Lunedì 5 febbraio 2018, lo U.S. Bank Stadium of Minnesota, Minneapolis, ha ospitato l’attesissimo Super Bowl, evento clou dell’anno negli Stati Uniti, che come da tradizione, ha tenuto incollati milioni e milioni di telespettatori americani e non. La 52° edizione della finale di N.F.L. (National Football League) vedeva opposte le due franchigie più quotate alla vigilia dai bookmaker, ossia da un lato l’esperienza e la qualità tecnica dei campioni in carica dei New England Patriots, guidati dal solito leggendario quarterback Tom Brady; dall’altro la cattiveria agonistica e la freschezza atletica dei Philadelphia Eagles. Insomma, la finale che tutti gli esperti ed appassionati di football si auguravano. Per la cronaca, match emozionante ed equilibrato, risoltosi soltanto nel finale di gara. A spuntarla e conquistare così l’ambito anello, per la prima volta nella loro storia, gli outsiders di turno, gli Eagles, autori di una prestazione maiuscola.
La lunga attesa che precede il calcio d’inizio del 52° Super Bowl è sempre vissuta con grande partecipazione da tutto il popolo americano, a partire dalle prime luci del mattino. Gli Stati Uniti interi si fermano, lavoro compreso; durante la diretta della finale N.F.L. le strade sono praticamente deserte, le famiglie si radunano. Il Super Bowl può tranquillamente definirsi per gli americani una festa, al pari del Giorno del Ringraziamento o dell’Indipendenza, superiore quanto ad attesa e partecipazione alla stessa Notte degli Oscar, nonostante quest’ultima sia un evento molto più internazionale. Negli ultimi anni anche l’Italia è stata colpita dalla inarrestabile febbre del Super Bowl, costringendo le emittenti televisive nazionali ad adeguarsi alle sempre più pressanti richieste degli appassionati. Infatti, aumentano i numeri di coloro che attendono con trepidazione l’evento sportivo dell’anno negli Stati Uniti, combattendo strenuamente il sonno dovuto all’ora tarda in cui viene questo viene trasmesso, rigorosamente in diretta.
Non solo football ovviamente, perché come qualsiasi evento sportivo di livello che si rispetti, anche il Super Bowl necessita di effetti speciali e fuochi pirotecnici, iniziando dal principio, ovvero dall’inno statunitense. Ad esibirsi, intonando le note di The Star- Spangled Banner, la celebre cantautrice Pink, alle prese con la sua prima apparizione artistica all’evento made in U.S.A. La scorsa edizione toccò a Lady Gaga esaltarsi in una performance musicale davvero toccante, in grado di commuovere tutti gli spettatori presenti. Pink ha ampiamente dimostrato di non essere da meno; la cantante ha voluto imprimere il suo marchio tipicamente rock durante l’esibizione, donando un tocco personale e vincente alla sua brevissima performance. La celebrazione dell’inno è considerata dal popolo statunitense alla stregua di un vero e proprio rito sacro, che introduce qualsiasi grande evento prettamente americano.
Halftime show: terza partecipazione al Super Bowl per Justin Timberlake
Se Pink ha avuto l’onore di aprire lo show, è toccato al redivivo Justin Timberlake, ormai alla sua terza partecipazione, deliziare il pubblico durante l’intervallo del match tra Patriots ed Eagles. L’Halftime del Super Bowl è ormai considerato un vero spettacolo nello spettacolo, un mini-concerto della durata di circa 30 minuti, carico di adrenalina, condito dalle immancabili coreografie, oltre che da balli e fuochi d’artificio vari.
Alla notizia che sanciva l’ufficialità di Justin Timbarlake come popstar che avrebbe condotto l’intermezzo musicale, non sono mancate inevitabili polemiche, tenendo conto delle sue precedenti apparizioni al Super Bowl, l’ultima delle quali pochi anni fa, quando formò un discusso duetto con Janet Jackson, sorella del compianto Michael Jackson. Il loro concerto, più che per la performance musicale in sé, rimane celebre per via del fuori programma accaduto all’epoca, poiché in piena esibizione canora, il vestito di Janet scivolò goffamente, scoprendole il seno destro; i maligni credettero addirittura nel classico incidente calcolato.
Dal canto suo, Timberlake si è ovviamente detto onorato e sorpreso, in quanto mai avrebbe creduto di raggiungere il record delle tre partecipazioni all’Halftime. Nessun altro cantante ha “intralciato” l’esibizione dell’artista statunitense, nonostante questi ha spesso e volentieri abituato i propri fan a duetti ed improvvisate di colleghi durante i suoi concerti in giro per il mondo. L’ex leader degli NSYNC è apparso in splendida forma, cantando e ballando come suo solito, accompagnato dal fidatissimo corpo di ballo. Justin ha anche voluto omaggiare il grande compianto artista locale Prince, scomparso abbastanza di recente, cimentandosi alle prese col pianoforte, con discreti risultati, commuovendo gli spalti che gremivano lo stadio. Grazie a questa fresca performance, Timberlake ha così promosso nel migliore dei modi il suo ultimo album, già balzato in vetta nelle classifiche musicali d’oltreoceano.
Come da copione, quindi, nella notte italiana tra domenica e lunedì, non sono affatto mancati motivi per seguire l’ennesima edizione del Super Bowl, che si sia appassionati di football, di musica o quant’altro, oppure semplicemente curiosi di assistere ad uno spettacolo nello spettacolo, unico nel suo genere.
Dallo sport alla politica: il ruolo vincente degli intermezzi musicali
Sport e musica si può considerare senza dubbio un binomio vincente. La N.F.L. però non è l’unica ad avvalersi di intermezzi musicali prima o nel mentre di esibizioni sportive, basti pensare al baseball americano, rimanendo in ambito U.S.A alla stessa Wrestlemania, più mondiale possiamo definire appunto la Coppa del Mondo di calcio, i Giochi Olimpici, o giusto per spostarci esclusivamente nel vecchio continente, la finale di Champions League. Da sempre lo sport ha coinvolto artisti locali ed internazionali per celebrare i grandi eventi, al fine di entusiasmare il pubblico presente e quello da casa. In fondo la musica resta anche un efficacissimo strumento propagandistico, in grado di richiamare e convincere a seguire i grandi spettacoli sportivi anche gli spettatori più distaccati e neutrali.
Stessa strategia vincente viene adoperata sempre più frequentemente nel mondo della politica. Leader politici o candidati tali, radunano per promuovere o celebrare i loro successi elettorali, cantanti ed artisti, col furbesco escamotage di “stregare” i cittadini e racimolare voti e consensi determinanti. Gli stessi vip di Hollywood non disdegnano esporsi a favore di questo o quel personaggio, contando anche sulla propria capacità di ammaliare pubblico e fan, pur di portare voti utili alla causa. D’altronde la musica, così come l’arte in generale, ha la capacità di esercitare sull’uomo un fascino ipnotico ed ammaliante.
Davide Gallo