Tra gli psicoanalisti più stimati del secolo scorso, Erich Fromm ha saputo scandagliare come pochi altri l’animo umano. Egli è riuscito a portare avanti studi di un certo rilievo, mettendo in relazione psicologia, politica e filosofia. L’intellettuale tedesco è noto, però, al grande pubblico soprattutto per il successo di un saggio pubblicato nel 1957: L’arte di amare. Si tratta di un excursus sui vari tipi d’amore: da quello familiare a quello erotico; dall’amore immaturo a quello autentico. Si arriva poi alla trattazione delle sue estreme e perverse devianze, tipiche della società contemporanea. Non è un caso, allora, se tra le frasi d’amore più apprezzate di sempre ritroviamo ancora oggi spesso citazioni tratte da questo scritto, divenuto un best seller.
Ma com’è riuscito un intellettuale della caratura di Erich Fromm a parlare di un argomento così complesso e ad affascinare un così ampio numero di persone? Forse la forza di questo saggio consiste proprio nella sua straordinaria attualità.
Indice dell'articolo
L’arte di amare
L’arte di amare si presenta come un compendio di riflessioni che s’intrecciano tra loro. Alcuni dei punti salienti, presi in esame, ci daranno modo di comprendere che lo scopo di Fromm non è di insegnare ad amare. L’amare è da intendersi, in prima istanza, come un’arte. In quanto tale, si apprende perlopiù attraverso la pratica, ma sono importanti anche disciplina, concentrazione e pazienza.
Per questo l’intento di Fromm è di analizzare “premesse” e “approcci” dell’amore, nonché di smascherare gli inganni che derivano da alcune interpretazioni ad esso legate. Tra questi ricordiamo l’incapacità di distinguere tra innamoramento e amore, l’attitudine ad identificare l’amore con l’essere amati e, infine, la convinzione che l’amore non richieda sforzo alcuno. L’idea generale è, infatti, che l’amore possa manifestarsi improvvisamente quasi contro la nostra volontà e che non necessiti di alcuna forma di saggezza o conoscenza. A ciò si aggiunge pure che in linea di massima l’amore viene concepito nella dimensione della perdita, invece che di una sana conquista, della propria individualità.
Non è affatto così per lo psicanalista, soprattutto, se consideriamo che l’amore è intrinsecamente legato al problema dell’esistenza umana. Questo perché tutte le altre forme di unità che l’uomo cerca di conquistare nel corso della sua vita non riescono ad ottemperare a quella mancanza che esiste di fondo in ogni soggetto. Allora l’unica cosa che può salvarci è un’unione simbiotica? Anche in questo caso la risposta di Erich Fromm è negativa. Egli scrive:
l’amore maturo è unione a condizione di preservare la propria integrità, la propria individualità. […] Sembra un paradosso, ma nell’amore due esseri diventano uno e tuttavia restano due.
L’amore per l’altro e l’amore verso se stessi
L’amore in tutte le sue forme presenta delle costanti: la premura, il rispetto, la conoscenza e la responsabilità. Per Fromm, però, è soprattutto “il dare” che fa la differenza. Si tratta di un atto che non va concepito nel senso moderno del do ut des, ma è da intendersi piuttosto come un dare spontaneo che arricchisce in primo luogo colui che lo elargisce. In forza di ciò, egli può asserire che l’amore produce altro amore.
Dunque, dopo aver passato in rassegna l’amore familiare (materno, paterno), si sofferma su quello erotico. Ci si illude che il desiderio sessuale implichi l’amore, ma è perlopiù vero il contrario.
L’amore non è la conseguenza di un’adeguata soddisfazione sessuale, ma la felicità sessuale – e la conoscenza della cosiddetta tecnica sessuale è una conseguenza dell’amore.
A questo punto la posizione del filosofo assume una connotazione precisa, poiché l’amore per l’altro passa anche e soprattutto dall’amore di sé. Solo amando se stesso e provando amore per l’umanità in generale, l’individuo può davvero concedersi all’altro in “modo produttivo”. L’amore di sé non va, dunque, confuso con l’egoismo, che in verità impedisce non solo di amare gli altri ma anche se stessi.
Pertanto se l’amore erotico che si basa solo sul mero istinto sessuale lascia gli uomini nella loro solitudine, quello erotico autentico richiede un atto di volontà per unirsi all’altra persona. Fromm parte da questo assunto di amore maturo e razionale per criticare SigmundFreud, che avrebbe invece concepito l’amore solo nella sua accezione irrazionale e infantile.
Dall’amore patologico all’amore come atto di fede
L’amore è oggi sbeffeggiato, perché caratterizzato dalla volontà di sfuggire alla solitudine e/o di conformarsi ai meccanismi della società. Vedasi ad esempio l’idea del matrimonio per il senso comune: la donna deve supportare il marito che torna stanco dal lavoro e l’uomo deve apprezzare le cure domestiche della moglie. A queste forme di “amore” infantile se ne aggiungono altre dovute al fatto che uomini e donne di oggi non sono riusciti a inglobare dentro di sé l’elemento materno e paterno. Di fatto continuano spasmodicamente a ricercarlo nel compagno/a prescelto. È il tripudio di nevrosi, amori idolatrici ed altre forme di amore patologico. Trionfa l’idea dell’amore perfetto, senza conflitto, e non dell’amore sentito come una perenne sfida da affrontare, che si realizza come crescita personale e interpersonale. Ecco perché ne L’arte di amare leggiamo:
La capacità d’amare dipende dalla propria capacità di emergere dal narcisismo e dall’attaccamento incestuoso per la propria madre e il proprio clan; dipende dalla propria capacità di crescere, di sviluppare un orientamento produttivo nei rapporti col mondo e se stessi. […] La pratica dell’arte di amare richiede la pratica della fede.
La difficoltà di affrontare questa sfida è ascrivibile proprio alla mancanza di coraggio, perché avere fede significa mettere in conto la possibilità di soffrire o di essere delusi.
Il lascito de L’arte di amare
L’amore infantile segue il principio: amo perché sono amato. L’amore maturo segue il principio: sono amato perché amo. L’amore immaturo dice: ho bisogno di te perché ti amo.
Questa è sicuramente una delle frasi d’amore più famose e ricorrenti anche sul web. Ciò si deve forse al fatto che è tra quelle che meglio riescono a sintetizzare la capacità di Fromm di condensare in poche righe riflessioni di ampio respiro, frutto di un’analisi sociologica e psicologica tutt’altro che superficiale.
Proprio la semplicità con cui egli riesce ad esprimersi su un tema così enigmatico e delicato – che per secoli ha interrogato poeti e filosofi – è la chiave del suo successo. Dunque anche se oggi ogni riflessione sull’amore è dettata da un certo cinismo, le parole di Fromm continuano ad ammaliare e ad essere oggetto di ricerca e riflessione. Forse questo si deve al fatto che, come egli sostiene, anche se l’amore vive tempi bui ed è stato oscurato ciò non nega la sua esistenza.
Ed è così che L’arte di amare diventa una sorta di Bibbia non solo per gli innamorati, ma per chiunque voglia confrontarsi per la prima volta con una riflessione seria e profonda che riguarda l’amore.
Giuseppina Di Luna
Bibliografia
Erich Fromm, L’arte di amare, ed. Mondadori, 2016.