Tre premi oscar ricevuti nelle categorie miglior film, migliore attore protagonista e migliore sceneggiatura non originale. Gran parte della critica lo considera il film per eccellenza. Il Padrino (The Godfather) di Francis Ford Coppola racconta in maniera magistrale uno spaccato dell’America e dell’Italia dal dopoguerra al finire degli anni ottanta. Eppure l’uscita della pellicola tratta dall’omonimo romanzo di Mario Puzo ha subìto molteplici rallentamenti a causa della rigida censura dell’epoca. Per la prima volta un’opera conduceva, infatti, lo spettatore a tifare per i cattivi dato che tutti i personaggi lo erano in misura più o meno maggiore. Gli Stati Uniti rappresentavano la terra delle grandi opportunità, chiunque e senza distinzione alcuna poteva aspirare a realizzarsi mettendo su famiglia. Nasce così un nuovo concetto di famiglia, legato alla malavita e confinato nel ristretto circolo degli uomini d’onore.
Il film inizia con l’accorata richiesta da parte di un uomo dinanzi a Don Vito Corleone. Il capo dei Corleone viene presentato come una sorta benefattore disposto ad elargire favori nel giorno che vede sua figlia andare in sposa. L’interpretazione del boss mafioso ad opera di Marlon Brando rapisce da subito lo sguardo allo spettatore. Don Vito non si scompone mai, parla poco usando tono di voce pacato ma deciso, egli sa sempre cosa dire e come comportarsi. Nonostante sia capo della più temuta tra le cinque famiglie criminali newyorkesi appare riluttante all’utilizzo infondato della violenza. Quando poi l’uso della forza diviene indispensabile, questi non esita nel proporre al malcapitato di turno “un’offerta che non potrà rifiutare”.
Indice dell'articolo
Il Padrino: boss, primi attori, oscar e dialetto siculo
Il Padrino, primo film della trilogia datato 1972 e dalla durata che sfiora le tre ore, è ambientato nella New York dell’immediato dopoguerra. Oltre a Brando-Don Vito il cast vanta nomi come James Caan e Robert Duvall. Il primo nei panni del vulcanico figlio Sonny, l’altro nel ruolo di fedele consigliere avvocato che cura gli interessi legati agli affari della famiglia. Attori principali e caratteristi appaiono perfettamente calati nei loro personaggi; trucco, costumi e dialetto vanno ad accentuarne le caratterizzazioni sicule. La storia si svolge esclusivamente nel contesto gangster. Una serie di eventi, tra i quali l’attentato a Don Vito e la successiva scomparsa sua e di Sonny, condurranno il giovane Michael (Al Pacino) verso una rapida scalata nel mondo del crimine organizzato. Michael diviene in breve tempo il nuovo capo dei Corleone, vendica la morte del fratello maggiore e sconfigge le famiglie rivali.
Il Padrino parte II: Don Vito porta oscar
Il Padrino – parte II vede Robert De Niro interpretare un giovane Don Vito che riesce ad assassinare un importante boss e a dare vita al proprio impero criminale. Il film conquista sei statuette, tra cui miglior film, miglior attore protagonista e miglior attore non protagonista. Vengono premiati sia Al Pacino che De Niro. Curioso notare come il personaggio di Don Vito sia l’unico nella storia cinematografica ad aver ricevuto due oscar con altrettante interpretazioni. Ma a stupire raccogliendo consensi unanimi dal mondo della critica è soprattutto l’indimenticabile prova recitativa fornita da De Niro. L’attore italo-americano per donare maggiore credibilità e caratterizzazione al personaggio si offre di recitare le battute in dialetto siciliano. Tale performance segnerà la sua consacrazione a livello internazionale.
Il Padrino parte III: Ritorno alle origini sicule
Il Padrino – parte III (1990) mostra Michael vecchio, malato di diabete, consumato dai sensi di colpa e desideroso di potere riabbracciare la propria terra. Il capo-famiglia rientra nella amata Sicilia per poi cedere lo scettro del comando al nipote Vincent Mancini (Andy Garcia). Quest’ultimo nutre un forte sentimento per la figlia dell’ex boss corleonese. Vincent si dichiara persino disposto a rinunciare all’amore della bella Mary pur di assurgere a nuovo padrino della cosca criminale. Durante l’esecuzione di un’opera lirica con protagonista Antonhy, figlio primogenito di Michael, accade però l’irreparabile: Mary Corleone cade vittima di un agguardo diretto ai capi della famiglia.
«Io credo nell’America»: la visione criminale del sogno italo-americano
«Io credo nell’America, l’America fece la mia fortuna»: così recita l’incipit de Il Padrino. La frase è l’inizio di un monologo pronunciato in dialetto siciliano. Gli Stati Uniti vengono da subito presentati come la terra promessa desiderosa di ospitare qualsiasi emigrante. Uno degli aspetti rivoluzionari de Il Padrino sta appunto nella prospettiva con la quale si tratta l’argomento “american dream”. Gli Stati Uniti si tramutano da terra delle opportunità in territorio di conquista per la malavita organizzata.
L’immagine degli immigrati italiani non appare più quella povera ma bonacciona conosciuta in Ladri di biciclette raccontata con neorealismo cinematografico da Vittorio De Sica. A Italia diviene ormai automatico abbinare il termine mafia. Il capolavoro firmato Francis Ford Coppola racconta di italiani chiusi e taciturni relegati a vivere nelle dinamiche criminali della famiglia. Essi appaiono superstiziosi, vendicativi e bramosi di potere.
Don Vito, Tony Soprano e…John Gotti
Il Padrino pone le basi a quel lungo filone di film ispirati alla mafia italo-americana. Lo stesso che farà la fortuna di registi quali Martin Scorsese e Brian De Palma. Il longevo binomio tra malavita organizzata ed Hollywood pare non volersi arrestare. A conferma del vecchio trend ecco spuntare nelle sale il film Gotti – Il primo padrino. L’opera vede il redivivo John Travolta indossare i panni dell’omonimo spietato boss. Gran successo ha riscosso anche la serie televisiva I Soprano. La gangster-fiction vede il compianto James Gandolfini interpretare il ruolo del temutissimo Tony Soprano, capo mafioso del New Jersey. Non sono mancate anche le parodie in materia, tra cui spiccano Terapia e pallottole e Un Boss sotto stress, entrambe con protagonista un autoironico Robert De Niro. Insomma, il gangster-movie pare avere ancora molto da offrire ai propri fan. Un genere così allettante… non si può rifiutare.
Davide Gallo