Le cinque rose di Jennifer di Gabriele Russo al Bellini

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Le cinque rose di Jennifer al Bellini
Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello regia Gabriele Russo con Daniele Russo e Sergio Del Prete fotografia di scena Mario Spada

Le cinque rose di Jennifer di Gabriele Russo inaugura la stagione del teatro Bellini di Napoli con Daniele Russo e Sergio Del Prete, dal 25 ottobre al 10 novembre

Un appartamento in penombra di uno squallido quartiere popolare napoletano, una stanza disordinata, una radio stridente delle celebri Mina, Ornella Vanoni e Patty Pravo. Al centro un tavolo illuminato e cinque rose rosse. Questo è il regno della solitudine di Jennifer, mentre trascorre il tempo ad ascoltare canzoni d’amore, legata al filo di un telefono. “Le cinque rose di Jennifer” di Gabriele Russo ripropone al Teatro Bellini di Napoli l’opera con la quale l’ attore e commediografo napoletano Annibale Ruccello esordì per la prima volta negli anni ’80 nelle vesti del protagonista Jennifer.

Le cinque rose di Jennifer: la trama

“Le cinque rose di Jennifer” tratta della storia di un travestito che vive in uno squallido monolocale tra le case popolari di Napoli, il quale, nelle scene di  Lucia Imperato, rasenta il kitsch. Sono tre mesi orami che aspetta “fidente” il suo amato Franco, un ingegnere di Genova al quale dedica ripetutamente “Se perdo te” di Patty Pravo a Radio Cuore Libero. Solo lo squillo del telefono rompe la sua solitudine: a causa di un disservizio alle linee della zona, continua a ricevere telefonate destinate ad altri travestiti del quartiere.

E ormai tutti sanno del suo Franco, tanto da non esimerla da crudeli scherzi telefonici. Intanto, si aggira un maniaco nel quartiere consumando omicidi contro i travestiti. Un giorno bussa alla sua porta Anna, anche lei travestito, la cui sola compagnia è la gatta Rosinella. In attesa di una telefonata che crede possa arrivare a Jennifer, le chiede di poter attendere a casa sua. Da qui, i due sconosciuti cominceranno a recitare le loro storie sino al terribile esito.

Le cinque rose di Jennifer” innumerevoli volte si è prestata alla rappresentazione teatrale e cinematografica di una materia già esplorata e fruita. C’è davvero bisogno di riportarla in scena? A che scopo? Cosa può esserci di originale in una nuova rappresentazione di Jennifer, di un personaggio dai tratti fortemente caratterizzati che ha già parlato e fatto parlare chiaramente di sé?

Le cinque rose di Jennifer. La novità della straordinaria regia di Gabriele Russo

Quello che forse mancava nelle precedenti rappresentazioni de “Le cinque rose di Jennifer” è probabilmente, la messa in scena di ciò che è oltre il personaggio. La ricerca e rappresentazione del “”, che nell’indagine dei fratelli Daniele e Gabriele Russo assume carne e ossa nei panni di Anna.

È Anna a farle il verso nella solitudine del suo solipsismo interiore. Ne è  ombra e spettro.  Instilla un nuovo interrogativo: chi è Anna? È un travestito? È un’ombra. Un demone. Non riesce a contenerla Jennifer nel suo specchio. Ed è lei ad osservarla mentre il suo riflesso prende forma. Esce fuori dal suo stesso corpo e assumendo vita propria, la perseguita.

Si anima il suo “doppio” nel rituale in cui Jennifer attrice della vita, rinnova sul volto la sua maschera davanti allo specchio, sfondo su cui emergere una nuova gestalt. Sede della angoscia e nel contempo scudo dal pericolo che incombe dal mondo esterno pronto a deriderla. Sede dalla libido di una sessualità insoddisfatta, ma anche  rigore del super-io che la richiama alla realtà, che le mette a posto il telefono, attaccata al filo di un amore inconsistente. Alla domanda chi è Sonia? Non è altro che il super-ego di Jennifer, spettro in carne di un conflitto sociale irrisolto da una parte e di infelicità psichica dall’altra.

Le cinque “res” di Jennifer

Trascinare la platea nella dialettica dell’ Io di Jennifer in cui non ci sono colpi di scena, che appagano le attese, ma soltanto un clima di una soffocante oppressione non è certo impresa semplice. A smorzare la tensione continua la bravura dell’attore che gioca con il personaggio tragicomico, mescidando con sapienza l’ironia, il riso e il pianto in un certamen di paradossi e discrasie a partire dalla fisicità selvaggia che indossa con eleganza le vesti di un’ attrice della vita.

La rappresentazione al Bellini appare così una nuova indagine accurata delle “Cinque rose di jennifer: le cinque res di una multiforme personalità: la rosa del materialismo che si accontenta di una buona sistemazione, le rose della sua sessualità, doppia e inappagata, la rosa del romanticismo e infine il bocciuolo spezzato di chi muore d’amore.

Rosa Auriemma

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