I 21 punti della Terza Internazionale erano le condizioni da rispettare per essere ammessi in quest’ultima, approvate il 7 agosto 1920. Il documento, ispirato in massima parte dal leader bolscevico Vladimir Lenin, è una pietra miliare nella storia del socialismo perché sancisce in modo inequivocabile e definitivo la frattura tra le sue versioni moderate e quella comunista. La stessa organizzazione si chiamava ufficialmente “Terza Internazionale Comunista”, dopo le prime due “socialiste”. Una differenza non da poco, come stiamo per vedere.
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Comunismo contro socialismo riformista
La differenza tra socialismo e comunismo è spesso molto difficile da afferrare. Entrambe le parole, in generale, designano una filosofia che ha il fine di socializzare i mezzi di produzione, cioè di renderli proprietà della collettività anziché dei privati. Nel sentire collettivo, il comunismo è spesso visto come una forma estremista del socialismo. Quanto c’è di corretto in questa frase?
La risposta possono darcela proprio i 21 punti. Infatti, essi sono pervasi da una netta contrapposizione tra il comunismo della Terza Internazionale da un lato e il socialismo e la socialdemocrazia dall’altro. Con questi ultimi due termini, infatti, si identificano i partiti riformisti e centristi che, secondo i comunisti, hanno abbandonato la via della lotta rivoluzionaria e tradito, così, la classe proletaria.
Per capire questa accusa, dobbiamo ricordare che alla versione estremista del socialismo, così come propagandata dai bolscevichi e dalla Terza Internazionale, si erano quasi da sempre contrapposte sue interpretazioni più moderate, che non rifiutavano a priori, ad esempio, l’esistenza dello Stato o il dibattito parlamentare. Basti pensare che la Seconda Internazionale (“Socialista”, non a caso) aveva espulso, a suo tempo, coloro che invece mantenevano tali posizioni oltranziste.
Dalla Seconda alla Terza Internazionale
Si tratta di un riformismo che, per i bolscevichi, non aveva nulla a che vedere con il vero socialismo. Essi, dunque, dopo che la Seconda Internazionale si sciolse in seguito alla prima guerra mondiale, ne convocarono una Terza nel 1919. Questa volta, però, avrebbe dovuto prevalere la loro interpretazione del socialismo: una filosofia oltranzista, rivoluzionaria e anti-legalista cui diedero, per differenziarla dalla tradizione precedente, il nome, appunto, di “comunismo”.
Quanto appena detto emerge molto bene leggendo proprio i 21 punti fissati dai bolscevichi per l’ammissione, adottati al Secondo Congresso. Per analizzarli al meglio, è possibile suddividerli in due gruppi principali: quelli dedicati alla lotta contro il riformismo e quelli, molto meno numerosi, che danno indicazioni su come organizzare l’attività rivoluzionaria.
I 21 punti contro il riformismo
I 21 punti colpiscono tutte le caratteristiche della tradizione riformista. L’1, ad esempio, chiede che ogni forma di propaganda abbia carattere schiettamente comunista e che tutte le pubblicazioni dei partiti siano subordinate ai loro organi direttivi. Il socialismo, al contrario, ammette da sempre molta più dialettica interna. Contro di esso, i 21 punti chiedono l’espulsione di tutti i riformisti (2) anche revisionando periodicamente gli iscritti (13), l’abbandono di qualunque forma non solo di patriottismo, ma anche di pacifismo (6) e, in generale, di tutta la tradizione centrista (7). Quest’ultimo punto fa una serie di nomi espliciti, tra i quali figura anche Filippo Turati, uno dei fondatori del nostro Partito Socialista.
A tal proposito, il punto 17 impone, per sottolineare anche dal punto di vista onomastico la rottura con il passato, di adottare come nome “Partito comunista del tale paese – sezione dell’Internazionale comunista”.
Uno degli elementi più contestati della tradizione riformista sono le sue organizzazioni decentralizzate. Basti pensare che la Seconda Internazionale era più una federazione che un vero centro di coordinamento. La Federazione Internazionale dei Sindacati, ad esempio, ne era completamente indipendente. Il comunismo, al contrario ritiene che la guida della lotta operaia debba essere il più unificata possibile.
I 21 punti condannano allora la suddetta “internazionale di Amsterdam dei sindacati gialli” (10) e chiedono ai partiti membri di subordinare tutti i loro parlamentari ai loro organi direttivi (11), avere organizzazioni centralizzate (12) e, coerentemente, essere del tutto sottomessi alle Terza Internazionale. Essa deve approvare i loro programmi (15), può prendere decisioni per essi vincolanti (16) e tutti i suoi documenti ufficiali devono sempre essere pubblicati dai loro organi di stampa (18). Il punto 21 è ancora più categorico:
“Quei membri del partito che respingono (…) le condizioni e le tesi esposte dall’Internazionale comunista debbono essere espulsi”.
Gli altri punti
Il secondo gruppo dei 21 punti da noi individuato affronta questioni di natura organizzativa. I partiti vengono esortati a crearsi una rete illegale per prepararsi alla rivoluzione che, all’epoca, sembrava imminente in tutta Europa (3). Viene, inoltre, ricordato il valore della propaganda e dall’agitazione non solo tra le fila dell’esercito (4) ma anche tra i contadini (5). Quest’ultimo è un punto che differenzia il comunismo leninista dalle teorie di Marx che, invece, assegnavano un ruolo privilegiato alle avanguardie operaie.
Degli ultimi quattro punti, due, il 19 e il 20, trattano delle modalità tecniche di ammissione dei partiti, mentre i restanti, cioè l’8 e il 14, vertono su temi centrali per la storia della dottrina comunista. Il primo, infatti, parla dell’imperialismo e di come esso debba essere contrastato in ogni maniera.
Questo argomento è da sempre uno dei più discussi dalle filosofie socialiste, e in particolare dalla tradizione leninista. Il punto 14, infine, è una sorta di profezia, in quanto anticipa perfettamente il futuro del comunismo. Esso, infatti, impone ai partiti dell’Internazionale “appoggio incondizionato alla repubblica sovietica nella sua lotta contro le forze controrivoluzionarie”. Una spia di quella che sarà la successiva identificazione tra il comunismo e un Paese specifico, per l’appunto l’Unione Sovietica.
Francesco Robustelli
Bibliografia
AA.VV., Nuovi profili storici vol.2, dal 1650 al 1900, ed.Laterza, 2012
AA.VV., Nuovi profili storici vol.3, dal 1900 a oggi, ed.Laterza, 2012
Monteleone, La Seconda Internazionale e il movimento operaio in Europa, in Tranfaglia N. e Firpo M. (a cura di), La storia. L’età contemporanea, ed. UTET, 1988