Perché Sallustio scrive le Historiae? Le Historiae di Sallustio, in 5 libri, o forse in origine destinate a includere anche un sesto libro, mai composto per la morte dell’autore, chiariscono il cambio di rotta “storiografica” del nostro Sallustio che lascia il suo originario progetto di storia per monografie per dedicarsi al metodo di storia “continua”, di lunga tradizione.
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Perché Sallustio sceglie Historiae e non Annales?
Sallustio sceglie Historiae e non Annales perché, pur narrando gli eventi storici all’interno dell’anno in cui si erano verificati, secondo una ripartizione annalistica della materia, la sua opera non era una storia universale a partire dalle origini.
Nonostante la ripartizione annalistica degli eventi, Sallustio decide di scrivere delle Historiae e non degli Annales.
In questo modo egli poteva facilmente concentrarsi su vicende contemporanee; così attribuiva al suo impegno storiografico una valenza politica, spiegando al suo pubblico gli eventi della cronaca recente con una valenza pedagogica.
Con le sue Historiae incentrate sul periodo compreso tra il 78 e il 67 a.C., Sallustio si inserisce nel cosiddetto “ciclo storico“, come prosecuzione dello storico Lucio Cornelio Sisenna.
Delle Historiae abbiamo solo circa 500 frammenti, comprensivi dell’ampio segmento del Prologo ma in prevalenza costituiti da passi incerti e incompleti trasmessi da autori successivi, grammatici e storici che attinsero all’opera sallustiana, e da brevi passaggi pervenuti attraverso la tradizione papiracea e manoscritta.
Quali erano gli anni narrati nelle Historiae di Sallustio?
Gli anni compresi nelle Historiae erano quelli 78-67 a.C., anni molto significativi per la storia di Roma.
Nel 78 vi aveva avuto luogo il consolato di Marco Emilio Lepido, che subito dopo la morte di Silla, aveva inteso inficiarne l’azione riformatrice.
Il 67 era l’anno della Lex Gabinia de bello piratico, commando straordinario per la guerra contro i pirati in aperta violazione della prassi repubblicana e momento della ripresa delle ostilità con Mitridate del Ponto. Era poi l’anno di raccordo con il De coniuratione Catilinae (che ripercorreva gli anni 67-62 a.C.).
Si é ipotizzato che il VI libro, con cui forse doveva chiudersi l’opera, comprendesse agli avvenimenti tra il 67 e il 63 a.C., anno della morte di Mitridate; e quindi conducesse il lettore direttamente alla narrazione della prima monografia sallustiana su Catilina.
Quanti libri comprendevano le Historiae di Sallustio?
Le Historiae di Sallustio comprendevano 5 libri.
Dopo un articolato prologo sulla storiografia romana e le origini della crisi della repubblica, le Historiae riepilogavano assai sinteticamente gli eventi verificatisi nel cinquantennio compreso tra l’azione riformatrice dei Gracchi, con cui si era aperta a Roma una fase di crisi che si sarebbe risolta solo con il principato augusteo, e la dittatura di Silla, quando Roma era stata per la prima volta teatro di sanguinosi scontri.
Il lettore era introdotto all’argomento specifico delle Historiae attraverso un discorso dai contenuti aspramente antisillani tenuto da Marco Emilio Lepido.
Il I libro si proponeva di analizzare la reazione antisillana maturata all’indomani della morte del dittatore e intesa al progressivo smantellamento della sua restaurazione istituzionale, in particolare in riferimento al tribunato della plebe.
Il II libro dava invece conto al contemporaneo impegno delle legioni romane in diverse aree dell’impero: in Spagna, con il commando affidato a Gneo Pompeo; in Macedonia, con Appio Claudio Pulcro e Gaio Scribonio Curione; in Cilicia, con Publio Servilio Vatia.
Il III libro narrava i fatti del 74-72 a.C. e si muoveva a sua volta su più fronti: il Mediterraneo con la spedizione di Marco Antonio; l’Oriente, con gli scontri tra Licinio Lucullo e Mitridate re del Ponto; la Spagna, con la morte di Sertorio; l’Italia, con la rivolta di Spartaco.
Il IV libro ripercorreva le vittorie di Lucullo contro Mitridate e Tigrane d’Armenia.
L’obiettivo polemico di Sallustio: Pompeo
Il V libro, probabilmente incompleto, registrava la riconquista del Ponto da parte di Mitridate e si spingeva almeno fino alla discussione della Lex Gabinia de bello piratico del 67 che, conferendo a Pompeo il commando delle operazioni contro pirati del Mediterraneo e lungo le coste, rappresentava una delle più eclatanti violazioni della normativa perpetrate nella tarda repubblica romana.
L’obiettivo della polemica di Sallustio é Pompeo, animato da ambizione e disposto a combattere per Silla per poi avvicinarsi alla parte popularis e infine ancora a quella oligarchica, contribuendo al disfacimento della repubblica.
Punti di contatto delle Historiae con le monografie
Sicuramente molti dovevano essere i punti di contatto anche formali con le monografie sallustiane.
Anche le Historiae ospitavano digressioni di interesse etnografico. Come nelle monografie, anche in quest’opera acquisivano risalto i ritratti di personaggi, delineati attraverso le loro azioni e i loro discorsi secondo il modello catoniano e prima tucidideo.
Le lettere erano invece portavoce di concetti importanti. Per esempio la missiva di Mitridate intesa a sollecitare l’intervento dei Parti era strumentale a introdurre il tema dell’imperialismo romano.
Individuare le fonti dei frammenti delle Historiae giunti a noi presenta delle domande che non avranno mai risposta. Probabilmente Sallustio utilizzò Varrone, sopratutto per la vita di Pompeo, ma anche archivi familiari e memorie personali dell’aristocrazia romana e di generazioni precedenti.
Tutte le opere sallustiane mostrano una tendenza democratica, tuttavia notevolmente ammorbidita da una sostanziale adesione agli ideali politici della classe dirigente, come quello della concordia ordinum e dell’avversione alla demagogia e al radicalismo.
Il Sallustio delle Historiae: uno storico maturo
L’ultima grande opera di Sallustio avrebbe dovuto essere, appunto, un libro ben più ampio dei precedenti, in cui l’autore si sarebbe proposto di analizzare con più vasto respiro le cause della sua contemporaneità.
Secondo alcuni studiosi è proprio nelle Historiaeche Sallustio come storiografo giunge a completa maturazione.
La morte ne impedì il completamento, ma di essa ci rimangono alcune parti, fra i quali alcuni discorsi diretti. Ciò che è pervenuto ci offre una visione piuttosto pessimistica, cupa, dell’uomo, le cui pulsioni hanno sempre il predominio sulla ragione. Sono le pulsioni degli uomini, nel bene o nel male, a farne la storia.
Il pessimismo delle Historiae di Sallustio
Leggiamo un Sallustio dai principi etico-politici evoluti dalle due monografie – di cui notevoli sono i proemi per il tono moralistico e la sincera ammirazione per i vecchi mores – fino alle Historiae. In quest’opera domina un pessimismo più acuto e si viene maturando un pensiero più razionale dell’analisi dei fatti storici come frutto della volontà degli uomini.
Vi è anche maggiore personalità nelle orazioni attribuite ai personaggi, maggiore armonia e drammaticità.
Sallustio dà il via ad un tipo di storiografia romana dominata dall’introspezione psicologica dei personaggi che lui sceglie di mettere in rilievo.
Asinio Pollione continuatore di Sallustio
Continuatore dell’opera sallustiana, nel ciclo storico, fu Asinio Pollione, che cominciava a narrare dall’anno 60 a.C.
Maria Francesca Cadeddu