Posidippo di Pella, epigrammista di III sec. a.C., rappresenta uno dei nomi più celebri tra quelli presenti all’interno dell’Antologia Palatina: massimo esponente del genere epigrammatico di età alessandrina, egli è stato “riscoperto” in forme nuove attraverso il rinvenimento e la lettura di un papiro inedito.
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Tra Atene, Cos e Alessandria
Posidippo nacque attorno al 310 a.C. e visse a pieno tutto il secolo terzo avanti Cristo. L’inizio della sua carriera poetica può essere collocato ad Atene, dove egli ebbe contatti con la scuola stoica, e poi a Cos, dove fu introdotto nella cerchia dei poeti alessandrini, tra i quali si può annoverare anche Teocrito.
Come Teocrito, dopo il soggiorno a Cos Posidippo si trasferì ad Alessandria d’Egitto, nuova capitale culturale dell’intero mondo ellenistico, e in poco tempo entrò nell’entourage tolemaico.
Ad Alessandria, Posidippo prese parte alle aspre contese letterarie che andavano in voga nel III sec. a.C., e che coinvolgevano, tra gli altri, anche Asclepiade e Callimaco. In un epigramma dell’Antologia Palatina, infatti, Posidippo proclama come suoi modelli Antimaco di Colofone – acerrimo “nemico” di Callimaco – e Mimnermo, il quale avrebbe scritto un’opera, la Nannò, anch’essa bersaglio della polemica callimachea.
Non solo, ma la partecipazione alla vita di corte prevedeva che il poeta si impegnasse anche nella celebrazione dei nuovi sovrani. E’ per questo che Posidippo dedica alcuni (dei soli ventitré) epigrammi conservati nell’Antologia Palatina alla pomposa esaltazione dei Tolomei: questo nuovo genere letterario prevedeva determinati topoi da rispettare, che Posidippo include certamente nella sua poetica, con un’ineccepibilità tuttavia fredda.
Gli epigrammi simposiali
Ben più vivace è il Posidippo “genuinamente” epigrammista, che impiega quindi i suoi versi per raccontare l’amore e il simposio. Un esempio di componimento simposiale è l’epigramma A.P. V 183:
«Saremo quattro alla festa, ognuno con la sua ragazza. Se siamo in otto, una giara di Chio non basterà. Va’, ragazzo, da Aristio e digli che la prima che ha mandato era mezza vuota: ne mancavano due boccali di certo, e anche di più, penso. Via, sbrigati, perché ci ritroviamo tutti alle cinque»
L’epigramma presenta tutti i temi tipici della poesia simposiale: l’amore consumato, il vino, l’invito a cena.
Gli epigrammi erotici
Anche il Posidippo “erotico” non manca di seguire le regole dell’epigramma: non a caso, i suoi componimenti sono molto simili a quelli di Asclepiade o di altri poeti contemporanei. Un topos dell’epigramma erotico è il paraklausithyron, cioè una lamentazione del poeta di fronte alla porta chiusa dell’amata che non vuole farlo entrare. Un esempio è A.P. V 213:
«Se Pythias ha un altro, me ne vado. Ma se dorme da sola, per Zeus, fammi entrare un attimo! Dalle come segnale che io, ubriaco e per mezzo di ladri, sono arrivato accompagnato da Amore audace come guida»
Sia Posidippo che Asclepiade affrontano il tema amoroso con grande leggerezza, presentando le situazioni galanti come “appuntamenti” facenti parte di un codice di corteggiamento ormai ben fissato. Molto, quindi, risponde alla poetica, più che alla realtà.
Il “nuovo” Posidippo
Fin qui, il ritratto di Posidippo è quello di un classico poeta di corte di età alessandrina. Tuttavia, il rinvenimento di un papiro, il Papiro Milanese Vogliano 1295, avvenuto nel 2001, ha comportato una totale riconsiderazione della figura poetica di Posidippo.
Gli epigrammi contenuti nel papiro (ben cento contro i ventitré dell’Antologia Palatina!) rappresentano un’edizione monografica molto antica del poeta, e sono suddivisi per tematiche (come nell’Antologia Palatina): epitaffi, epigrammi dedicati a oggetti preziosi, ex voto. Di quest’ultima tipologia, possiamo citare un epigramma dedicato a un uomo che, recatosi in un tempio di Asclepio, dio della medicina, era stato miracolosamente guarito dalla sordità:
«Arkas di Creta, incapace di intendere il fragore della costa e del vento, dopo aver fatto voto ad Asclepio, subito poté tornarsene a casa capace di sentire anche le parole al di là del muro»
Tra i componimenti inediti, si possono annoverare addirittura insegne pubblicitarie. Si è così concluso che Posidippo non era “ingaggiato” solo come poeta di corte, ma fu al servizio anche di “paganti” comuni. Ad esempio, un indovino di Telmesso gli commissionò un epigramma che fungesse da insegna da esporre fuori alla sua bottega, per richiamare clienti:
«Da questa altura che domina ogni luogo Demone di Telmesso, di nascita illustre, dà prova della sua arte di augure: orsù, accorrete a interrogare i responsi e i vaticini di Zeus!»
I papiri: riscoperta di autori antichi
Questo fortunoso episodio dimostra quanto sia importante lo sforzo dedicato allo studio della papirologia, ormai unico mezzo di scoperta – e riscoperta – degli autori antichi. La lettura del papiro milanese, infatti, non ha solo allargato notevolmente l’orizzonte di conoscenza dell’epigramma, ma ha permesso una piena rivalutazione di Posidippo, che appare oggi poeta decisamente originale e eclettico nella scelta degli argomenti trattati.
Finalmente, così, l’epigramma non è più visto come semplice poesia libresca, prodotta da autori chiusi nelle corti, impegnati solo a “polemizzare” tra loro, ma è stato riletto come genere aperto anche alla vita quotidiana, soprattutto quella della caotica Alessandria di terzo sec. a.C.
Alessia Amante