La guerra civile inglese è stato un episodio fondamentale della storia britannica perché riuscì a spodestare, per la prima e l’unica volta, la monarchia inglese e a rendere l’Inghilterra, insieme con la Scozia e l’Irlanda, una repubblica (il famoso Commonwealth).
Il processo rivoluzionario consta di più fasi, ma, senza ombra di dubbio, quella precipua, di cui ci occuperemo, va dal 1642 al 1649.
Prima di arrivare, però, al cuore della questione, bisogna comprendere le premesse che hanno dato inizio al significativo mutamento di sistema.
Il quadro principale della storia comprende al suo interno due macro schieramenti: i realisti e i parlamentari. Ebbene, la vicenda della guerra civile inglese si consuma proprio nello scontro tra queste due forze.
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Premesse della guerra civile inglese
Il parlamento viene sciolto per la prima volta
Tutto iniziò nel 1628 quando Carlo I convocò il parlamento affinché approvasse le tasse necessarie a finanziare una spedizione armata in appoggio degli ugonotti assediati a La Rochelle. Le due camere (Lord e Comuni) presentarono al re la “Petizione dei diritti” (Petition of Rights) con la quale chiesero che fosse necessario la loro ratifica prima di varare nuove tasse.
Il sovrano accolse la richiesta, ma l’anno successivo sciolse le camere e annunciò ufficialmente di voler governare senza il loro ausilio. Affidò la politica interna al primo ministro Thomas Wentworth e la politica religiosa all’arcivescovo di Canterbury William Laud.
La ship money
Durante l’assenza del parlamento, Carlo I cercò di rimpinguare le casse del regno attraverso l’imposizione di tasse, tra cui la ship money (pagata originariamente dalle sole città della costa per il mantenimento della flotta ed estesa a tutto il paese proprio per il volere del sovrano).
Il disastro sul fronte scozzese
Il problema principale provenne dal fronte scozzese in seguito al nefasto tentativo dell’arcivescovo Laud di imporre il “libro inglese delle preghiere comuni” (English Book of Common Prayer) in Scozia, regione di fede calvinista. L’azione provocò una forte risposta degli scozzesi, i quali dichiararono guerra alla corona.
A questo punto, Carlo I si vide costretto a convocare nel 1640, dopo circa dieci anni dal suo scioglimento, il parlamento (short parliament) per approvare nuove imposizioni fiscali per finanziare la guerra contro gli scozzesi, ma qualcosa andò storto: di fronte alla richiesta delle camere (abolizione ship money e introduzione norme di tutela dallo scioglimento arbitrario del parlamento) il re dichiarò ancora una volta la chiusura dell’assemblea.
La guerra terminò con una pesante sconfitta della parte inglese, sia in termini militari sia, e soprattutto, in quelli economici: Carlo I si impegnò a pagare alla Scozia un soldo giornaliero fino alla fine della controversia.
Il long parliament
Di fronte a simili disastri, il sovrano riconvocò il parlamento (sciolto da lui pochi mesi prima). Le due camere, guidate da leader puritani come John Pym e John Hampden, avanzarono diverse proposte: convocazione periodica delle camere, abolizione degli ordini repressivi della corona, la creazione di un nuovo gabinetto reale (su indicazione dello stesso parlamento) e la nomina di una commissione con lo scopo di riformare la chiesa anglicana (messa in pericolo dalla politica filocattolica di Laud).
Risulta pertanto evidente come la spaccatura fra il re, con ambizioni assolutistiche, e il parlamento, che chiedeva la messa al bando di uomini fidati del sovrano, fosse ormai incolmabile.
La guerra civile inglese entra nel vivo
Un paese spaccato: i due schieramenti della guerra civile inglese
Si crearono, perciò, due schieramenti: i realisti, fedeli al re, e i parlamentari, il cui gruppo principale a Westminster era guidato dai puritani, ferventi oppositori di Carlo I e dell’arcivescovo Laud.
Tale rottura si riverberò anche sul paese e all’interno dello stesso parlamento dove i lord seguirono la strada realista, mentre la camera dei comuni, guidata dalla classe della gentry (ricchi proprietari terrieri), a maggioranza puritana, scelse la via dell’opposizione.
Bisogna, però, chiarire che la gentry non era composta solo da puritani né si schierava in maniera convinta dalla parte di una delle due fazioni in lotta. Un nucleo ben folto mantenne una posizione neutrale e mediò affinché si arrivasse ad una conclusione della battaglia senza violenza, ma tramite compromessi e accordi. La neutralità di questo gruppo era legata al timore che la vittoria di uno dei due schieramenti avrebbe condotto a soluzioni troppo estreme: assolutismo nel caso in cui avessero avuto la meglio i realisti; mutamento troppo radicale nel caso in cui avesse vinto la fazione parlamentare.
La scintilla
La goccia che fece traboccare il vaso fu la rivolta dei cattolici irlandesi del 1641 contro la colonizzazione inglese. I sospetti caddero subito sul re per aver fomentato l’insurrezione al fine di reclutare un esercito e di condurlo, dopo aver sedato la rivolta in Irlanda, contro il parlamento.
Subito il parlamento approvò la Grande Rimostranza (Grand Remonstrance), un lungo e articolato documento che elencava tutte le violazioni commesse dai ministri e dal clero e chiedeva il controllo parlamentare sull’attività dei ministri e sulla Chiesa.
Cavaliers e roundhead
La mozione rappresentava una vera e propria scomunica nei confronti del sovrano e aveva l’obiettivo di aizzare la popolazione contro la corona. Il re, furioso, irruppe il 3 gennaio del 1642 con una scorta armata in parlamento con l’intenzione di arrestare i capi dell’opposizione, i quali, però, riuscirono a fuggire. L’azione si rivelò un completo insuccesso e la città fu scossa da disordini e insurrezioni che costrinsero Carlo I a lasciare la capitale e a rifugiarsi a Oxford.
Da qui, il re riorganizzò l’esercito, formato prevalentemente da cavaliers (cavalieri provenienti dall’aristocrazia e contrari ai punti esposti dalla Grande Rimostranza), con lo scopo di marciare sulla capitale e schiantare le forze parlamentari.
Il parlamento, frattanto, allestì una propria forza armata, detta dei round head (Teste rotonde, per l’uso puritano di portare i capelli corti).
Tutto era pronto per la prima battaglia sul campo che avvenne ad Egehill il 23 ottobre del 1643 e che vide l’iniziale vittoria dei cavaliers di Carlo I.
Il New model army di Oliver Cromwell
Le truppe parlamentari si riorganizzarono poco dopo sotto l’efficace guida militare di Oliver Cromwell, il quale diede vita al corpo degli ironsides (fianchi di ferro), una particolare cavalleria corazzata col compito di sbaragliare i cavalieri realisti. Questo corpo sarà il nucleo principale del futuro New model army, un nuovo modello di esercito che prevedeva l’elezione degli ufficiali ad opera degli stessi soldati e il loro indottrinamento politico e religioso.
Cromwell, con un esercito riformato e riorganizzato, ottenne una fondamentale vittoria a Naseby (1645) sull’esercito realista. Il re venne fatto prigioniero.
La vittoria dei parlamentari
I problemi non finirono. Cominciarono, a dire il vero, subito dopo la vittoria i dissidi interni ai vincitori: l’esercito da un lato, di tendenze estreme, e il parlamento dall’altro, in cui prevalevano i presbiteriani, di orientamento monarchico. Cromwell, temendo una rivendicazione che potesse mettere in difficoltà la gestione alto borghese del potere, epurò dal parlamento i presbiteriani e i deputati moderati.
Intanto Carlo I, fuggito in Scozia, mosse nuovamente guerra contro l’Inghilterra, ma venne definitivamente sconfitto, insieme alle truppe scozzesi, a Preston (1648) dagli uomini di Cromwell.
Il sovrano venne consegnato, dietro pagamento, nelle mani degli inglesi e venne processato.
L’instaurazione della repubblica e la fine della guerra civile inglese
Il 30 gennaio 1649 il rump parliament (parlamento tronco), chiamato così per indicare ciò che restava del parlamento lungo dopo le purghe, giudicò il re per alto tradimento e lo condannò a morte. La sentenza, che recava la firma di Oliver Cromwell, venne eseguita il 9 febbraio.
Il 19 maggio il parlamento dichiarò ufficialmente la fine della monarchia e instaurò la repubblica (Commonwealth).
Crescenzo Crispino