Down The River è il primo EP di Valerio Bruner, registrato in presa diretta nel luglio 2017 e pubblicato nel mese di ottobre 2017.
Il nome del gruppo[1], The Dirty Wheels, è tratto dal racconto Randy[2] contenuto nella raccolta “None But the Brave, un viaggio immaginario nell’America di Bruce Springsteen” scritta dallo stesso Bruner.
Tracklist:
- The Night Was Dark And The Moon Was Bright
- Gone By The Wind
- Hey Bartender
- Free Fallin’
- Down The River
Credits:
- Valerio Bruner: voce, chitarre acustiche e armonica
- Andrea Russo: chitarre elettriche
- Registrazioni e missaggio: Gerardo Attanasio, Bluebell Recording Studio di Castellammare di Stabia
- Master: Kristian Maimone, La Casetta Studio di Torre del greco
Su Down The River
«Chiunque tu sia stato e ovunque tu sia vissuto, non puoi liberartene: il passato sale in macchina con te e ci rimane»[3], è ciò che ci dice Springsteen nel capitolo dedicato a Darkness on the Edge of Town della propria autobiografia.
Ed è forse proprio da Darkness on the Edge of Town che Valerio Bruner trae la necessità di affondare le radici della propria musica nella vita, nella resistenza e nella costante voglia di cambiamento; ma è da Nebraska che coglie la crudezza e la sobrietà necessaria per poter raccontare storie di questo tipo.
L’influenza di Bruce Springsteen è evidente (e dichiarata) sin dalla copertina (curata da Ivano Bruner): il disegno stilizzato della riva di un fiume appare formato da diversi livelli. Più che sfumarsi e unirsi, i livelli sembrano sovrapporsi per creare un insieme organico: proprio come avviene nel cd dove, di fatto, i personaggi (e le canzoni) non perdono la propria individualità in favore di una composizione univoca; ma l’insieme è dato da una coralità composta da toni, ritmi e stati d’animo diversi.
È chiaro anche che le storie e i personaggi raccontati in Down The River fanno parte dell’esperienza vissuta dello stesso autore: l’arte imita sempre la vita e la vita si ispira sempre all’arte, anche (e soprattutto) quando riflette sulla brutalità del dolore.
«Mi ha sempre affascinato la componente più scarna e viscerale della musica, quella che ha animato album come Nebraska di Springsteen o le American Recordings di Johnny Cash: voce, chitarra e una storia da raccontare. Immediata, semplice, diretta. Questa stessa componente ho voluto catturare nel mio ep di esordio, “Down The River”, interamente registrato in presa diretta, in cui ho raccolto storie e personaggi incontrati nei miei viaggi. […] I protagonisti di queste canzoni sono anime perdute la cui vita è una storia di condanna e redenzione, fantasmi metropolitani che si muovono lungo le blue highways dell’animo umano alla ricerca di una seconda opportunità»[4].
Al di là delle evidenti influenze musicali (Springsteen, ma anche Dylan e Cash) e letterali la firma dell’autore è data non tanto dalla scelta tematica, ma dalla modalità con cui vengono presentate: così come accade nella raccolta di racconti None but the brave, Bruner sceglie di dare la parola agli stessi personaggi, i quali continuano a muoversi nell’abisso emotivo che si forma costantemente tra passato e presente, tra rimpianti, nostalgie e desideri.
Ed è, ancora una volta, come se facessimo compagnia ai protagonisti solo per un piccolo lasso di tempo prima di essere definitivamente abbandonati.
Se è pur vero, comunque, che i personaggi di cui Valerio canta e scrive sono degli emarginati, delle persone cha apparentemente hanno fallito, essi non sono ancora esausti.
Continuano a credere, persistono, perché non sono altro che i fantasmi di un amore perduto ed essi, si sa, vivono e si nutrono di questa continua tensione (d’altronde, è lo stesso Cash che ci dice che «Ever since time nothing’s ever been found that’s stronger than love»[5]).
L’ordine delle canzoni sottolineano le dissonanze e i diversi stati d’animo di cui Down the River fa da cornice: The night was dark and the moon was bright, la prima, sembra quasi preannunciare tutto ciò che avverrà dopo. Vengono date delle vere e proprie indicazioni scenografiche: avvolti dalle tenebre della notte ma guidati e attratti dalla luce di un sogno e da un amore da inseguire, la luna.
Gone by the wind, invece, si fa portavoce di una rassegnazione carica di rabbia per delle promesse che possono essere mantenute solo in un altro spazio e in un altro tempo.
Come già detto, è nell’ordine delle canzoni che si dovrebbe cogliere il filo rosso che le unisce: i personaggi e i ritmi sono diversi ma è, tuttavia, in questa diversità che le individualità riescono a creare un corpo unico tenuto insieme dallo stesso sentimento di mancanza e di patimento.
Si passa, poi, da una ritmicità incalzante con Hey Bartender all’invito (e ammonimento) di Free Fallin’ (che, in modo del tutto involontario e inconsapevole, potrebbe far ricordare il singolo di Tom Petty – oltre che per il titolo – per un certo senso nostalgico che la attraversa ma non per le sonorità).
Infine, con Down the river – la canzone che dà il titolo al cd e ne risulta essere la cornice fisica e metafisica – Valerio pone i suoi personaggi tutti sulla riva di un fiume: il simbolo del continuo cambiamento, della vita, ma anche della riflessione su se stessi, sui proprio obiettivi, sulle proprie vittorie e sconfitte.
Questo mini album è un lavoro completamente autoprodotto e autodistribuito e l’essenzialità (manca, ad esempio, la sezione ritmica) è il riflesso delle intenzioni dell’autore: non solo c’è la volontà di poter adattare le canzoni a contesti e emozioni diverse ma anche, e soprattutto, di colpire direttamente quella parte dell’anima più intima, profonda e estremamente semplice. D’altronde, per colpire un cuore, basta una freccia ben appuntita (o una chitarra).
https://www.youtube.com/watch?v=v9A97VXX3XQ
Cira Pinto
Dove acquistare: il disco è disponibile per l’ascolto su Spotify, iTunes, Amazon Mp3 e Google Play e, per acquistarlo nella copia fisica, scrivere a valeriobruner@gmail.com
Riferimenti:
– Pagina Facebook “Valerio Bruner and The Dirty Wheels”
– Canale YouTube “Valerio Bruner and The Dirty Wheels”
[1] Formato inizialmente da Bruner e Andrea Russo ma a cui, poi, si sono aggiunti Pier Luigi Santoro, Mario Scognamiglio e Mario Sosio.
[2] Valerio V. Bruner, None But the Brave, un viaggio immaginario nell’America di Bruce Springsteen, p. 47 e seguenti.
[3] Bruce Springsteen, Born to run – L’autobiografia, p. 282.
[4] Valerio Bruner, Sinossi.
[5] Johnny Cash, A Thing Called Love.