L’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, aggiorna continuamente le sue indagini per fornire una fotografia sempre più dettagliata della penisola italiana. Per tale ragione l’Istat ha iniziato a censire i centri antiviolenza presenti sul territorio italiano e i relativi servizi offerti alle donne vittime, in collaborazione col Dipartimento delle Pari Opportunità, le Regioni e il Consiglio Nazionale della Ricerca. L’attenzione sempre maggiore data ai casi di femminicidio ha fatto sì che vi sia maggiore attenzione nei confronti dei centri deputati ad aiutare le donne vittime di violenza e stalking.
I nuovi censimenti permanenti dell’Istat potranno fornire dati continui grazie agli aggiornamenti annuali dei censimenti della popolazione italiana, garantiti dall’utilizzo di un campione più ristretto che cambierà ogni anno. Grazie a questo flusso continuo di informazioni, garantiti da un censimento più pratico e che si baserà sul continuo ricambio della popolazione censita, l’Istat potrà aggiornare i suoi dati progressivamente, garantendo una fotografia del paese sempre attuale.
Il censimento dei centri antiviolenza dell’Istat ci fornisce numerosi dati su cui riflettere. Quanti sono i centri antiviolenza diffusi sulla Penisola e quali sono le loro funzioni? Quante sono le donne che vi si rivolgono?
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Quanti centri antiviolenza?
L’indagine ha raccolto i dati di 253 centri antiviolenza sparsi per la penisola italiana su 281 centri contattati. I questionari sono stati somministrati tra il giugno e il luglio 2018 e si riferiscono ai dati del 2017.
I centri che sono stati censiti sono diffusi in egual misura tra Nord e Sud+Isole: in entrambe le macro-regioni vi è una percentuale del 42% dei centri antiviolenza in Italia. Il restante 16% si trova, invece, nel Centro Italia.
Andando più nello specifico, il Sud presenta il 34% dei centri antiviolenza, mentre le isole l’8%; dando invece uno sguardo approfondito al Nord, il Nord-Ovest presenta il 22% dei centri, mentre il Nord-Est il 20%.
I servizi offerti
La quasi totalità dei centri antiviolenza aderisce al 1522: si tratta del numero telefonico antiviolenza e stalking, un servizio pubblico promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità. Il numero, gratuito, accoglie con operatrici specializzate le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking. Il 95% dei centri antiviolenza aderisce a tale iniziativa.
L’86% dei centri antiviolenza risulta, secondo i dati Istat, in collaborazione con i servizi del territorio. Ma quali sono i servizi offerti?
Considerando come servizio base, presente in ogni centro, quello dell‘ascolto e accoglienza, i servizi principali riguardano il supporto legale (presente nel 99% dei centri) e psicologico (presente nel 98% dei centri). Viene offerto supporto alloggiativo (presente nell’87% dei centri) e supporto ai figli minori (offerto nell’81% dei centri antiviolenza).
Sono offerti servizi di orientamento (98%) e, più nello specifico, orientamento al lavoro (94%). Inoltre è presente la predisposizione al percorso di allontanamento (95%).
Si tratta di servizi offerti direttamente dal centro o in collaborazione con altre strutture del territorio. In alcuni casi il centro si occupa di indirizzamento verso altre strutture.
Il 69% dei centri antiviolenza risulta disponibile 24h su 24. Il 71,1% ha comunque attivato un servizio di segreteria telefonica negli orari di chiusura e il 24,5% possiede un numero verde dedicato. Si tratta quindi di percentuali piuttosto elevate, che consentono una facile reperibilità.
Quante donne si rivolgono ai centri?
Sono state 49152 le donne rivolte ai centri antiviolenza nell’anno 2017. Di queste solo il 59%, vale a dire 29227, ha iniziato un percorso di uscita dalla violenza.
Tra le donne prese in carico da ogni Centro circa un quarto risulta straniero, vale a dire il 27%. La maggioranza delle donne rivoltesi ai centri antiviolenza, il 64%, ha figli a carico.
Chi collabora per i centri?
Secondo i dati forniti dall’Istat, sono circa 4.400 le operatrici che nel periodo censito hanno lavorato presso i centri. Poco più della metà di queste, vale a dire il 56,1% delle collaboratrici, ha svolto tale servizio sotto forma di volontariato.
A prestare servizio sono principalmente avvocate, psicologhe ed operatrici di accoglienza. Il 93% dei centri, quasi la totalità, prevede comunque una formazione obbligatoria per le collaboratrici del centro. L’85% dei centri si occupa direttamente di corsi di formazione per le proprie collaboratrici.
Davide Esposito
Fonti: Indagine sui Centri Antiviolenza – ISTAT