James Macpherson, scrittore scozzese del ‘700, fu protagonista di uno dei casi editoriali più interessanti della letteratura. Fingendosi il traduttore di Oisin/Ossian, bardo guerriero vissuto nel III secolo d.C., pubblicò nel 1760 una serie di raccolte poetiche a lui attribuite. Macpherson sosteneva di aver ritrovato e tradotto dal gaelico i testi originali dell’autore medievale. Seppur ispirato dai testi del passato, tuttavia, le poesie erano il prodotto di una creazione originale.
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L’atmosfera culturale ai tempi di Macpherson
I Canti di Ossian (The Works of Ossian) divennero molto famosi, richiamando una certa attenzione per le ambientazioni scozzesi e per le antiche leggende del territorio. Anche quando la verità venne a galla, James Macpherson rimase uno dei poeti preferiti di Goethe e di Napoleone. Il successo derivato dalla trovata editoriale si spiega certamente col clima culturale nel quale Macpherson operò.
Siamo nel XVIII secolo, nel momento in cui in Germania si sviluppava lo Sturm und Drang e in Europa si cominciava a rifiutare i valori di chiarezza e di classicità a cui si era tanto inneggiato nei secoli precedenti. Nel periodo preromantico cominciò infatti a svilupparsi un certo interesse per il repertorio popolare medioevale, in virtù di un ideale mondo primitivo contrastato alla civiltà moderna. Richiamandosi alle tesi di Rousseau, il pubblico accolse con gioia la trovata di Macpherson soprattutto per motivi ideologici.
I temi
Da un punto di vista tematico, nell’opera sono rintracciabili molti temi legati alla cultura preromantica. Tra questi ricordiamo la virtù guerriera e cavalleresca, il mito rousseauiano della bontà originaria dell’uomo, storie di amori passionali e infelici, paesaggi cupi e desolati. Elementi che saranno ripresi e rielaborati dal Romanticismo che si sarebbe sviluppato di lì a poco.
Poche informazioni vengono date riguardo ai nemici o alle cause dei conflitti nonostante le storie di battaglie infinite e di amori infelici. Poco, inoltre, viene detto sulla religione, sulla cultura o la classe sociale dei personaggi coinvolti.
L’autore si concentra dunque sull’azione, sui sentimenti e, soprattutto, sul paesaggio, che è sicuramente più vero e reale dei personaggi che lo abitano.
Lo stile
Macpherson eleva il repertorio, reale o presunto, dei racconti scozzesi a forma artistica. Infatti, con gioia dei nazionalisti, Macpherson riuscì a fornire un’immagine della Scozia pari a quella che Omero riporta dell’antica Grecia e Virgilio dell’antica Roma. Ossian è infatti paragonato al cantore greco. E non a caso, Macpherson cerca di riprodurre nella scrittura le tendenze e le caratteristiche del parlato, in virtù dell’originaria dimensione orale della poesia.
Lo stile poetico elaborato, dunque, abbonda di elementi appartenenti all’oralità. Le ripetizioni o il passaggio repentino dei tempi verbali caratterizzano ad esempio molti dei componimenti dei Canti di Ossian. Ancora, il poeta cerca di creare uno stile epico per una narrazione che non è unica e lineare. I personaggi, però, ritornano spesso nelle diverse avventure che occupano le raccolte.
Un esempio
Leggiamo dunque un passo – in questo caso preso da Darthùla – per capire più da vicino lo stile poetico e la storia narrata di James Macpherson. Darthùla è un personaggio inventato da Macpherson, forse basato sulla figura della mitologia celtica Deirdre.
L’invocazione alla luna apre la vicenda. È notte, dunque, e Darthùla sta viaggiando verso la Scozia accompagnata dall’amante, Nathos, e dai fratelli di quest’ultimo, Athos e Ardan. Sono in fuga dall’Irlanda per salvarsi dal loro nemico Cairbar, che vuole prendersi Darthùla. Una tempesta respinge però la nave sulle coste dell’Ulster, attuale Irlanda del Nord, dove i tre fratelli sono uccisi da Cairbar. E quando Cairbar sta per catapultarsi su Darthùla, questa svela il petto trafitto da una freccia e cade sul suo amante morto.
Daughter of heaven, fair art thou! the silence of thy face is pleasant! Thou cames forth in loveliness. The stars attend thy blue course in the east. The clouds rejoice in thy presence, O moon! They brighten their dark-brown sides. Who is like thee in heaven, light of the silent night? The stars are ashamed in thy presence. They turn away their sparkling eyes. Whither dost thou retire from thy course, when the darkness of thy countenance grows? Hast thou thy hall, like Ossian? Dwellest thou in the shadow of grief? Have thy sisters fallen from heaven? Are they who rejoiced with thee, at night, no more? Yes! they have fallen, fair light! and thou dost often retire to mourn. But Thou thyself shalt fail, one night; and leave thy blue path in heaven. The stars will then lift their heads: they, who were ashamed in thy presence, will rejoice.
Salvatore Cammisa
Fonti e traduzioni:
Ronald Carter and John McRae, The Penguin Guide to Literature in English, London, Penguin, 2016
Figlia del ciel, sei bella; è di tua faccia / dolce il silenzio; amabile ti mostri, / e in oriente i tuoi cerulei passi / seguon le stelle; al tuo cospetto, o luna, / si rallegran le nubi, e ‘l seno oscuro / riveston liete di leggiadra luce. / Chi ti pareggia, o della notte figlia, / lassù nel cielo? In faccia tua le stelle / hanno di sé vergogna, e ad altra parte / volgono i glauchi scintillanti sguardi. / Ma dimmi, o bella luce, ove t’ascondi / lasciando il corso tuo, quando svanisce / la tua candida faccia? Hai tu, com’io / l’ampie tue sale? o ad abitar ten vai / nell’ombra del dolor? Cadder dal cielo / le tue sorelle? o più non son coloro / che nella notte s’allegravan teco? / Sì, sì, luce leggiadra, essi son spenti, / e tu spesso per piagnerli t’ascondi. / Ma verrà notte ancor, che tu, tu stessa / cadrai per sempre, e lascerai nel cielo / il tuo azzurro sentier; superbi allora / sorgeranno gli astri e in rimirarti avranno / gioja così, com’avean pria vergogna.
La traduzione qui proposta è di Melchiorre Cesarotti.