In pianura, presso l’altopiano del Salento, troviamo Lecce, una città di architettura tipicamente barocca che conobbe importanti periodi di sviluppo nell’età romana e durante l’età moderna. In particolare, è al periodo del Regno di Napoli che risalgono i molti palazzi signorili che costituiscono la pittoresca scenografia architettonica della città, denominata “barocco leccese”. La singolarità dell’arte cittadina è la pietra locale, la “Pietra leccese”, facile da intarsiare e di un colore che varia dal bianco al giallo paglierino.
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Storia e sviluppo di Lecce
Lecce sorge su un antico insediamento messapico, come testimoniano le tombe e i tratti di mura antiche scoperti. Il grande Anfiteatro e il Teatro romano risalgono all’impero di Adriano (117-138). Inoltre a quell’epoca risale l’insediamento col Porto Adriano, oggi denominato S. Cataldo.
La città sotto l’impero Romano d’Oriente non ebbe un periodo florido, ma una buona ripresa si verificò quando i Normanni si impadronirono della Puglia. In quel periodo, infatti, fu fondata da Roberto il Guiscardo la contea di Lecce, che nel medioevo divenne un influente centro di cultura cavalleresca.
Tancredi, re di Sicilia e conte di Lecce, eresse la chiesa dei SS. Nicolò e Cataldo, uno dei monumenti medioevali più importanti del meridione. Ai Normanni successero gli Svevi, gli Angioini, i Brienne e i De Balzo Orsini. Dal XV secolo in poi l’economia e la cultura leccese si svilupparono moltissimo, investendo tutta l’area del Salento.
Con Carlo V, re a cui si fa risalire l’inizio del Rinascimento salentino, Lecce acquistò un nuovo castello, una cinta muraria e un Arco di Trionfo dedicato alla memoria del re. L’arco è oggi denominato Porta Napoli, poiché si trova all’inizio della strada che portava alla capitale del regno. In età spagnola la città si dotò di stupendi edifici, chiese e palazzi espressione dell’arte barocca. Il più grande esempio ne è la basilica di Santa Croce.
Sotto gli spagnoli furono costruite altre chiese molto belle come quelle di S. Teresa, S. Angelo, S. Chiara, e l’incredibile piazza del Duomo. In più, a piazza S. Oronzo, venne eretta la colonna di S. Oronzo. Dopo l’unità d’Italia la città conobbe un ulteriore periodo di sviluppo perché, specialmente nel ventennio 1895-1915, cominciò ad espandersi fuori le cinta murarie.
Architettura e arte a Lecce
Lecce è piena di antichi stemmi delle famiglie che vi hanno dominato e vissuto. Quindi è facile scorgerli nei punti strategici della città, come nella chiave di volta di un arco, in un cortile, su di una colonna o un pilastro angolare.
La città è ricca di monumenti e opere d’arte. Non basta un singolo articolo per illustrarle tutte. Per questo motivo qui analizzeremo quelle che, a nostro avviso, sono le principali cose da vedere: la Basilica di S. Croce, la Piazza S. Oronzo, il Teatro romano.
Vi segnaliamo inoltre, oltre alle bellissime chiese di SS. Nicolò e Cataldo, S. Chiara, S. Irene e S. Matteo, anche le porte della città e il castello di Carlo V.
La Basilica di S. Croce
La Basilica di S. Croce è uno degli esempi di Barocco più importanti della città. La sua storia è un po’ travagliata. La prima pietra fu messa nel 1353, ma dopo la morte del suo mecenate Gualtiero Di Brienne, i lavori di costruzione furono seguiti da tante note personalità, come Gabriele Riccardi, Giuseppe Zimbalo, Cesare Penna, e portati a termine solo nel 1699. Per questo motivo, nel guardare la facciata della Basilica, è possibile notare i diversi stili e le diverse lavorazioni che si sono susseguite.
La planimetria della chiesa era a Croce Latina con cinque navate, ma alla fine furono realizzate solo tre navate e le altre due vennero trasformate in cappelle.
La facciata
La facciata può essere scomposta in tre piani. Il primo piano è di stile cinquecentesco Rinascimentale, scandito da scomparti di colonne che fanno da base a una trabeazione su cui dei telamoni sorreggono la balaustra.
Gli scomparti corrispondono alle navate, e sono occupati da tre porte (la principale è più alta delle altre due) e quattro rosoni per permettere il passaggio della luce. Vi è poi una fuga di archetti pensili che corre per tutta la lunghezza del primo piano.
La balaustra sorretta dai telamoni presenta delle colonnine in pietra leccese. Essa simboleggia una cesura materiale e spirituale con il mondo del paganesimo. Infatti, i telamoni rappresentano l’idea pagana della chiesa, mentre i putti sopra le colonnine con tiare e mitrie, insieme al grande rosone incorniciato tra fiori, foglie e ritratti scolpiti nella pietra, rappresentano la vittoria del cristianesimo sul paganesimo.
Nel mezzo, tra la colonna a sinistra del grande rosone e quest’ultimo, vi è scolpita la foglia di un grande fiore che, verso l’alto, termina con il profilo del naso di Cesare Penna. Sulla facciata ci sono ben sedici profili umani che ancora non sono stati tutti identificati. Autori del secondo e terzo piano furono Cesare Penna, suo figlio e Giuseppe Zimbalo.
L’interno
L’interno è diviso da colonne monolitiche con capitelli di tipo corinzio che, al posto delle solite foglie, presentano fiori, frutta, angeli ed uccelli. All’interno abbiamo molti altari di patronato di molte famiglie nobili leccesi, tra i quali i più famosi sono quelli di S. Francesco da Paola di patronato Cicala, realizzato da Zimbalo; quello del Crocifisso, lavorato da Cesare Penna; e quello della trinità che ha un pala dipinta da Gianserio Strafella.
Sull’altare dedicato a Sant’Oronzo vi è un quadro del Santo molto famoso perché vi è dipinta una scritta, in dialetto leccese, che ricorda il terremoto abbattutosi su Lecce nel 1743 dal quale la città si salvò per intercessione del patrono.
Piazza Santo Oronzo
Nonostante non si trovi al centro di Lecce, piazza Sant’Oronzo è il fulcro principale della città. Essa si compone di opere ed edifici di epoche storiche diverse. Quindi, la piazza merita una visita attenta. Ciò che principalmente la caratterizza è l’Anfiteatro romano, la cappella di S. Marco dei Veneziani, la marmorea colonna romana sulla quale si trova la statua di S.Oronzo, ed il Sedile. Irrinunciabile una visita alle pasticcerie della piazza per assaggiare il “pasticciotto leccese”, dolce tipico della città.
L’Anfiteatro romano
Entrando in piazza subito salta all’occhio l’Anfiteatro romano, scoperto per caso nel 1901 poiché, fino a quel momento, era stato inglobato nelle fondamenta di altri edifici. L’anfiteatro è databile tra l’età augustea e i primi decenni del I secolo d.C., ed è in parte scavato nel tufo e in parte costruito su robuste arcate in opus reticulatum. Purtroppo della sua maestosità originale rimane solo una piccola porzione.
L’arena di forma elittica si trova ad otto metri di profondità rispetto al livello della piazza, dove si sviluppano le gradinate in doppio ordine, di cui oggi è rimasto solo l’inferiore. Al di sotto delle gradinate correvano due corridoi concentrici, comunicanti con un porticato anulare esterno. La capienza dell’arena era di circa 25.000 posti, divisi dalla cavea da un alto muro adornato di rilievi raffiguranti scene di combattimento.
Nella parte superiore dell’Anfiteatro si nota una stele in pietra posta in ricordo di Quinto Ennio, che riporta un verso attribuito a Cicerone. Le statue rinvenute all’interno dell’Anfiteatro sono esposte nel Museo Provinciale “Sigismondo Castromediano”.
La colonna di S.Oronzo
Vicino all’Anfiteatro vi è la colonna del patrono S. Oronzo, alta circa 29 metri. La colonna romana sostiene in alto la statua di S. Oronzo che benedice la città. La colonna, tranne la statua, insieme ad una balaustra ormai scomparsa, furono costruite da Giuseppe Zimbalo, e realizzate come segno di gratitudine per lo scampato pericolo della peste.
Il Sedile
Nelle immediate adiacenze è visibile il “Sedile”, struttura cubica retta da quattro piloni angolari sporgenti che sorreggono i due piani della struttura. Nella parte inferiore del “Sedile” sono ammirabili archi ogivali, mentre la parte superiore conta tre archi per lato. Un tempo la struttura era coperta e in questa si conservavano le munizioni della città.
I trofei “all’antica” sopra gli archi sono un elemento del ‘500, adottati anche nell’architettura civile o nella costruzione delle porte della città. L’attuale “Sedile“, in realtà, fu realizzato in sostituzione di una vecchia struttura costruita da mastro Alessandro Saponaro.
La cappella di S. Marco
Immediatamente di fronte al “Sedile” si trova la Cappella di S. Marco, dalle forme sobrie ed eleganti. Fu realizzata nel 1543 e fu attribuita al Riccardi. La chiesa è l’espressione visibile dell’amicizia secolare tra Venezia e Lecce. Rilevante è il portale della facciata, con il leone marciano all’interno della lunetta sovrastante e un piccolo caratteristico rosone.
Il portale laterale presenta invece raffinati motivi, tratti dal repertorio rinascimentale.
Teatro Romano e museo del teatro Romano
Un po’ nascosto nella fitta rete di vicoli e palazzi leccesi, ma assai suggestivo e bellissimo da vedere, è il Teatro romano di età Augustea, scoperto nel corso di alcuni scavi nel 1929. Per grandezza, nell’Italia meridionale è secondo solo a quello di Napoli e di Benevento.
La cavea ha un raggio di 75 metri, è scavata in un banco calcareo ed è divisa in sei cunei di scalette radiali. Degli spalti si conservano solo 12 file, all’incirca la metà di quelle che dovevano essere in origine, mentre l’orchestra è conservata perfettamente nei suoi oltre 13 metri. La scena purtroppo non è visibile perché risulta inglobata nelle fondamenta dell’adiacente convento di S. Chiara. Tuttavia, nelle vicinanze si trova il Museo del Teatro Romano, dove si può ammirare una mostra dedicata alla scenografia teatrale di epoca romana.
Gabriele Infusino
Bibliografia:
Fiorella Congedo, Nuova guida di Lecce, Congedo Editore, Modugno (Ba), 2018;
Vincenzo Cazzato e Mario Cazzato, Atlante del Barocco in Italia. Lecce e il Salento. Vol.1. I centri urbani, le architetture e il cantiere Barocco, De Luca Editori d’Arte, Roma, 2015.
Sitografia:
http://www.treccani.it/enciclopedia/lecce/
http://www.treccani.it/enciclopedia/barocco/
http://www.treccani.it/enciclopedia/salento/