Hera (in latino Giunone) già dal nome si rivela come la controparte femminile di Zeus. Il suo nome ha la radice di hora, ‘stagione’ – laddove Zeus significa ‘cielo’. Il termine è connesso all’etimologia di ‘eroe’ e alla radice indoeuropea dell’inglese year e del tedesco Jahr: ‘anno’. Hera è la dea dell’anno e delle stagioni. È collegata a un re sacro, eroe, destinato a una fine tragica e alla divinizzazione.
L’ira di Giunone ha tre motivazioni: 1) la gelosia per le amanti di Giove, suo marito e fratello; 2) la vendetta sui mortali che non la onorano; 3) il conflitto con Giove.
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L’unione con Zeus
Hera giacque con Zeus per la prima volta all’insaputa dei genitori, Rea e Crono. Il mito racconta che la dea si bagnava nella fonte Castalia, che ogni volta ricostituiva la sua verginità, offrendosi al marito intatta ogni volta. La sua fedeltà è mal ripagata da Zeus, che è la principale causa delle collere della moglie.
La gelosia di Giunone
I più famosi miti incentrati sulla gelosia di Giunone sono quelli legati alla nascita di figli illegittimi, divini e umani, di Giove.
Giove si unì con Letò, che rimase incinta di Apollo e Diana. Giunone minacciò di distruzione tutte le terre che avessero osato accogliere Letò per farla partorire. L’unica isola che accettò di ospitare Letò fu Ortigia, l’isola errante ‘delle quaglie’, poi divenuta Delo ‘la gloriosa’.
Anche Dioniso e sua madre Semele subirono la collera di Hera. Semele, ingannata da lei, chiese a Zeus di mostrarsi nella sua vera essenza. L’essenza di Zeus è il fulmine, e Semele già incinta fu incenerita. Zeus salvò il feto e se lo cucì nella coscia, partorendolo. Nacque così Dioniso, il ‘frutto della promessa di Zeus’. Semele intanto, rinata, divenne una dea. Dioniso bambino fu perseguitato da Licurgo e da altri che Hera gli aizzava contro. L’unica ad accoglierlo fu Ino, che la dea fece impazzire.
Un altro episodio è quello di Io, che Giove mutò in vacca sottrarla a Giunone. Io tornò umana solo dopo infinite peregrinazioni che la condussero in Egitto. Qui Giove la toccò e ne ebbe un figlio, Epafo ‘nato dal tocco’.
Heracle: ‘gloria di Hera’
Il caso più eclatante è quello di Alcide, figlio di Alcmena e Zeus. Hera per prima cosa prolungò le doglie di Alcmena, per far sì che l’eroe nascesse dopo Euristeo, figlio di Stenelo, figlio di Perseo, figlio di Zeus. In tal modo la dea si avvantaggiò per la sua vendetta della promessa che l’eroe nato per primo quel giorno dal sangue di Zeus avrebbe regnato su tutti gli Argivi. Alcide nacque per secondo e dovette servire Euristeo.
Fu poi perseguitato già in culla dalle insidie di Hera, e quando crebbe il giovane fu ribattezzato Heracle, ‘gloria di Hera’, a causa della follia e delle infinite fatiche che la dea gli aveva inflitto.
Le offese dei mortali
Più rare, ma altrettanto violente, sono le collere dovute al risentimento della dea verso i mortali che la offendono.
Ricordiamo innanzitutto le figlie di Preto, che si vantarono di essere più belle della dea. Giunone allora le fece impazzire ed esse credettero di essere state tramutate in vacche, e cominciarono a comportarsi come tali.
Il caso più noto è quello del giudizio di Paride. Il giovane principe troiano fu chiamato da Zeus a decidere a quale fra le tre dee più belle, Hera, Atena e Afrodite, dovesse attribuirsi la mela d’oro che la Discordia aveva gettato in mezzo al banchetto delle nozze di Peleo e Tetide. Paride aveva scelto Afrodite, attraendosi il rancore di Hera e Atena. Hera si adoperò pertanto a distruggere Ilio, la città di Paride, e a condurre quest’ultimo alla morte.
Anche quando Ilio fu distrutta la collera della dea non si placò, ma si scatenò contro il superstite principe troiano Enea. L’ira verso Enea, che in nulla l’aveva offesa, nasceva anche da un altro motivo: egli avrebbe dovuto fondare la civiltà latina destinata a soggiogare Argo e Samo, sue predilette, e a distruggere Cartagine, la città a lei più cara.
Il rapporto coniugale
La collera di Giunone si inaspriva anche per la mancata concordia col marito. Questi non solo ostacolava spesso i suoi disegni di vendetta ma spesso la maltrattava, come quando la legò per i polsi all’asse del mondo e la sferzò con i fulmini per punirla delle sue continue trame ai danni di Heracle.
In un caso Hera entra in competizione col divino consorte. Invidiosa del fatto che Zeus era riuscito a partorire senza bisogno di lei, decise di concepire un figlio da sola. Nacque così Efesto, ma le venne così brutto che la stessa Giunone lo gettò nell’Oceano. Efesto più tardi riuscì a farsi accettare per le sue invenzioni prodigiose. Cercando di difendere la madre dall’ira di Zeus, fu però di nuovo scaraventato giù dall’Olimpo.
Arianna Colurcio