Pochi generi artistici suscitano tanto scalpore e raccapriccio quanto l’ero-guro, nato in Giappone negli anni ’20 del Novecento. La commistione di violenza ed erotismo, di grottesco e critica sociale, lo rende sicuramente indigesto a lettori facilmente impressionabili. Suehiro Maruo è uno dei grandi maestri del fumetto ero-guro e “Il vampiro che ride” è uno dei suoi capolavori. L’opera, pubblicata tra il 1998 e il 2000, è distribuita in Italia da Coconino.
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Il vampiro che ride: la trama
“Il vampiro che ride”, formato da due volumi, ruota intorno alle vicende di Konosuke, un ragazzo trasformato in vampiro dopo l’incontro con una creatura demoniaca centenaria. Il suo destino influenzerà la vita delle persone che lo circondano, tra cui Luna, una sua compagna di scuola.
La danza dei corpi e del sangue
Il vampiro è sicuramente il mostro che meglio si adatta allo stile di Suehiro Maruo e, più in generale, alle tematiche del genere ero-guro. Non soltanto la sete di sangue, ma anche l’eleganza, la classe e la sensualità del vampiro tradizionale vengono sublimate nell’opera di Maruo. L’autore riesce a donare un’enorme carica erotica anche alle immagini più violente, unendo morte, sesso e amore in un inarrestabile vortice, con la stessa intensità che solo Bram Stoker e i più grandi scrittori e registi di storie di vampiri riescono a trasmettere.
Non è un caso, d’altronde, che i protagonisti della storia siano giovani e giovanissimi: in un paese come il Giappone, in cui da sempre la purezza è sinonimo di bellezza e santità, niente può restituire il fascino della figura di Dracula quanto ragazzi e ragazze non ancora maturati nel corpo e nella mente. Luna, ad esempio, viene descritta come una giovane spaventata dai cambiamenti dovuti alla crescita, che non sa come reagire, per esempio, al pensiero delle sue forme che vanno delineandosi sempre più rapidamente.
L’orrore de “Il vampiro che ride”
L’eleganza dell’opera di Maruo e la capacità dell’autore di disegnare scene che sembrano uscite da un film non deve però trarre in inganno il lettore: “Il vampiro che ride“ rimane, nonostante tutto, una storia dell’orrore in cui la violenza regna incontrastata. Stupri, decapitazioni, torture e, ovviamente, il sangue sono componenti essenziali del manga e Maruo non lesina su scene disturbanti e sconvolgenti.
Spaventose sono anche le numerose sequenze oniriche che Maruo inserisce all’interno della sua opera. Vuoi per le loro paure, vuoi per i loro rimorsi, i personaggi del manga fanno spesso sogni terrificanti, in cui stormi di corvi vengono a strappar loro gli occhi o creature demoniache li afferrano e li fanno affogare nelle nere acque infernali. Momenti rapidi, spesso senza alcuna didascalia, che rendono l’orrore più potente persino di Morfeo.
Predatori notturni e diurni
Un vampiro a caccia, dunque, che, nel cuore della notte, uccide ignari passanti per berne il sangue. Eppure, in tutto “Il vampiro che ride”, non traspare mai alcun disprezzo dell’autore nei suoi confronti o verso gli altri vampiri che compariranno nel corso del secondo volume. Persino la “donna cammello”, il demone che dà inizio a questa spirale di sangue, non può non suscitare pietà nel momento in cui veniamo a conoscenza del suo tragico passato.
Tuttavia Maruo non mostra la stessa pietà nei confronti di tutti. L’horror si fa da sempre carico di importanti messaggi politici e sociali, mettendo a nudo con le sue storie e con le sue creature tutti i peggiori difetti del genere umano. Si pensi, ad esempio, agli zombie di Romero, creature feroci e prive di intelletto che però spaventano molto meno degli uomini a cui danno la caccia, pronti a scannarsi da soli perché intimoriti da diversità economiche, culturali o politiche che non permettono loro di fare squadra contro la minaccia comune.
Maruo si dedica, specialmente nel primo volume, a una critica spietata della società giapponese e dei “mostri” che la abitano ogni giorno. Troviamo adolescenti eccitati dalla violenza e dalla distruzione, studentesse avide che arrivano a prostituirsi per quattro soldi, genitori disinteressati e incapaci di comprendere i propri figli e infine i “predatori diurni”, pronti a soddisfare la propria sete di piacere abusando della purezza dei pochi innocenti rimasti.
Due amanti al chiaro di luna
Posti a confronto con questi altri “mostri”, Konosuke e Luna appaiono molto meno pericolosi. Creature di un altro mondo più vicine agli animali che all’uomo, i due versano il sangue dei vivi per continuare a esistere, non per puro divertimento. Conducono insieme una vita maledetta, sostenendosi e proteggendosi a vicenda.
E così, giunti quasi alla fine del primo volume, li troviamo sul tetto di un palazzo, in una notte illuminata dalla luna piena e da alcuni fuochi d’artificio, intenti a scambiarsi un bacio con le labbra bagnate di sangue. Le uniche creature capaci di amare in un mondo vuoto e morente.
Davide Proroga