Paul Poiret (1879-1944) è considerato il primo creatore della moda in senso moderno. La principale innovazione nello stile dei suoi abiti fu quella di liberare il corpo delle donne da costrizioni come corsetti e busti e l’uso di linee morbide come i drappeggi. Inoltre la sua introduzione di strategie di marketing e comunicazione fu una novità per quei tempi. Si dedicò anche alle arti applicate e fu il primo stilista a lanciare sul mercato un profumo. L’obiettivo primario che si prefisse fu quello di promuovere la moda e gli altri suoi prodotti come forma d’arte. Paul Poiret gettò le basi della fashion branding che ancora oggi le case di moda utilizzano.
A quell’epoca Parigi era il centro dell’arte mondiale e ciò gli permise di socializzare con molti artisti che vivevano lì come per esempio Henri Matisse, Pablo Picasso, Robert Delaunay, Francis Picabia e Man Ray. Del resto egli stesso si riteneva un artista. Anche nei suoi viaggi ebbe modo di entrare in contatto ed adottare alcuni dei principi e delle filosofie di alcuni artisti tra cui William Morris ed il movimento Arts and Crafts. Inoltre questo stilista ebbe modo di conoscere e di utilizzare gli aspetti della tecnologia dell’era moderna.
Indice dell'articolo
Gli inizi
Paul Poiret nacque il 20 Aprile 1879 in Francia e precisamente in una zona molto povera del quartiere Les Halles a Parigi.
Il padre era un modesto mercante di stoffe che lo indirizzò fin da bambino al lavoro di sartoria, diventò presto garzone in una bottega di ombrelli. Nel tempo libero però coltivava la sua passione per il disegno volando con la fantasia e l’immaginazione arrivando persino a creare abiti per la bambola della sorella.
Ancora adolescente, Poiret cominciò a disegnare modelli e portò i suoi bozzetti ad un’importante stilista dell’epoca, Madame Cheruit che dirigeva la Maison Raudnitz. Quest’ultima decise di comprare alcuni modelli per venderli e lo incoraggiò a proseguire su questa strada.
Da allora continuò a vendere i suoi bozzetti ad alcune fra le più grandi maison parigine. Finché nel 1896 venne assunto da Jacques Doucet. Nel 1900, dopo il servizio militare, venne assunto dalla casa di moda House of Worth. Lavorò per questa maison solo per pochi anni perché i suoi disegni presentavano una linea ritenuta troppo semplice e pratica per il gusto della clientela.
I suoi primi atelier
Nel 1903 Poiret si mise in proprio ed aprì il suo atelier nei pressi dell’Opera di Parigi, a Rue Auber 5. In controtendenza con gli altri atelier dell’epoca, il suo si apriva su strada con ampie vetrine dando piena visibilità ai suoi nuovi modelli. Con questa scelta già si dimostrò un astuto uomo d’affari.
I primi abiti erano particolarmente innovativi. Infatti abbandonò ogni tipo di decorazione e realizzò abiti dalla linea sciolta e naturale che consentivano un’inedita libertà di movimento. Nel suo nuovo taglio il tessuto era appoggiato unicamente sulle spalle e non più sulla vita e cadeva con grande scioltezza e fluidità ricordando lo stile dell’antica Grecia.
Nel 1905, durante la guerra russo-giapponese, ideò il mantello-kimono chiamato “Révérend”. Quest’ultimo consisteva in una sopravveste in tessuto rosso-bordeaux con fodera chiara a contrasto. I suoi abiti lanciarono la moda del giapponesismo ed ebbero molto successo. Nel 1906 lo stilista si spostò in un altro atelier più grande in rue Pasquier 37.
Nello stesso anno sposò Denise Boulet, sua amica di infanzia e sua musa ispiratrice. Negli anni successivi lo aiutò molto perché diventò un’icona dell’alta moda, un esempio da seguire nell’abbigliamento, e di conseguenza, fece implicitamente pubblicità al marito.
Lo stilista curò anche la parte commerciale, di marketing e di comunicazione della sua impresa. Infatti egli pianificava la diffusione dei suoi modelli attraverso pubblicazioni, a scopo promozionale, degli album con i propri bozzetti curati dai più noti illustratori dell’epoca. Inoltre organizzava sfilate itineranti in tutta Europa. Come sopracitato, creò nei suoi atelier vetrine ampie ed appariscenti per attirare l’attenzione della clientela. Tutte queste operazioni erano innovative ed originali per quei tempi.
Poiret era famoso per l’organizzazione di sfarzose e dispendiose feste per presentare i suoi modelli ad un pubblico vasto ed alla stampa internazionale. Ad esempio il 24 giugno del 1911 nel parco della sua nuova prestigiosa sede in Avenue D’Antin organizzò una serata mondana con tema “Festa della Milleduesima Notte”. In essa presentò tutti i suoi ultimi modelli orientaleggianti con gonne pantalone (jupe coulotte o turkish), giubbotti all’orientale e completi con pantaloni harem in chiffon bianco ed ocra fermati in vita ed alle caviglie.
Esempi di modelli innovativi
La maggiore innovazione di questo stilista fu innanzitutto quella di liberare gli abiti dai corsetti, dalle crinoline e dai busti, spesso deformanti e nocivi per le funzioni vitali delle donne che li indossavano. In particolare il primo abito senza corsetto fu il Lola Montes. A sostituzione del busto ideò un’alta fascia interna steccata e fermata da gros grain che fasciava la vita ed i fianchi. Il taglio della vita venne spostato sotto al seno, in corrispondenza con il bordo superiore della fascia interna.
Negli abiti creati successivamente abolì totalmente il busto introducendo reggiseno e giarrettiere leggere.
Nel 1909 andò in scena a Parigi il balletto russo con i costumi fantasiosi ed esotici di Léon Baskt, materiale d’ispirazione per lo stilista. Quest’ultimo allora iniziò a produrre indumenti “donna-odalisca” come pantaloni harem, gonna humpel e turbanti. Anche cappotti e mantelli sviluppati sul taglio semplice ed unitario di quello del kimono ridefiniti con bordi di pelliccia. Sempre ispirati ai kimono elaborò abiti di seta con ricami floreali che soppiantarono i tradizionali abiti da pomeriggio. Inoltre ideò cappelli esagerati con larghe falde e trattenuti con gli spilloni dell’epoca. I turbanti erano semplici con drappeggi o decorati con piume.
I pantaloni all’orientale crearono scandalo ma molte donne parigine li apprezzarono e contribuirono a costruire la particolare immagine di femme fatale della Belle Époque. Immagine diffusa anche attraverso la realizzazione da parte dello stilista di costumi per il teatro ed il cinema su questo stile.
Poiret sviluppò contemporaneamente ad una linea orientaleggiante anche una linea ispirata al neoclassico ed agli anni del Direttorio. Lo stilista pur riagganciandosi a questi stili però adoperò materiali o soluzioni innovative, per esempio decorazioni stampate nei colori delle avanguardie artistiche. Uno dei modelli più celebri è il classicheggiante “Joséphine” in satine bianco e tunica in tulle e bordatura dorata.
Paul Poiret : al di là degli abiti
Entrato in contatto con la Wiener Werkstätte, lo stilista iniziò ad interessarsi anche di design ed di arredamento per interni. Egli stesso progettò tessuti d’arredamento, tappezzerie, mobili ed oggetti per la casa con straordinarie decorazioni in collaborazione con alcuni artisti come Raoul Dufy (artista tessile). In particolare aprì a Parigi l’atelier Martine, scuola-laboratorio di arti applicate, oltre a lanciare una linea di tessuti ed arredi.
L’atelier Martine era una vera e propria scuola d’arte dove giovani ragazze con inclinazioni artistiche avevano la possibilità di produrre arti decorative. Lo stilista usò la sua scuola come strumento di marketing per giustificare l’idea che tutte le creazioni sarebbero potute essere smembrate ed adoperate smodatamente dalla cultura delle merci.
Entrato in contatto con la Wiener Werkstätte, lo stilista iniziò ad interessarsi anche di design ed di arredamento per interni. Egli stesso progettò tessuti d’arredamento, tappezzerie, mobili ed oggetti per la casa con straordinarie decorazioni in collaborazione con alcuni artisti come Raoul Dufy (artista tessile). In particolare aprì a Parigi l’atelier Martine, scuola-laboratorio di arti applicate, oltre a lanciare una linea di tessuti ed arredi. L’atelier Martine era una vera e propria scuola d’arte dove giovani ragazze con inclinazioni artistiche avevano la possibilità di produrre arti decorative. Lo stilista usò la sua scuola come strumento di marketing per giustificare l’idea che tutte le creazioni sarebbero potute essere smembrate ed adoperate smodatamente dalla cultura delle merci.
L’atelier Martine era una vera e propria scuola d’arte dove giovani ragazze con inclinazioni artistiche avevano la possibilità di produrre arti decorative. Lo stilista usò la sua scuola come strumento di marketing per giustificare l’idea che tutte le creazioni sarebbero potute essere smembrate ed adoperate smodatamente dalla cultura delle merci.
Nel 1911 cominciò a dedicarsi alla cosmesi, a prodotti di bellezza (ad esempio ciprie, mascara, creme) ed a profumi con essenze rare presentate in confezioni sofisticate. In particolare in collaborazione con il Dottor Midy, che aveva un laboratorio farmaceutico, creò la sua prima linea di profumi “Les Parfums de Rosine” (Rosine, era il nome di una delle sue figlie). Successivamente creò comunque altri profumi. Tutti i disegni delle confezioni erano molto curati, talvolta realizzati da lui personalmente altre volte disegnati su commissione.
Nel 1913 lo stilista raggiunse e conquistò anche il mercato statunitense che lo definì “il re della moda”. Nel 1917 aprì a New York un atelier che anticipava il prêt-à-porter moderno. Sfortunatamente però, in piena Prima Guerra Mondiale venne chiamato a prestare servizio militare.
Il decadimento
Nel 1919 a Parigi i suoi atelier non riuscirono più a raggiungere il successo degli anni precedenti. Purtroppo il mercato era cambiato e lui non riuscì a tenere il passo. I suoi abiti erano ormai ritenuti troppo lussuosi e lontani dalle nuove esigenze del suo target. Infatti la fine della guerra produsse una situazione sociale e finanziaria difficile, le sue commissioni diminuirono e si concentrò maggiormente sul mondo del cinema e del teatro. Negli anni seguenti fece una serie di operazioni sbagliate che provocarono il decadimento della sua azienda fino al fallimento.
Inoltre dopo aver perso due dei suoi cinque figli a causa della febbre spagnola, qualche anno dopo divorziò anche dalla moglie.
Successivamente Poiret ricominciò la sua attività in un piccolo laboratorio di sartoria a Parigi ma la sua fama venne oscurata dall’emergere di altri stilisti con capi più pratici, semplici ed economici come Coco Chanel. Continuò comunque sporadicamente a lavorare. Ad esempio progettò costumi per il teatro ed il cinema e collaborò con i Magazzini Liberty di Londra.
Pubblicò una sua autobiografia dal titolo “En habillant l’époque”. Morì impoverito a Parigi il 30 Aprile 1944.
Nonostante Poiret fu un importante figura nel mondo della moda cadde nell’oblio e dimenticato. Probabilmente l’emergere di nuovi stilisti di successo dell’epoca lo offuscarono. Soltanto recentemente questo stilista è stato riscoperto.
Giulia Cesarini Argiroffo
Bibliografia
Noël Palomo-Lovinski (2010), The world’s most influential Fashion Designes. Hidden connections and lasting legacies of fashion’s iconic creators, London, A&B Black.
Henny Harald Hansen (1988), Storia del costume, Alessandria, Marinetti.
Sitografia
https://www.geometriefluide.com/pagina.asp?cat=belle-epoque&prod=poiret-moda-belle-epoque
http://www.palaisgalliera.paris.fr/en/work/reverend-coat-paul-poiret