Presa al balzo la palla servita dall’uscita della remastered del primo Dark Souls il prossimo 24 Maggio è sorta spontanea una domanda:
Perché affrontare un gioco che ti condannerà all’inferno per averci giocato?
Pronti? Allacciate le cinture, selezionate le fiaschette Estus come primo consumabile, le Umanità come secondo e preparate la vostra lode al Sole, vi servirà.
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Dark Souls non è un videogioco, è un’esperienza
C’è un gran parlare dalla seconda metà della scorsa generazione videoludica sui videogiochi come esperienza, come viaggio, come vissuto oltre che come mero passatempo.
Ecco in questo Dark Souls, targato From Software, non la fa sicuramente da apripista, ma è uno degli esempi più alti.
All’inizio del gioco vieni letteralmente catapultato in un mondo di cui non sai assolutamente nulla e che non ti spiega nulla. Sai solo di essere un Non Morto, una persona che prima era ed adesso è ogni giorno qualcosa in meno, un ricordo in meno, una capacità in meno, un profondo abisso che ti separa dalla vacuità ed è colmato solo dalla tua determinazione.
In questo c’è la prima grande metafora: la tua determinazione è ciò che non ti rende vacuo ed il solo modo che hai per diventare vacuo è smettere di giocare, arrenderti. Finché sarai determinato e pronto potrai morire tante, tantissime volte, ma non avrai mai perso.
Finchè non smetti di lottare non hai perso
Le persone che incontri sono importanti
Gli NPC sono forse la cosa più memorabile di Dark Souls:
Chi non ricorda il primo incontro con Solaire? La consegna dell’Estus di Oscar? Siegmeyer in attesa di non si sa bene chi alla fortezza di Sen?
Sono personaggi che ti accompagneranno per tutto il tuo percorso, con cui condividerai esperienze, ma soprattutto battaglie, che te li faranno sentire come amici che conosci da una vita, come commilitoni, eppure sarai costretto a fare scelte dure, a volte contro la tua volontà, spesso per colpa delle tue azioni.
Tutto quello che fai o scegli ha delle ripercussioni enormi sulla vita degli altri e qui, esattamente come nella vita, non puoi ricaricare l ultimo salvataggio, una volta che è andata devi saper lasciare andare ed andare avanti.
Le scelte che fai non cambiano il mondo
Ecco, questo potrebbe sembrare in antitesi con quanto detto prima, ma in realtà è proprio questo il senso, questa la punta maggiore raggiunta dall’opera di Miyazaki: le tue scelte influenzano profondamente chi ti circonda ed il tuo microcosmo, ma non hanno nessun effetto sul mondo in quanto tale.
Decidi di vincolare la prima fiamma? Bene, la tua anima servirà da combustibile finché non sarà totalmente esautorata e poi il ciclo ricomincerà da capo.
Vuoi iniziare l’era degli uomini e terminare quella degli Dei? Ottimo, accorci solo un po’ i tempi.
La vita è fatta di cicli e non c’è davvero modo per uscirne
Un’esperienza che davvero tutto dovrebbero provare
Tutti siamo in grado di empatizzare con Dark Souls proprio per tutti questi motivi:
- Chi non si è trovato davanti ad un ostacolo che non si sentiva in grado di superare? Un esame, una malattia, una prova, delle avversità. Possiamo quindi tutti familiarizzare con Solaire che cerca il suo Sole, con Siegmeyer o con la sua giovane figlia
- Chi non ha dovuto fare una scelta senza avere alcuna possibilità di successo a prescindere dai risultati?
- Chi non si è trovato a fare più volte le stesse cose nelle stesse situazioni, solo con tempi e condizioni di contorno differenti?
Ecco, proprio per tutto questo, Dark Souls andrebbe provato a fondo almeno una volta nella vita.
Christian Basile