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Arabia preislamica
La storia dell’espansione araba inizia nell’ VII secolo, prima la penisola era una terra di pastori organizzati in tribù nomadi separate tra loro, sul piano commerciale era animata da città come Yathrib, ma soprattutto La Mecca, sede della cosiddetta Ka’ba, una pietra nera di origine meteoritica meta di pellegrinaggi; i beduini erano infatti politeisti, con divinità legate per lo più all’agricoltura.
La predicazione di Maometto
Nato a La Mecca da una famiglia mercantile della tribù dei Quraishiti, intorno al 612 iniziò la sua opera di predicazione in seguito a delle visioni, ciò però minacciò il potere in mano ai clan, che traevano benefici dall’antica religione, e lo portò ad un isolamento politico che lo convinse a fuggire nel 622 a Yathrib (che sarà ribattezzata Medina, ovvero “città del profeta”). Questo è considerato un momento fondativo, tanto da essere l’inizio del calendario islamico e va sotto il nome di Egira (cioè fuga del Profeta).
Durante il periodo a Medina Maometto non si limitò alla predicazione, ma strutturò un’organizzazione politico-militare a base religiosa, il cui elemento fondamentale era la umma, la comunità, basata sulla comune osservanza dei precetti religiosi e non sull’etnia. Maometto divenne in breve tempo una figura unificatrice delle tribù beduine, grazie anche al suo monoteismo salvifico.
Forte della nuova forza politica poté ritornare a La Mecca nel 630, dove assunse il potere coinvolgendo anche i gruppi quraishiti più potenti nella gestione politica. Maometto morì nel 632, lasciando una penisola arabica coesa nella fede ed abbastanza forte da pensare ad un progetto di espansione araba.
La fede islamica
Secondo un’antica tradizione gli arabi sono i discendenti di Ismaele, primo figlio di Abramo avuto dalla schiava Agar. Come racconta la Genesi Abramo cacciò nel deserto il primogenito e la madre, benedicendo al suo posto Isacco, figlio suo e della moglie Sara. Anche se erano già in uso pellegrinaggi sulla tomba di Abramo, il primo a rivendicare in senso positivo la sua discendenza fu Maometto, che lo considerava un uomo giunto alla fede del Dio unico.
Difatti l’Islam si pone in continuità con l’ebraismo e di riflesso con il cristianesimo: la religione musulmana riprese tradizioni ed usanze ebraiche, come le osservanze alimentari, la circoncisione e la concezione aniconica (il divieto di rappresentare il divino). Gerusalemme fu elevata a rango di città santa ed il Corano parla di Gesù ed onora Maria come la Vergine.
Il libro sacro è il Corano, strutturato in capitoli detti sure. La prima redazione scritta organica ci fu sotto il Califfo Uthman nell’ VIII secolo, ma prima di ciò era stato trasmesso sui materiali più vari, in contemporanea con l’affermazione dell’arabo come lingua ufficiale. Il Corano è tutt’oggi considerato intraducibile dalla fede islamica.
Crescita ed espansione araba
Dopo il periodo detto “dei primi califfi”, ci furono delle divisioni interne per decidere il successore di Maometto, in particolare si crearono tre posizioni contrapposte:
- i sunniti, ritenevano che il califfo dovesse essere eletto dagli anziani all’interno della tribù di Maometto
- gli sciiti, ritenevano che il califfo dovesse essere scelto all’interno della famiglia del profeta
- i khargiti, ritenevano che il califfo dovesse essere scelto per merito, non per appartenenza ad una tribù o famiglia
Queste correnti sono tutt’oggi esistenti.
Un’altra divisione interna, che può generare confusione, è quella tra arabi ed islamici. Abbiamo visto come il legame tra etnia e religione fu uno dei punti di forza del’espansione araba, ma se gli Arabi erano islamici, non tutti gli islamici erano Arabi. Semplicemente: l’islam è una religione, quindi abbracciata da più etnie, tra cui quella araba. Questo significava, all’interno dell’impero, l’esistenza di un gruppo ristretto di Arabi islamici che detenevano il potere.
In pochi anni gli Arabi erano riusciti a sconfiggere l’impero persiano e a danneggiare l’impero bizantino. Con il prevalere dei sunniti e l’ascesa al potere della dinastia degli Omayyadi nel 661, l’espansione araba arrivò sino alla valle dell’Indo ad est e inglobò tutta l’Africa romana e la Spagna nel 717-718, occupando così tutto il Mediterraneo meridionale.
La conquista fu sorprendentemente rapida ma non necessariamente violenta. All’interno del dominio islamico infatti, almeno in questo periodo, coesistevano pacificamente etnie e religioni diverse: gli arabi erano molto tolleranti verso la “gente del Libro” (ebrei e cristiani, in riferimento alla Bibbia) e permettevano il libero culto in cambio di una tassa; così ad esempio avvenne la conquista, quasi senza colpo ferire, della Siria e dell’Egitto, la cui popolazione oppose minima resistenza. I cristiani iberici dopo la conquista araba vennero chiamati “mozarabi”, ovvero arabizzati.
Gli Abbasidi
Dopo il 750 il potere si spostò nelle mani della dinastia abbaside e vi rimase fino al XIII secolo. Non fu solamente un cambio negli alti ranghi ma si tradusse in un cambio di equilibri, anzitutto lo spostamento della capitale da Damasco a Baghdad e la perdita delle caratteristiche arabe per una maggiore connotazione islamica, quindi la perdita della componente etnica per un più forte inquadramento religioso.
Si articolò maggiormente la divisione politica con una più ampia libertà d’azione agli emiri, che a lungo andare portò ad un’autonomia di questi ultimi.
Nel IX secolo l’espansione araba inglobò la Sicilia, la quale dal 917 fu sotto il controllo della dinastia Fatimide, che mantenne il potere sino all’arrivo dei Normanni.
L’unità dell’impero che si era avuta con gli Omayyadi si era oramai disgregata lasciando sui territori dei governi di fatto autonomi. Il potere abbaside verrà poi indebolito dai mercenari turchi islamizzati, che eserciteranno una tutela sul califfato. Nonostante la mancanza di unità politica, attraverso le leggi comuni e l’unità linguistica e religiosa il mondo arabo fu capace di mantenere la propria e riconoscibile identità culturale.
Miriam Campopiano
Bibliografia
Gian Luca Potestà, Giovanni Vian, Storia del cristianesimo, Il Mulino, Bologna, 2014
Luigi Provero, Massimo Vallerani, Storia medievale, Le Monnier, Firenze, 2016