La biodiversità ha sempre affidato all’aspro giudizio della selezione naturale dei piani architettonici particolarissimi. Gli adattamenti di cui si muniscono nel tempo diventano via via più sofisticati, altre volte quasi bizzarri. I più efficienti sono i più duraturi, e i medesimi vengono spesso anche riciclati. Pochi bauplane* hanno però dimostrato la stessa efficienza, e insieme, eleganza, delle libellule.
[…] come un lampo di luce vivente volò
Sir Alfred Tennyson
*bauplan è traducibile con “piano corporeo”. Riferito agli animali, ne evidenzia le strategie evolutive legate al proprio schema strutturale.
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Libellule: qual è il loro posto nell’albero della vita?
Una libellula ce la si immagina inevitabilmente in volo. Coloratissime, frenetiche – eppure delicate – scintillano al sole come scaglie metallescenti.
È impossibile non abbandonarsi allo stupore ogni volta che se ne vede una.
Proprio questa sensazione doveva avere addosso chi scelse per questi insetti il nome “libellula”. Questa parola deriva infatti dal latino liber, che vuol dire “libero“.
I tassonomisti le hanno ascritte ad un antico ordine di insetti, gli odonata. Non sono però le sole creature ad appartenere a questo gruppo. Altri organismi volatori, più piccoli e raffinati, condividono lo stesso ramo cladistico: le damigelle.
Il taxa odonata è però da sempre oggetto di controversie. Le libellule – che occupano la fetta più consistente dell’insieme – mettono d’accordo tutti circa la discendenza. Ma la stessa cosa non vale per le damigelle.
Si distinguono per l’addome, lungo e segmentato; le fitte venature che decorano quattro ali appaiate; e i grossi occhi globosi. Una tendenza evolutiva è stata la riduzione delle antenne. Nelle libellule moderne sono quasi vestigiali. Gli adulti presentano, a differenza delle larve, una marcata colorazione. Sono molto attive, specie durante le ore diurne.
Anisoptera, le libellule propriamente dette
Il piano corporeo delle libellule – adattato eccezionalmente bene al volo predatorio – non lascia adito a dubitare circa la loro deriva filogenetica. Raggruppate nel taxon anisoptera, sono visibilmente più “grossolane” delle damigelle.
Gli anisotteri sono insetti di grandi dimensioni, in pratica le “contraerei” del microcosmo. L’addome è piuttosto spesso, e termina con due cerci quasi acuminati. Il torace presenta una curvatura maggiormente accentuata rispetto a quello delle damigelle. Ciò consente una più marcata cefalizzazione del baricentro, con le zampe protruse anteriormente e le ali posteriormente.
Proprio gli adattamenti alari sono il carattere eponimo del raggruppamento. Ciò non sorprende, visto che le libellule fanno affidamento al solo volo come mezzo di locomozione. Le zampe sono infatti troppo sottili perché possano deambulare. Esse servono solo per la raptazione della preda e per appoggiarsi su superfici solide.
Ogni anisottero presenta due paia di ali, diversificate tra loro. Anisottero vuol dire appunto “che ha ali diverse“. A riposo sono tenute estese orizzontalmente. Proprio questo fenomeno sarebbe alla base di un altro eventuale etimo della parola libellula: libra, bilancia. La specializzazione delle ali permette un volo estremamente preciso. Le libellule riescono a restare sospese in aria – come i ditteri – e perfino a volare all’indietro.
Un altra sinapomorfia peculiare riguarda gli occhi. Questi sono composti da innumerevoli piccoli ommatidi, fino a formare due masse globose, molto ravvicinate tra loro. Ciò permette una visione a 360°. Per misurare la profondità di campo fanno invece affidamento a tre ocelli frontali.
Epiprocta, un gruppo controverso
Visibilmente meno arcaiche rispetto alle libellule, le damigelle sono più piccole e sottili, quasi eteree. Si distinguono non solo per le dimensioni ridotte, ma anche per altri adattamenti. Le differenze non sono sostanziali, si tratta per lo più di particolari.
A riposo le damigelle tengono le ali disposte verticalmente, adagiandole dorsalmente. Le membrane sono meno evidentemente diversificate tra loro. Il loro è infatti un volo meno efficace. Proprio per questo però, anche meno dispendioso. Gli occhi composti sono disposti ai lati della testa, piuttosto distanziati tra loro.
Le damigelle hanno dato un gran da fare ai cladisti. Inizialmente furono sistemate nel sottordine zygoptera. Studi successivi hanno però evidenziato sottili differenze tra quattro specie del genere epiophleba, tali da giustificare una revisione del raggruppamento.
Attualmente si è d’accordo nel distinguere le damigelle dagli anisotteri, in un sottordine detto epiprocta. Questo trova ulteriore divisione in due infraordini: gli zygoptera e gli epiophlebioptera. Tuttavia neppure tutti sono soddisfati di questa (moderna) classificazione.
Le geometrie erotiche degli odonata
Quando si tratta di accoppiarsi, gli animali sanno essere davvero strani. I mammiferi mostrano i comportamenti più bizzarri. E l’essere umano soprattutto, sfoggia una tra le sessualità più controverse in natura. Ma neppure tra le file dei phyla minori si scherza!
Tra gli artoprodi troviamo specie che hanno evoluto ritualistiche amorose molto singolari. Tra questi, le libellule si distinguono per la posizione “a cuore” che assumono durante la copula. Dietro questa strabiliante geometria erotica si nascondono ragioni biomeccaniche.
Il maschio produce sperma nei segmenti terminali dell’addome. Il seme è però poi stoccato in quelli prossimali, infatti è lì che si trova il gonoporo. Le gonadi della femmina si trovano invece nei metameri più distali. Per avviare la copula i genitali necessitano di vicinanza.
Dopo una ritualistica danza aerea, il maschio invita la femmina ad avvicinarsi. Se il corteggiamento ha esito positivo, ne afferra la testa con i cerci. A quel punto la femmina allunga l’addome, offrendosi a lui, oppure vola via. Gli anisotteri di solito si accoppiano posati, gli epiprocti invece in volo.
Il ciclo è di tipo emimetabolo. È presente una fase larvale (simile alla forma adulta), più tozza negli anisotteri e più allungata negli epiprocti. È relegata all’ambiente acquatico, nel quale è predatrice implacabile. L’apparato boccale è modificato in un organo protusibile a scatto, la maschera.
La simbologia delle libellule
La libellula nella cultura popolare è considerata un essere magico. Diventa protagonista di miti e leggende nel folklore di molti popoli. È da sempre associata all’idea di trasformazione, così come all’equilibrio.
Secondo un’antica leggenda pellerossa, la libellula era inizialmente un drago. Questa creatura molto saggia diffondeva luce col suo respiro e, affinando l’arte dell’emissione fotonica, elaborò una forma di magia illusoria. Proprio queste illusioni le si ritorsero contro quando tentò di catturare il coyote. Fu così che si tramutò nell’insetto che è oggi.
In Sud America l’insetto è visto sotto una lente esoterica. Esso sarebbe la prima forma assunta da un’anima defunta.
In Australia invece si racconta che esse riescano a dissimulare le illusioni.
In Oriente è simbolo di prosperità e fortuna, tanto che alcuni samurai praticavano incisioni raffiguranti libellule sui loro elmi.
Molti popoli europei invece le vedono di cattivo occhio. Nei paesi del nord sono associate alle streghe, mentre in Italia sono dette “ago del diavolo”.
Nel bene e nel male, la libellula è una creatura dal fascino indiscutibile. L’aura mistica che l’attornia è specchio di una fisicità che non può passare inosservata. Essa è la regina dei cieli, nel piccolo mondo degli insetti.
Lorenzo Di Meglio
Bibliografia
R. C. Brusca, G. J. Brusca – Invertebrati – Zanichelli
H. Bellman – Guida alle libellule. – Scienze naturali/manuali
Sitografia
Fotografia a cura di Lorenzo Di Meglio e Martina Laselva.