteralmente in “striscia disegnata” e indica qualsiasi tipo di fumetto, ma è utilizzata sempre più spesso per riferirsi in maniera specifica a quello franco–belga. Allo stesso modo, la parola giapponese manga, che potrebbe tradursi con “immagini divertenti” o “immagini in movimento”, al di fuori del Giappone rimanda esclusivamente al fumetto nipponico.
Nato in stretto rapporto con la letteratura, nel corso della sua storia ha potuto svilupparsi e codificarsi grazie al contatto diretto con altre forme d’espressione artistica, maturando quei caratteri che l’hanno reso di diritto la nona arte.
Ma risalire alle origini del fumetto si è rivelato un lavoro tutt’altro che semplice, soprattutto in seguito al raggiungimento di un certo grado di diffusione del mezzo, poiché molte sono state le nazioni che più volte ne hanno rivendicato la paternità. A questo problema si è sommato il rischio di spingersi, anacronisticamente, alla preistoria dell’uomo e alle pitture rupestri, quando questo tipo di linguaggio non possedeva certamente la sua attuale complessità, raggiunta soltanto dopo secoli di tradizione artistica figurativa e letteraria.
Le origini del fumetto nell’Ottocento
Il fumetto moderno, infatti, prende coscienza di sé come linguaggio ben codificato e dotato di grande versatilità soltanto nell’Ottocento, quando comincia ad assumere i tratti di un vero e proprio fenomeno editoriale.
Oggi la critica è sostanzialmente concorde nel collocare la nascita del fumetto nel 1827, quando lo svizzero Rodolphe Töpffer, un insegnante di professione, cominciò a realizzare, con intenti pedagogici, sette racconti per immagini, in un primo momento non destinati alla divulgazione.
Fu nel 1833 che, su consiglio dello scrittore e amico J.Wolfgang Goethe, Töpffer si convinse a pubblicare Histoire de monsieur Jabot, seguita poi da altre storie realizzate con immagini in successione, accompagnate da didascalie, in cui la narrazione si svolgeva al presente, le vignette assumevano dimensioni molto variabili e il personaggio protagonista appariva ben caratterizzato.
Anche in altre parti d’Europa le narrazioni in sequenza fecero la loro comparsa, prevalentemente su periodici e riviste letterarie, dopo che il proto-fumetto di Töpffer divenne oggetto di enorme interesse, raggiungendo anche gli USA con la complicità dei flussi migratori.
In Francia, l’illustratore Cham, pseudonimo di Charles Amédée de Noé, ispirandosi al lavoro di Töpffer, pubblicò nel 1839 Histoire de Mr. Lajaunisse, progenitore del fumetto francese.
Nel 1865, Wilhelm Busch pubblicò in Germania Max und Moritz, gli scherzi di due ragazzacci divenuti in breve tempo molto popolari, raccontati in sequenze di disegni accompagnati da testi in versi a rima baciata, mentre nel 1867 furono pubblicate per la prima volta le avventure di Ally Sloper, nate dalla penna di Charles Henry Ross e dalle matite di Isabelle Emilie de Tessier, sua moglie, che sotto lo pseudonimo di Marie Duval fu una delle prime donne disegnatrici di fumetti.
Ma è nel 1895 che debuttò sulle pagine del supplemento a colori del quotidiano New York World di Joseph Pulitzer, un buffo bambino calvo, Mickey Dugan, protagonista della striscia satirica Hogan’s Alley, che indossava un lungo camicione, inizialmente bianco, su cui erano trascritti i dialoghi e che in seguito a un errore di stampa si tinse di giallo, legando per sempre il protagonista al soprannome di The Yellow Kid.
In una celebre tavola del 1896, Yellow Kid si espresse per la prima volta nella storia del fumetto attraverso un balloon, la tipica nuvoletta che racchiude parole e pensieri dei personaggi.
Il suo creatore, Richard Felton Outcault, è stato a lungo considerato il padre del moderno fumetto; complice l’influente parere di Coulton Waugh, che nel primo studio organico riguardante il genere (il celebre saggio The Comics del 1947), attribuì al personaggio di Outcault un primato americano ampiamente ridimensionato dalla critica successiva.
In realtà il successo di massa di The Yellow Kid fu in gran parte dovuto alla concorrenza di due grandi editori, Joseph Pulitzer e William Randolph Hearst, che sulle pagine dei loro giornali, si contesero anche il personaggio creato da Outcault, rivelando per la prima volta le grandi potenzialità comunicative e commerciali delle strisce a fumetti.
Luciana Tranchese