Il termine catabasi deriva dal greco e indica la discesa di un uomo vivo negli inferi. Si tratta di un elemento ricorrente nella letteratura tra i cui esempi più noti ricordiamo quelli di Enea nell’Eneide e di Dante nel primo libro della Divina Commedia. Questo topos è stato sviluppato in tanti modi diversi anche nei fumetti, raccontando il mondo dei morti o rendendo quello dei vivi un vero inferno.
Indice dell'articolo
L’Inferno di Topolino: la miglior parodia Disney
Proprio il fascino immortale dell’opera di Dante ha spinto molti autori a realizzarne parodie o omaggi. Una delle più celebri è senza dubbio L’Inferno di Topolino, realizzata tra il 1949 e il 1950 da Guido Martina e Angelo Bioletto. Protagonisti sono Topolino e Pippo che, vittime di un incantesimo, sono costretti a indossare le vesti di Dante e Virgilio e a vagare per l’Inferno.
In tutta la storia del fumetto Disney, non vi è nulla che possa essere considerato simile all’Inferno di Topolino. I suoi tratti più caratteristici sono sicuramente la struttura in canti e l’utilizzo della terzina dantesca per sviluppare la narrazione insieme alle vignette.
La catabasi di Topolino e Pippo li porta a seguire i passi di Dante e a incontrare le stesse insidie, dalla palude Stigia agli iracondi. Sono molti i rimandi alla Commedia, sia nelle pene che nell’identità dei peccatori, ma vi sono anche dei cambiamenti, come la sostituzione dei sodomiti con gli ipocriti. La storia è poi arricchita dalla presenza di molti altri personaggi Disney, da Paperino a Gambadilegno passando per i nani di Biancaneve e i protagonisti di Pinocchio.
Il viaggio dei nostri eroi si conclude con l’incontro con lo stesso Dante, intento a torturare gli autori della storia per averlo tradito. Il buon cuore di Topolino e i cori di tutti i bambini che si sono divertiti leggendo la loro storia muovono però a pietà il poeta. Dante libera allora Martina e Bioletto, a condizione però che riportino le sue ultime parole: una preghiera affinché l’Italia possa risollevarsi dopo aver subito gli orrori della Seconda Guerra Mondiale.
One Piece: l’inferno dantesco di Impel Down
L’opera di Dante non ha influenzato solo gli autori italiani, ma anche quelli di altri paesi. In Giappone, Eiichiro Oda ha dedicato all’Inferno dantesco una saga intera di One Piece, il manga più venduto di sempre. In questo arco narrativo, il protagonista Rufy si intrufola in una pericolosa prigione per far evadere il fratello Ace, condannato a morte dalla Marina.
La prigione di Impel Down, così come l’Inferno dantesco, si sviluppa verso il basso, dividendosi in sei piani sotto il livello del mare. In questi piani, chiamati ovviamente inferni, i criminali sono puniti con pene sempre più dure a seconda della loro pericolosità. Questi livelli seguono in parte l’ordine dei gironi infernali, passando da quelli estremamente caldi a quello congelato. Nel sesto, l’ultimo, sono inoltre reclusi quei soggetti le cui colpe potrebbero essere paragonate a quelle dei tre peccatori danteschi divorati da Satana.
Anche molti personaggi incontrati durante questa catabasi ricordano le bestie infernali di Dante. Tra i tanti guardiani della prigione, c’è ad esempio Minotauros, armato di mazza ferrata e pronto a punire i prigionieri più irrequieti. A capo del carcere c’è invece Magellan, un uomo dalle sembianze luciferine capace di emanare veleno dal corpo.
Infine, è lo svolgimento stesso della catabasi ad avvicinare il cammino di Rufy a quello di Dante. Tra minacce e incontri inaspettati, il viaggio del pirata lo conduce infatti fino all’ultimo piano del carcere. Da lì inizia il percorso inverso, quello più difficile: la risalita verso il cielo e la libertà.
Dragon Ball: catabasi dalla vecchia Baba
Anche nel famosissimo Dragon Ball di Akira Toriyama troviamo l’Inferno, dove si radunano le anime dei defunti giudicati malvagi da Re Enma. In realtà, l’aspetto dell’Inferno viene mostrato soltanto nelle serie animate. Un esempio di catabasi si ha quando Goku, ancora bambino, affronta la sfida dell’anziana Baba per far tornare in vita il padre di Upa.
La catabasi di Dragon Ball è costituita da cinque combattimenti contro i guerrieri di Baba. La squadra formata da Crilin, Pual, Upa, Yamcha e Goku sfida dei combattenti ispirati ai mostri dell’horror classico. Quattro di loro sono infatti un vampiro, un uomo invisibile, una mummia e un diavolo. In particolare, di quest’ultimo, Akkuman, si dice che era sempre stato il quinto e ultimo combattente. Ciò implica che in quest’occasione è presente un guerriero più potente, ma rimanda anche al diavolo situato alla fine del percorso attraverso gli inferi.
L’ultimo guerriero avvicina la catabasi di Goku a quella di Enea. Il quinto sfidante si rivela infatti essere Son Gohan, l’uomo che aveva allevato Goku dopo averlo trovato neonato in una foresta. Il breve viaggio di Goku si conclude così con un momento delicato e commovente: l’abbraccio al nonno perduto e l’ultimo addio.
Batman Arkham Asylum: l’inferno della mente
Un esempio insolito di catabasi ci viene fornito anche in ambito supereroistico. Grant Morrison e Dave McKean realizzano una delle graphic novel più cupe e iconiche dell’uomo pipistrello. Dopo che Joker e i pazienti di Arkham hanno preso possesso del manicomio, Batman è chiamato a immergersi in quegli oscuri reparti. Non dovrà però solo affrontare i criminali lì riuniti, ma anche i suoi demoni interiori.
Gli inferni raccontati sono dunque due: uno sulla Terra e uno nella mente. Il primo ci viene mostrato proprio dal Joker, che accoglie il pipistrello nel salone principale del manicomio. La sala sembra quasi il luogo di un sabba infernale, in cui il sangue si mischia agli escrementi. L’avanzata di Batman nei successivi corridoi perde ben presto ogni parvenza di realtà, grazie anche ai disegni disturbanti di McKean che rendono il viaggio un incubo ad occhi aperti.
“Arkham è uno specchio. E noi siamo te”. Queste parole del Cappellaio Matto chiariscono il complesso legame tra il cavaliere oscuro e i suoi nemici. La paura di poter prima o poi finire per considerare quel luogo una “casa” tortura Bruce Wayne, corrodendolo e facendolo vacillare. Questo è allora il secondo inferno: un orrore psicologico che rischia di trasformarci nei mostri che combattiamo.
Un inferno simile a quello vissuto da un altro protagonista della storia: Amadeus Arkham. In alcuni flashback, veniamo a conoscenza del suo tragico passato e degli eventi che lo fecero impazzire, trasformandolo in uno dei matti che voleva curare. Ma Batman non può permettersi di fallire e dimostra ancora una volta di essere più forte, superando il momento di crisi. Eppure, mentre esce da quel luogo oscuro, Joker lo saluta come un vecchio amico, ricordandogli che lì, per lui, ci sarà sempre posto.
Davide Proroga