Perfetti sconosciuti è un film drammatico del 2016, diretto da Paolo Genovese. Con 10 candidature per il David di Donatello, Perfetti sconosciuti ne vince due, nelle categorie di miglior film e migliore sceneggiatura.
La trama è all’apparenza piuttosto semplice: Eva (Kasia Smutniak) e Rocco (Marco Giallini) decidono di fare una cena a casa loro. Invitano quindi gli amici storici: Cosimo (Edoardo Leo) e Bianca (Alba Rohrwacher), Lele (Valerio Mastandrea) e Carlotta (Anna Foglietta), Peppe (Giuseppe Battiston). Eva e Rocco sono una coppia sposata da molti anni. Hanno una figlia adolescente, che nasconde le vicissitudini della sua vita alla madre, il genitore “cattivo”, mentre il padre sa tutto di lei, dandole anche consigli sul sesso. Eva e Rocco sembrano separati in casa, tuttavia provano ancora residui di affetto l’uno per l’altra. Lele e Carlotta, Bianca e Cosimo sono sposati anche loro. I primi hanno due figli, e una presenza in casa di troppo (la madre di Lele). Bianca e Cosimo sono novelli sposini, adorabili e innamoratissimi come due ragazzini. Peppe, invece, è un uomo divorziato, un professore di educazione fisica da poco licenziato e dalla vita misteriosa, dopo il divorzio dalla moglie. Nessuno sa infatti chi sia la sua compagna, nonostante Peppe ne abbia già parlato, non l’ha mai presentata al gruppo.
Il film inizia come una tipica commedia italiana: l’atmosfera è colloquiale, familiare, simpatica. Eva e Rocco sono dei perfetti padroni di casa. Preparano una cena deliziosa, e fanno accomodare i loro ospiti a tavola. Tutto procede tranquillamente. C’è perfino l’eclissi, e con un allegro selfie, la serata procede tranquillamente. All’analista Eva sorge, ad un certo punto, un’idea fantastica. Propone di porre i cellulari sulla tavola. Tutti dovranno rispondere ai messaggi e alle chiamate ricevute, nessuno escluso, nessuna scusa. Qualcuno è reticente, come Rocco, ma alla fine accettano tutti di buon grado. Il gioco inizia: le prime chiamate non destano sospetti, ma poi qualcosa cambia. Si scopre così che Rocco è in analisi da sei mesi, all’oscuro dalla moglie. E che sua figlia Sofia ha una pessima opinione della madre. Eva, poi, è intenzionata a rifarsi il seno. A poco a poco i segreti si fanno più torbidi. Carlotta è intenzionata a mettere la suocera in una casa di riposo. Ha inoltre una relazione online con un altro uomo, ed ha ucciso una persona durante un incidente, mentre era ubriaca. Lele si è assunto la responsabilità, diventando lui un “pirata della strada” in maniera tale da far evitare il carcere a Carlotta. Lo stesso Lele ha comunque un’amante, una donna che gli invia foto “particolari” ogni sera, alle 22. Bianca si sente con il suo ex, ma è un amico e non ci sono cattive intenzioni. Cosimo, invece, tradisce la moglie con una sua collega, ed aspetta anche un figlio da lei. Ha anche una relazione con Eva, moglie di Rocco. Anche Peppe ha i suoi scheletri nell’armadio. La sua compagna, Lucilla, è in realtà Lucio. Peppe è quindi omosessuale, ma l’ha nascosto ai suoi amici e a se stesso per anni. La sua omosessualità è stata anche il motivo del licenziamento.
Perfetti sconosciuti lascia però l’amaro in bocca non solo per quanto successo durante il film, ma anche per il finale. Rocco si era infatti opposto decisamente al gioco, e questo non era stato fatto. Inconsapevoli tutti di quanto ognuno di loro avesse una vita segreta, completamente all’oscuro degli amici e dei propri compagni, le coppie e Peppe tornano a casa, mentre Eva si sfila gli orecchini regalati da Cosimo.
Perfetti sconosciuti è un dramma incentrato sulle problematiche della vita comune. La domanda sorge spontanea: quanto possiamo fidarci di chi abbiamo al nostro fianco? Mariti e mogli adulteri, amici che uccidono uomini durante un incidente stradale, amici gay che non confessano nulla per paura di essere giudicati… La pellicola non risparmia nessuno. Probabilmente, solo Bianca e Rocco sono i più puliti. Quelli più immacolati, che ci credono ancora a certi legami. Nonostante fosse quasi l’unico a non dover nascondere nulla di così grave, tra l’altro, è il solo Rocco ad opporsi al gioco. Perfetti sconosciuti parte da una frase di Gabriel Marçia Marquez: “ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta”. E il film rivela proprio questo. Tutti i personaggi sono sconosciuti, non sanno nulla della persona che hanno accanto. Il film è cinico, malinconico, crudo. A tratti divertente, ma con una pesantezza e amarezza di fondo. È pirandelliano, “Perfetti sconosciuti”. Con questo gioco un po’ masochistico, vissuto come se fosse una prova di coraggio, “la scatola nera”, diventato l’espressione giusta per definire ormai il cellulare nella dimensione odierna, rivela questioni parecchio scomode.
Le maschere dei personaggi cadono, una ad una. I segreti che germogliano nella loro psiche e che hanno creato una foresta di disagi, emergono fuori. Bianca, Cosimo, Eva, Carlotta, Lele, Rocco e Peppe sono completamente nudi di fronte agli altri. Le maschere curate perfettamente dal perbenismo, dalla paura, dal conformismo, si sgretolano drammaticamente. In un crescendo di tensioni. Paolo Genovese ha affermato che: “con Perfetti sconosciuti si vuole raccontare come le persone che ci stanno vicine non le conosciamo fino in fondo e come, a volte, basterebbe sbirciare in un cellulare per riuscire a tirare fuori cose che non si vogliono o non si possono dire, aspetti inediti delle persone.” A proposito dei social network, di Whatsapp, di questa comunicazione immediata, se n’è parlato tanto. Perfetti sconosciuti ha riaperto, di nuovo, il vaso di Pandora i cui problemi emergenti sono soprattutto legati al progresso tecnologico. Ma il film non si incentra su questo, il cellulare è un espediente per far crollare le perfette ed immacolate apparenze dei personaggi. Un selfie allegro, quattro faccine simpatiche ed ecco che la combriccola è bella che unita. Peccato che basti creare un gruppo su Whatsapp, per escludere uno dei personaggi (Peppe). Tuttavia, l’esclusione sarebbe accaduta lo stesso, con o senza social. Perfetti sconosciuti racconta con grande capacità e sottile cinismo le relazioni interpersonali, fondendo commedia e dramma, in un’atmosfera tipicamente teatrale. La scelta che ci pone la pellicola è quella di restare intrappolati nella maschera, o scavare a mani nude e forse un giorno sanguinanti il proprio Io e quello degli altri.
Aurora Scarnera