William Blake è stato tra gli autori più importanti della letteratura inglese. Vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento, considerato un preromantico, è stato un poeta e un pittore pieno di inventiva e irriverenza. The Marriage of Heaven and Hell (Il Matrimonio del Cielo e dell’Inferno) è considerato dalla critica una delle sue più raffinate produzioni. Innovativo sia dal punto di visto tematico che dal punto di vista formale, rappresenta un punto di svolta rispetto alla produzione precedente. L’opera, che unisce abilmente la poesia alla prosa, rifugge da facili interpretazioni e da fisse categorizzazioni.
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Il viaggio nell’Inferno di William Blake
Ne Il Matrimonio del Cielo e dell’Inferno, il poeta inglese, ispirato dalla Divina Commedia di Dante e da Paradise Lost (Il Paradiso Perduto) di Milton, immagina il suo viaggio ideale nell’Inferno di cui propone una personalissima immagine. Scritto tra il 1790 e il 1793, risente degli ideali rivoluzionari legati alla rivoluzione americana e a quella francese. Il testo in cui sono commiste poesia e prosa intende ribaltare alcune delle credenze principali tramandate dal sapere religioso.
Contenuti de Il Matrimonio del Cielo e dell’Inferno
Il Matrimonio del Cielo e dell’Inferno comincia con la poesia The Argument (L’Argomento) in cui William Blake introduce il profeta Rintrah, un personaggio inventato del suo sistema mitologico. Rintrah, che impersona il profeta collerico, è costruito sulle figure dei profeti dell’Antico Testamento. Segue The Voice of the Devil (La Voce del Diavolo), in cui tramite la voce del diavolo il poeta inglese smantella una serie di credenze diffuse dalla Bibbia e dalle Sacre Scritture, come ad esempio la convinzione che nell’uomo l’anima sia distinta dal corpo o che l’Energia sia fautrice del Male.
Comincia così il viaggio di William Blake nell’inferno da lui immaginato. Questo non è un luogo di punizione, ma una fonte di energia dionisiaca che dà linfa vitale. Importantissima la parte dei Proverbs of Hell (Proverbi dell’Inferno) in cui sono raccolti alcuni dei proverbi che racchiudono l’essenza dell’Inferno. Sono massime che si pongono in netta contrapposizione con i proverbi della Bibbia ebraica. Il libro termine con la poesia in forma di prosa intitolata The Song of Liberty (La Canzone della Libertà) in cui Blake usa un immaginario apocalittico per incitare i suoi lettori al cambiamento.
Those who restrain desire, do so because there is weak enough to be restrained; and the restrainer, or reason, usurps its place and governs the unwilling. And being restrain’d, it by degrees becomes passive, till it is only the shadow of desire [1]
Riferimenti intertestuali
È difficile sintetizzare in poche righe i molteplici significati attribuibili a questa breve ma densa opera di Blake. Possiamo innanzitutto soffermarci sui rimandi intertestuali, su cui la critica si è ampiamente dibattuta. Il primo riferimento è sicuramente a Emanuel Swedenborg, un filosofo svedese che aveva pubblicato alcuni anni prima uno scritto teologico dal titolo ironicamente ripreso da Blake Heaven and Hell (Paradiso e Inferno), in cui lo studioso disquisiva sulle esperienze che si possono vivere dopo la morte nel paradiso o nell’inferno. Oltre alla Bibbia, la cui sapienza secolare il poeta inglese si impegna continuamente a ribaltare, le due maggiori ispirazioni provengono dalla Divina Commedia di Dante e dal Paradise Lost di Milton.
Milton e Dante
La principale differenza è il modo in cui l’Inferno viene rappresentato da Blake in confronto a Dante e Milton. Non è infatti un luogo di punizione in cui si viene scaraventati per peccati compiuti in vita, ma un luogo in cui si sprigiona un’Energia vitale. L’Energia – in lettera maiuscola nel testo – è contrapposta alla Ragione e corrisponde alla vita, laddove la Ragione «non è che il confine o il cerchio esterno dell’Energia»[2], dunque della vita.
Differente anche la figura di Satana. In Milton il diavolo assume le sembianze di un tiranno, costruito sulla figura storica del re Carlo I contro cui si scagliò la famosa rivoluzione che Milton sostenne. In The Marriage of Heaven and Hell Satana è l’energia del mondo che causa la rivoluzione, auspicabile per lo spirito rivoluzionario di Blake. Gli eventi storici della Rivoluzione Francese e Americana rappresentano infatti un’altra importante ispirazione per il testo di Blake.
Once I saw a Devil in a flame of fire, who arose before an Angel that sat on a cloud, and the Devil utter’d these words:
«The worship of God is: Honouring his gifts in other men, each according to his genius, and loving the greatest men best: those who envy or calumniate great men hate God; for there is no other God» [3]
I contrari secondo Blake
La logica dei contrari è uno dei fulcri tematici dell’opera. Lungo il suo viaggio nell’Inferno, il poeta presenta diverse coppie di contrari, tra cui Paradiso e Inferno, Bene e Male, Angelo e Diavolo, Ragione ed Energia. Ma sembra ribaltare i significati tradizionali associati a ognuno dei termini, celebrando l’Inferno, il Male, il Diavolo, l’Energia. Celebrando, cioè, ciò che la morale tradizionale ha da sempre condannato. Tuttavia, questa è stata l’interpretazione semplicistica che lungo i secoli i critici hanno affibbiato al complesso lavoro del poeta inglese, che intende invece esplorare il rapporto tra i contrari, interrogandosi su entrambi i termini della coppia oppositiva. Sui limiti che considerati singolarmente presentano.
Piuttosto, in The Marriage Blake ha voluto celebrare le opposizioni che ogni essere umano contiene rendendo possibile la sua vita. Egli afferma infatti che «senza Contrari non c’è progresso. Attrazione e Ripulsa, Ragione e Energia, Amore e Odio sono necessari all’Umana esistenza»[4].
Salvatore Cammisa
Fonti:
William Blake, Il Matrimonio del Cielo e dell’Inferno, SE, Milano, 2003
[1] William Blake, Il Matrimonio del Cielo e dell’Inferno, SE, Milano, 2003, pag. 14: «Reprimono il desiderio solo quelli che lo hanno tanto debole da poterlo reprimere; l’elemento repressivo o ragione ne usurpa allora il posto e fa da guida a chi non sa volere. Così frenato, il desiderio si fa gradualmente passivo fino a non più essere che ombra di sé”».
[2] Ivi, pag. 15
[3] Ivi, pag. 50: «Vidi una volta un Diavolo, in una fiamma di fuoco sorgere davanti a un Angelo che sedeva su una nuvola, e il Diavolo pronunciò queste parole: Il culto di Dio consiste nell’onorare i suoi doni negli altri uomini, in accordo con il genio di ciascun uomo, e nell’amore meglio gli uomini più sono grandi: quelli che invidiano o calunniano i grandi uomini odiano Dio; poiché non c’è altro Dio».
[4] Ivi, pag. 13.