Probabilmente originari delle regioni meridionali della Scandinavia, i Longobardi, il popolo “dalle lunghe barbe”, nella lunghissima marcia – durata quasi cinque secoli – che li condusse dal Nord Europa fino all’Italia meridionale, hanno segnato il passaggio dall’età antica a quella medievale in Occidente e, inseritisi pienamente nello scacchiere politico italiano, hanno mutato le sorti dell’Italia, consegnandola, profondamente rinnovata, alla dominazione carolingia.
La mostra temporanea presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli – in esposizione fino al 25 marzo 2017 -, la prima ad ospitare reperti non pertinenti all’Antichità, ripercorre le tappe di un popolo che ‘ha cambiato la storia’ dell’Italia e dell’Europa.
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Dall’Elba alla Pannonia: la lunga marcia verso l’Italia
Già noti ai Romani sin dal 5 d. C., quando furono sconfitti dall’imperatore Tiberio sull’Elba, i Longobardi avevano cominciato lentamente una migrazione che li avrebbe portati a risalire il fiume fino a stanziarsi, nel V sec., in Pannonia (regione corrispondente a parte dell’odierna Ungheria, fino a poco prima provincia romana).
Tacito, nella sua Germania, li ricordava per la loro paucitas, la loro scarsità di numero: infatti fu solo nel V sec., all’indomani della caduta dell’Impero Romano d’Occidente, che i Longobardi rafforzarono le loro strutture politiche e sociali e si affacciarono al complesso panorama politico del Mediterraneo.
Paolo Diacono, scrittore friulano di origine longobarda, ripercorrerà la loro inarrestabile conquista nell’ Historia Langobardorum, tre secoli più tardi, all’indomani della disfatta longobarda contro i Franchi: con la morte di Teodorico e la fine della dominazione ostrogota in Italia, in seguito alla riconquista bizantina della penisola (le guerre greco-gotiche tra 535-553, sotto Giustiniano), i Longobardi dovettero lasciare la Pannonia agli Avari, spingendosi verso territori sempre più a sud.
I Longobardi in Italia: una difficile integrazione
Nel 568, al seguito del re Alboino, dopo aver varcato le Alpi, entrarono a Forum Iulii, l’odierna Cividale del Friuli, conquistando gradualmente l’Italia nord-orientale fino all’occupazione di Pavia, nel 572, nuova capitale longobarda di quella che sarebbe stata la Langobardia Maior (l’Italia settentrionale).
Agli inizi della dominazione longobarda, il territorio fu organizzato in maniera disorganica, frammentato in piccole realtà cittadine sotto il comando di duchi autonomi, comandanti militari, capi dei clan gentilizi longobardi scesi in Italia, le farae.
Complicati furono i rapporti con la componente romana del territorio e soprattutto con i vicini Franchi a nord e i Bizantini a sud, padroni del Corridoio bizantino che univa l’Esarcato di Ravenna con Roma e divideva, di fatto, la penisola in due: sebbene convertiti già al cristianesimo, ma che aderiva al culto ariano proprio dei Goti, i Longobardi si limitarono ad una semplice occupazione militare, spesso dura e violenta.
Verso un nuovo assetto politico: il Regno longobardo
Fu nel 584 che, avvertendo la necessità di un potere fortemente centralizzato, che tenesse testa ai regni confinanti e si servisse dei duchi per controllare capillarmente il territorio, elessero sovrani del Regno longobardo prima Autari, poi Agilulfo.
Entrambi riorganizzarono politicamente la dominazione longobarda in Italia e avviarono il Regno ad un graduale processo di integrazione con la componente romana, anche grazie al forte contributo della regina Teodolinda, che, soprattutto per mitigare i rapporti con il Papato, cominciò la sua campagna verso la conversione longobarda al cattolicesimo.
“Un popolo che ha cambiato la storia”: dall’Italia longobarda a Carlo Magno
Tra integrazione, dialogo ed osmosi con le componenti diverse del territorio italiano sotto la loro dominazione, i Longobardi seppero districarsi abilmente nei deboli equilibri politici della penisola: nel VII sec. riuscirono a spezzare la cortina bizantina che divideva l’Italia in due, collegando il Regno longobardi a nord con i due ducati autonomi di Spoleto e Benevento a sud.
Ma fu l’alleanza tra Papato e Franchi a rivelarsi fatale: nonostante la politica oculata di Liutprando che, con la donazione di Sutri al Papa (726) aveva sancito un’alleanza con lui e con i Franchi – ma al tempo stesso avrebbe dato avvio ad un evento fondamentale per la storia dell’Occidente, l’inizio del potere temporale della Chiesa – l’aggressiva politica di Astolfo portò a nuovi attriti con i Franchi.
Ma fu nel 774 che Carlo Magno, in accordo col Papa, discese in Italia e, con l’occupazione di Pavia, metteva fine al Regno longobardo di Desiderio, l’ultimo re, proclamandosi egli stesso rex Francorum et Langobardorum: era la fine di un regno che aveva profondamente mutato le sorti della storia dell’Italia e d’Europa, già prima dell’avvento dei Franchi in Italia.
Il caso dei Ducati di Spoleto e Benevento
I due ducati di Spoleto e Benevento seguirono una storia autonoma rispetto alla Langobardia settentrionale: nell’entroterra campano, infatti, erano già stanziati gruppi longobardi che erano stati impiegati dall’imperatore bizantino Giustiniano nella guerra greco-gotica contro gli Ostrogoti.
Il territorio fu poi organizzato nei due Ducati solo con la discesa dei Longobardi a partire dal 568. Con la fine del Regno longobardo nel 774, anche il Ducato di Spoleto capitolò poco dopo: il Ducato di Benevento, che comprendeva gran parte della Campania (eccetto Napoli), Molise, Basilicata e la Puglia settentrionale, dopo divisioni interne che portarono all’indipendenza di Capua e Salerno, si spense nel Regno normanno prima e nello Stato Pontificio dopo, nella seconda metà dell’XI sec.
Francesco Longobardi