Silver Surfer – Parabola: storia di un incontro
“Silver Surfer – Parabola” è la storia di un grande incontro tra il fumetto europeo e quello americano, tra Stan Lee, fondatore della Marvel, e Moebius, alias Jean “Gir” Giraud, icona del fumetto francese (Arzak, L’incal). Qualche anno fa Panini Comics ha riproposto questa storia con un’edizione grande formato, corredata da un ampio making of del fumetto raccontato da Moebius e da una piccola galleria di eroi Marvel ridisegnati secondo lo stile di Gir.
Nell’Introduzione è possibile apprendere dell’incontro tra i due autori avvenuto nell’87 alla Comic Convention di San Diego che fece scaturire in loro l’idea di una collaborazione. Trattandosi di un’operazione editoriale dichiarata la scelta cadde, non a caso, su Silver Surfer, uno tra i supereroi più apprezzati dalle nostre parti.
Il risultato raggiunto si è rivelato impressionante, ponendosi ben oltre la qualità di opere realizzate con l’unica intenzione di attirare l’attenzione del pubblico europeo sulla Marvel. Dalla collaborazione dei due autori è infatti scaturita un’opera originale più che commerciale, dotata di una costruzione narrativa talmente intrigante da poter funzionare a prescindere dall’indubbio carisma di personaggi come Silver Surfer e Galactus.
La venuta di un nuovo Messia
Ciò che rende “Silver Surfer – Parabola”, vincitore nell’89 delle Eisner Awards, tanto interessante è la sua trama, originale nella sua banalità, e la possibilità di inquadrare il conflitto tra i due protagonisti da più prospettive. Stan Lee si dimostra uno sceneggiatore eccellente, degno della sua fama e del suo successo, scrivendo dialoghi memorabili quasi in ogni vignetta.
Galactus piomba sulla Terra e la sua sola presenza scuote l’ordine mondiale. Trovando in questa entità piovuta dal cielo un nuovo Messia, ma del piacere e della sfrenatezza, l’umanità non esita a cadere nel caos: il presupposto è forse minato da un pessimismo fin troppo gratuito, ma si tratta appunto di una parabola, la storia va colta nei suoi elementi metaforici da ricollegare alla realtà.
Il primo livello interpretativo è, non a caso, di carattere fortemente religioso. In poche pagine, ma soprattutto in pochi gesti, viene mostrato come il fanatismo sia un rischio sempre incombente e come la religione, da itineraris salutis, possa diventare una comoda giustificazione per azioni immorali.
In mezzo ad un’umanità smarrita si erge Silver Surfer, le cui frasi da Cristo ritrovato ne fanno l’unico e vero Messia della salvezza dell’uomo: la sua battaglia è infatti non solo contro Galactus, ma anche contro l’obnubilazione degli animi, la perdita del controllo di sé e della libertà del pensiero, una lotta che va combattuta per il solo fatto che è giusta, anche se rischia di fallire.
Tuttavia Stan Lee non dimentica di stare scrivendo un fumetto di supereroi: al di là della trama portante, i numerosi dialoghi tra Silver Surfer e Galactus regalano un confronto tra protagonista e antagonista degno di diventare un modello; la lotta del primo non è soltanto ideologica, ma anche improntata alla difesa dei deboli e al respingimento di una minaccia; d’altra parte Galactus si dimostra un’entità al di là del bene e del male che segue una volontà le cui ragioni l’occhio umano sembra non poter scorgere.
Dal fanatismo religioso dunque si approda nel finale di “Silver Surfer – Parabola” ad un piano in cui i due protagonisti si confrontano sulle proprie idee del mondo e della vita stessa. Questo scontro fra Silver Surfer e Galactus dà quindi vita ad un conflitto che pare quasi destinato a proseguire in eterno ponendosi al di là delle capacità e della comprensione umana (e superumana).
L’arte di Moebius
È doveroso ricordare che, se “Silver Surfer – Parabola” è un grande fumetto, il merito è anche del disegnatore. Moebius riesce infatti a calarsi magistralmente nell’atmosfera supereroistica senza perdere il suo stile che resta facilmente riconoscibile. Si tratta di un lavoro che gli è costato fatica, portandolo a ridisegnare numerose tavole più volte, ma il risultato è davvero notevole. L’impaginazione e le inquadrature accompagnano egregiamente lo sviluppo della narrazione mentre i colori e il tratto offrono un’interpretazione tanto originale quanto piacevole dei due personaggi principali. Anche la divisione in vignette è sempre efficace e i disegni a tutta pagina arrivano sempre al momento giusto, offrendo un vero e proprio spettacolo nello spettacolo. Ed è proprio con uno di essi che la storia si chiude, lasciando nel lettore un senso di contraddizione tra la necessità di affrontare alcune battaglie e la constatazione della loro inutilità.
Giovanni Di Rienzo