Alcuni sono molto famosi, come l’orso, il leone o il cavallo. Altri, come il lofoforo splendido, il kouprey o lo xoloitzcuintle, lo sono assai meno. Stiamo parlando degli animali nazionali. Meno “ufficiali” della bandiera o dell’inno, essi hanno nondimeno una forza evocativa dello stesso livello o, in alcuni casi, addirittura superiore. Chi, infatti, non pensa immediatamente alla Repubblica Popolare Cinese sentendo la parola “panda”? La stessa associazione sicuramente non è suscitata, nel grosso pubblico, dall’espressione “Marcia dei volontari”, titolo dell’inno nazionale.
Anche gli animali nazionali, però, hanno spesso un certo grado di convenzionalità. Sovente, infatti, essi derivano dall’araldica e quindi da un ambito che è, per definizione, basato sulla consuetudine. Addentriamoci, allora, in un bel tour “zoologico” per scoprire come vengono scelte le specie che devono rappresentare un intero Paese e che importanza rivestono.
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Animali nazionali e ufficialità
La pratica più comune per l’adozione di un animale nazionale è quella di scegliere una specie indigena dal proprio territorio. È il caso delle tre che abbiamo citato prima. Si tratta, rispettivamente, di un fagiano, un bovide e una razza di cane che rappresentano, nell’ordine, Nepal, Cambogia e Messico. Ciascuno di questi è un esponente tipico della fauna del proprio Paese. Se, poi, quest’ultima è particolarmente ricca, si possono avere anche diversi animali nazionali. Proprio il Messico, oltre al suddetto amico a quattro zampe, ha adottato l’aquila reale, il giaguaro, la tartaruga verde, la vaquita (un cetaceo) e la cavalletta. In pratica, la nazione centroamericana ha un rappresentante per ogni classe tassonomica. E l’Italia? Si accontenta di uno: il maestoso lupo appenninico.
Un altro motivo per cui gli animali nazionali possono essere più di uno per lo stesso Paese è che essi sono, generalmente, legati alla tradizione popolare. La bandiera e l’inno, al contrario, sono in moltissimi casi ufficializzati per legge. Questo, attenzione, non vuol dire assolutamente che anche i primi non abbiano la loro importanza. Anzi, si può dire, forse, che essi siano molto più versatili. Possono, infatti, essere adottati negli ambiti più disparati. Si va da quelli più popolari, come lo sport, a quelli più ufficiali. Esempio? La cosiddetta panda diplomacy. Per legge, tutti gli esemplari esistenti appartengono alla Cina. Gli stranieri possono solo affittarli, e a condizioni straordinariamente gravose. Va da sé che, se si è in cattivi rapporti diplomatici con Pechino, la possibilità di ottenere un panda sarà molto scarsa. Insomma, anche gli animali nazionali vengono riconosciuti come emblemi ufficiali, da tutelare in modo adeguato alla loro importanza.
La convenzionalità degli animali nazionali
Anche gli animali nazionali, però, come anticipato, hanno il loro grado di convenzionalità. Ciò in primis per un motivo propriamente zoologico, e cioè che la natura non segue di certo i confini umani. È molto comune, quindi, che un animale tipico sia presente anche sul territorio di altri Paesi. La zebra, emblema del Botswana, vive anche in moltissime altre zone dell’Africa. Le cose diventano ancora più complesse se l’animale in questione è anche, da sempre, un simbolo araldico molto comune. È il caso del leone che rappresenta svariati Paesi e di molti di essi non è nemmeno originario. Talvolta, per evitare doppioni con altri Stati, si “personalizza” il proprio simbolo. Così, l’aquila, altra fiera araldica molto popolare, compare quasi sempre in una variante particolare. Può trattarsi di una sottospecie, come l’aquila di mare testabianca statunitense, oppure di un animale fantastico, come l’aquila bicipite russa.
Proprio la differenza tra questi due uccelli ci introduce a una distinzione centrale tra gli animali nazionali veri e propri e quelli che sono solo simboli araldici. Talvolta, le due cose coincidono. Così, le già citate zebra e aquila di mare compaiono anche sugli stemmi dei rispettivi Paesi. Può, però, capitare che uno Stato abbia una specie nazionale diversa da quella che è usata come simbolo araldico. Un esempio geograficamente vicino è quello della Serbia, che ha il lupo grigio nel primo caso e l’aquila bianca bicipite nel secondo. Quest’ultima, oltre che sull’emblema, compare anche sulla bandiera. È evidente, del resto, la funzione e l’origine araldica dell’animale quando questo, come nel caso appena citato, non esiste. Gli esempi al riguardo sono innumerevoli: dall’unicorno scozzese al leone a due code ceco.
Conclusione
In conclusione, quindi, possiamo dire che gli animali nazionali sono una grande varietà. Si va da quelli che hanno uno scopo puramente simbolico a quelli che, al contrario, costituiscono un’associazione forte con un Paese e il suo territorio. Talvolta, essa è così immediata che non c’è nemmeno bisogno di riconoscerla ufficialmente. Un esempio sorprendente? Consultando il sito ufficiale del Governo dell’Australia, tra i suoi simboli non si troverà il canguro. Eppure, è pacifico che non vi sia altra nazione al mondo a cui questa iconica specie possa essere ricondotta.
Gli animali nazionali, quindi, hanno un compito molto simile a quello della bandiera: dare concretezza a un’entità, come lo Stato-nazione, artificialmente costruita. La loro importanza, tuttavia, è ancora maggiore se si considera che essi, oltre a incarnare una comunità di esseri umani, stabiliscono pure, in molti casi, un legame tra essa e un particolare territorio. Quanto la definizione di quest’ultimo sia centrale per l’identità di qualunque Stato-nazione è cosa abbondantemente nota.
Francesco Robustelli
Sitografia
https://www.reference.com/geography/national-animal-mexico-a08a7f34dd674288 .
http://www.sapere.it/sapere/approfondimenti/animali/mammiferi/kouprey.html
https://www.wwf.it/news/notizie/?30440
https://www.dailybest.it/natura/panda-diplomazia-cina-geopolitica/
http://www.macroevolution.net/zebra-habitat.html
Fonti media
L’immagine di copertina è ripresa da https://www.settemuse.it/sfondi_animali/sfondi_lupi.htm