I batteri sono una componente preponderante del nostro corpo, nel quale rappresentano genericamente il microbiota o microflora batterica intestinale.
Siamo quindi un ecosistema diviso in zone, ciascuna delle quali è caratterizzata da condizioni come la temperatura o il pH. In ogni zona troviamo un determinato pool batterico; ciascuno è adatto a quelle condizioni, che rappresentano quella determinata zona ed il microbiota corrispondente (ad esempio, microbiota intestinale).
Normalmente ci troviamo in equilibrio con questi microrganismi ma, quando ci sono alterazioni o attraversiamo dei periodi di cambiamento, anche questo equilibrio cambia.
Il 1 Novembre 2018 un gruppo di ricerca americano ha pubblicato uno studio che mostra la correlazione tra l’immigrazione e l’alterazione della flora batterica, aggiungendo un altro tassello alla comprensione della funzionalità del microbiota.
L’articolo, pubblicato sulla rivista scientifica Cell, ha come oggetto di studio una popolazione proveniente dal Sud-Est asiatico trasferitasi negli Stati Uniti d’America. La popolazione di batteri presenti nel tratto digestivo di questi individui, cioè il microbiota intestinale, dopo il trasferimento è cambiata.
Questo cambiamento, che si manifesta come una riduzione della varietà delle specie batteriche presenti, aumenta con l’obesità e si aggrava lungo le generazioni.
Indice dell'articolo
Cos’è il microbiota?
Il microbiota è l’insieme delle popolazioni microbiche che popolano i tessuti del nostro corpo e con cui i batteri stabiliscono una relazione di simbiosi; si tratta di una convivenza pacifica in cui entrambi i contraenti traggono vantaggio. Durante i primi nove mesi siamo sterili; all’atto del concepimento entriamo in contatto con questi microrganismi, che colonizzeranno il nostro corpo ed entreranno a far parte della nostra vita.
Spesso viene confuso con il microbioma, che invece rappresenta il genoma collettivo della microflora (cioè l’insieme delle informazioni genetiche dei batteri che fanno parte della microflora).
Per quanto demonizzati, i batteri hanno un ruolo fondamentale per la nostra vita: tra le molteplici funzioni, ci forniscono protezione interagendo con il sistema immunitario. La loro importanza è tale che sono state trovate correlazioni tra l’alterazione della flora batterica e patologie sia metaboliche, che disordini psicologici.
Per capire come i batteri influenzano il nostro corpo, sono stati effettuati numerosi studi su topi germ-free, cioè topi sterili. I topi in questione vengono utilizzati per comprendere l’effetto dell’assenza di batteri.
Oltre ad avere una crescita ed uno sviluppo molto lenti, mancano di un sistema immunitario completo. Appena però i batteri colonizzano i topi, c’è un recupero immunitario rapido ed efficiente.
I batteri rappresentano quindi lo specchio delle nostre abitudini.
Microbiota dei giapponesi
In Giappone ad esempio il consumo di un’alga chiamata nori, ben conosciuta da chi consuma abitualmente il sushi, ha dato allo stomaco dei giapponesi un’abilità particolare: la digestione di proteine presenti nelle alghe.
Il motivo è il trasferimento genico: in parole povere, i batteri possono trasferirsi materiale genetico, in questo caso la capacità di digerire questa varietà di alimento.
Questo non vale solo per noi, ma anche per gli altri animali!
Ad esempio, è noto che in uno degli stomaci della vacca, il rumine, è presente una popolazione batterica che degrada la cellulosa. Ciò consente all’animale di utilizzare l’alimento.
Una dieta squilibrata altera la flora intestinale
Precedenti studi hanno dimostrato come la composizione della flora microbica nel nostro corpo dipenda da differenti fattori, come l’alimentazione e il contesto geografico. Popolazioni provenienti da zone non industrializzate, hanno un microbiota differente da quelle presenti in contesti invece più sviluppati.
L’oggetto di studio sono state quindi popolazioni provenienti dal Sud-est asiatico; nello specifico è stata messa a confronto la popolazione batterica di persone provenienti dalla Thailandia e immigrate nel Minnesota, e persone provenienti dalla Thailandia non immigrate. In entrambi i casi,sono state analizzate diverse generazioni di popolazioni.
I cambiamenti si sono verificati quasi immediatamente: c’è stata una diminuzione della diversità batterica popolante il tratto intestinale degli immigrati in Minnesota, diminuzione che persiste nel tempo. Inoltre, è stata osservata la scomparsa di un ceppo batterico presente nell’intestino di persone che hanno una dieta più varia e sana, e la comparsa di un gruppo di batteri associata a chi invece ha una dieta ricca di grassi.
Ciò potrebbe essere dovuto al cambiamento delle abitudini alimentari, ma gli scienziati non sono certi se questo sia l’unico fattore coinvolto o se ce ne siano altri; occorreranno delle verifiche.
Le implicazioni più importanti riguardanti questo studio riguardano gli studi futuri sulla salute di queste popolazioni. L’immigrazione ha infatti profondi risvolti sul microbiota. Tra questi la perdita di variabilità, la perdita della capacità di digerire le fibre, la perdita di un ceppo batterico importante per un corretto funzionamento del corpo.
Si aggiunge quindi la conoscenza di un altro fattore di rischio importante che mina l’equilibrio della relazione tra noi e i batteri (oltre al risaputo abuso di antibiotici, il consumo di alimenti poco sani e uno stile di vita non salutare).
Carmela Consiglio
Bibliografia
- Gianni Dehò, Enrica Galli, Biologia dei microrganismi, Casa editrice Ambrosiana. Distribuzione Zanichelli
Sitografia
- https://www.the-scientist.com/news-opinion/gut-microbiomes-lose-diversity-with-immigration–study-65029
- https://www.cell.com/cell/fulltext/S0092-8674(18)31382-5
- https://www.nature.com/articles/nature08937
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3426293/
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4367209/