Avvelenerei mai me stesso? È la domanda che ognuno di noi dovrebbe porsi ogniqualvolta è in procinto di entrare in un centro abbronzante per sottoporsi a quella che comunemente viene definita “lampada abbronzante”, un vero e proprio bombardamento ad alta energia che subiscono i nostri melanociti.
Il British Medical Journal spiega come il loro uso aumenti in maniera significativa il rischio di melanoma, la forma più grave di cancro della pelle. Ancora più importante è il fatto che il rischio di contrarre il cancro aumenta in base alla frequenza delle sedute, in particolare se queste vengono fatte in età inferiore ai 35 anni.
I ricercatori hanno infatti calcolato che su circa 64 mila nuovi casi di melanoma registrati ogni anno in 18 paesi europei (Italia inclusa) 3438 sono attribuibili all’uso di lettini solari, con una netta prevalenza per le donne. Questo significa che circa il 5.4% delle persone affette da melanoma ha contratto il cancro a causa delle lampade abbronzanti. Proiettando poi questa statistica alla percentuale dei morti per melanoma, si arriva a circa 800 morti all’anno a causa dei lettini abbronzanti.
Perché si formano i melanomi?
Le lampade abbronzanti, così come il Sole, emanano raggi UV, i quali permettono a noi esseri umani di sfoggiare l’abbronzatura che tanto apprezziamo. Ciò che forse non tutti sanno è che l’abbronzatura non è altro che una risposta difensiva dei melanociti, cellule che originano dalle creste neurali, migrano in seguito nel derma e infine raggiungono l’epitelio.
La melanina, che è presente nel citoplasma dei melanociti, è un pigmento che permette la fotoprotezione dai raggi UV e viene secreta per poi essere inviata ai cheratinociti, il tipo più abbondante di cellula dell’epitelio.
I raggi UV sono un intervallo dello spettro elettromagnetico della luce, e hanno una frequenza (f) relativamente alta, che permette loro di penetrare all’interno dei tessuti esterni del corpo umano, andando a modificare il DNA delle cellule. La modifica del DNA, tramite la catalizzazione di un legame tra due timine, che comporta la formazione dei dimeri di timina, se non viene riparata in tempo dai meccanismi di riparazione citologici, può potenzialmente determinare l’insorgenza di un melanoma.
Esiste una dose accettabile?
In realtà no. Anche una sola seduta abbronzante, confermano gli studi, aumenta le probabilità di contrarre il cancro alla pelle. I metodi per prevenirlo sono innanzitutto avere cura della cute proteggendola dai raggi solari mediante protezioni e filtri, in particolar modo durante la prima esposizione, ovvero quando la pelle non presenta abbronzatura, in quanto è proprio in quel caso che si è senza protezioni.
Christian Nardelli