Audrey Hepburn. Immagini di un’attrice è un’opera dall’architettura complessa ma dal piglio vivace che mira a restituire spessore alla poliedrica figura della Hepburn approfondendone le molteplici sfumature. Il libro, corredato da un’ampia bibliografia ed arricchito dalle parole di Andrea Dotti, secondo marito della Hepburn, offre un’immagine inedita della grande attrice e del suo rapporto con il mondo del cinema.
Autrice di questo pregevole saggio, edito da Tabula Fati, è Margherita Lamesta Krebel, studiosa dalla formazione eclettica. Dopo la laurea in Lettere lei ha infatti partecipato a numerosi seminari di scrittura cinematografica, ricevuto due borse di studio (di cui una presso la LAMDA di Londra), curato vari soggetti cinematografici (uno dei quali le è valso la vittoria del Premio Letterario Nazionale Mario Dell’Arco) e recitato come attrice teatrale. Ad Agosto esordirà inoltre come protagonista in un lungometraggio dal titolo “Ego(nia)” scritto e diretto da Gualtiero Serafini.
Il giorno 14 giugno l’autrice ha presentato Audrey Hepburn. Immagini di un’attrice al Mondadori Bookstore sito in Piazza Vanvitelli (Napoli). Nel corso della presentazione sono intervenuti come relatori Pasquale Iaccio, professore di scrittura teatrale nonché storico del cinema, e Francesco Velonà, autore televisivo per Rai e La7. La moderazione è stata invece affidata a Raffaele Messina, docente e critico letterario (di cui abbiamo recensito il primo romanzo).
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Audrey Hepburn in Vacanze romane
Pasquale Iaccio ha analizzato la struttura dell’opera della Krebel evidenziandone lo sviluppo rigoroso, la sobria citazione delle fonti e la capacità di cogliere appieno l’essenza della Hepburn come attrice insita nella sua attitudine al cambiamento.
Egli si è poi soffermato sulla bravura della Krebel nell’evidenziare le doti mostrate da Audrey Hepburn in Vacanze romane, la celebre pellicola del 1953 che segnò l’inizio del suo successo oltre che un importante passo verso la riconciliazione del pubblico straniero con l’Italia della gente comune dopo il ventennio fascista.
La professionalità di Audrey Hepburn
Francesco Velonà ha invece analizzato la parte del libro relativa al rapporto tra la Hepburn e il suo ruolo di attrice sottolineando la sua capacità di restare sempre sé stessa e non farsi influenzare dai ruoli ricoperti nonostante il grande impegno profuso per offrire sempre la miglior interpretazione possibile. Per interpretare una monaca ad esempio arrivò a vivere segretamente in convento per alcune settimane mentre per impersonare una cieca si esercitò a recitare facendo a meno della vista.
Grazie a questa straordinaria professionalità oltre che alla classe e alla semplicità che la caratterizzavano la Hepburn si distinse nettamente dalle capricciose dive dell’epoca divenendo un punto di riferimento, anche nell’ambito della moda, per chiunque ricercasse uno stile lontano dagli eccessi.
Audrey Hepburn. Immagini di un’attrice: un’opera multiforme
Raffaele Messina ha invece evidenziato come l’opera della Krebel riesca ad essere multiforme, passando agilmente da riflessioni dotate di profondo valore filosofico e ideologico ad avvincenti aneddoti.
La sua attenzione si è in particolare concentrata sulla definizione della Hepburn come modello di femminilità umanistica, concetto con cui la Krebel vuole indicare la capacità degli attori di rappresentare la centralità dell’uomo in quanto portatore di un frammento di divinità.
Le sfumature di Audrey Hepburn
Margherita Lamesta Krebel ha sottolineato la sua volontà di realizzare qualcosa di diverso da una semplice biografia tentando di cogliere tutti gli aspetti della sfaccettata personalità della Hepburn. Grande importanza ricoprono per esempio le innovazioni da lei introdotte nel mondo della recitazione, dal registro espressivo concentrato sullo sguardo alla semplicità dello stile alla netta separazione tra vita privata e vita lavorativa.
L’autrice non ha però trascurato neanche i lati più controversi della Hepburn, emersi anche dalla già citata intervista ad Andrea Dotti, come la sua personalità anoressica, fortemente puntigliosa e segnata da un perfezionismo che sfociava nella patologica.
Il volume è poi impreziosito da alcune inedite illustrazioni di Valerio Piccioni, disegnatore di Julia, fumetto di casa Bonelli la cui protagonista ha proprio le fattezze di Audrey Hepburn, e dall’intervista al suo creatore Giancarlo Berardi.
Alessandro Ruffo