1479 – Italia rinascimentale
Verso il finire del Medioevo secondo alcuni studiosi ci sarebbe stato il cosiddetto “Rinascimento”, un periodo di rinascita della cultura originatosi nella nostra Italia. Se forse questo cambiamento fu meno netto di quanto si pensi, c’è da dire che alcune delle più belle opere d’arte sono state prodotte in questo periodo, caratterizzato da geni come Leonardo, Michelangelo, Donatello e Raffaello.
Firenze: la culla del Rinascimento
Firenze è conosciuta in tutto il mondo come “la culla del Rinascimento”, periodo di splendore artistico e culturale per il capoluogo toscano, e di rimando anche come la “città dei Medici”, potentissima famiglia che vi instaurò una delle signorie più conosciute. Quest’immagine, sebbene non errata, rischia di darci un’idea troppo riduttiva della storia fiorentina, difatti la fioritura culturale quattrocentesca affonda le sue radici già nel secolo precedente.
Tra Leonardo e Michelangelo: l’Arte rinascimentale
Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Donatello, Botticelli, Tintoretto… La parola Rinascimento evoca innanzitutto la straordinaria stagione artistica che visse la penisola Italiana tra ‘400 e ‘500. Milioni di turisti accorrono in Italia ogni anno per visitare i luoghi del Rinascimento italiano e ammirare architetture, pitture e sculture rinascimentali.
Si tratta forse del momento in cui l’arte occidentale raggiunge il suo culmine, dopo la scoperta della prospettiva e la riscoperta di stili classici.
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Dall’Umanesimo al Rinascimento
Molti guardano all’Umanesimo e al Rinascimento come alle diverse fasi di uno stesso fenomeno. Se ne possono individuare quattro.
La prima è quella dell’Umanesimo che può essere considerato come il momento culturale che parte dalla coscienza che il mondo latino sia lontano e vada quindi recuperato. Da qui la ricerca dei testi latini che si credevano perduti, attività già praticata in maniera instancabile da Petrarca nelle biblioteche europee.
A questa prima fase di assimilazione e di scoperta, segue quella dell’emulazione. Gli umanisti cercarono di riprodurre la cultura classica definendo quindi il latino come lingua dei dotti e degli intellettuali.
La terza fase è invece quella del Rinascimento che si può far cominciare dalla prima metà del XIV secolo.
L’ultima fase è quella del Rinascimento maturo che va dalla morte di Lorenzo il Magnifico (1492) fino al Sacco di Roma (1527) e all’inizio del Concilio di Trento (1545). È il periodo che offre i maggiori prodotti artistici con, ad esempio, Ludovico Ariosto, Machiavelli, Michelangelo, Leonardo, etc.
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Rinascimento e modernità in relazione all’antico
Il ritorno all’antico del Rinascimento avvenne in polemica col Medioevo: si voleva tornare direttamente al classico. In realtà anche gli autori medievali avevano sempre guardato agli antichi, la novità stava nel modo diverso di leggerli. La grande rivoluzione rinascimentale non fu quindi la riscoperta di opere perdute, in primis di Platone e di altri autori come Quintiliano e Lucrezio; la vera novità fu la nascita della filologia che consentiva di tornare ai testi originali tramite l’edizione critica. Inoltre la lettura era contestualizzata, i classici non venivano più assimilati alla cultura del tempo (come aveva fatto, per esempio, Tommaso d’Aquino con Aristotele).
Per questo, secondo Burckhardt, gli Italiani erano i primogeniti della modernità. Molti hanno però contestato questa visione perché si tende a postdatare la modernità alla prima metà del ‘600. Quindi al periodo di Galileo, di Hobbes, di Cartesio e di Bacone.
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La nascita dell’Utopia
È col rinascimento che si afferma l’uso della parola “Utopia”: a renderla famosa è Tommaso Moro con l’opera omonima. Utopia è sia il non-luogo mutuato dalla negazione ou e da tòpos, sia il “luogo felice” che traduce eu, suffisso di cui il greco antico si serve per indicare ciò che contiene in sé istanze positive.
La riflessione politica rinascimentale inizia a elaborare mondi ideali ma inesistenti. Nel caso dell’Utopia di Moro, su tutte dimora una libertà di culto che rimanda a un’universale tolleranza religiosa. Così l’avvento di un umanismo che ritrova in una paritaria distribuzione della ricchezza come nell’annientamento della proprietà privata, la maggiore e più sovversiva delle necessità.
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La letteratura italiana rinascimentale tra Machiavelli e Ariosto
Il pensiero rinascimentale viene espresso in maniera compiuta nella letteratura italiana coeva. Si tratta di opere, come quelle di Lorenzo il Magnifico o Pico della Mirandola, che mettono al centro l’opera dell’uomo nel mondo, esaltandone la dignità. Verso il ‘500 si assiste invece ad una ripresa di temi cavallereschi, come nelle opere di Ariosto e Tasso. Un’eccezione su tutti è Il Principe di Machiavelli, opera di filosofia politica ancora attuale, che fu sottoposta alla censura dell’Inquisizione.
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La riscoperta dei classici: l’esempio del De Rerum Natura
È con l’Umanesimo che gli intellettuali riscoprono il classico e si mettono in moto, compiendo vere e proprie ricerche, per cercare di ritrovare testi citati nelle fonti ma ancora sconosciuti. Luoghi di ricerca privilegiati erano gli antichi monasteri, i quali avevano centri di copia privati. Questi per tutto il Medioevo avevano continuato a copiare manoscritti e, forse, a conservare quelli più antichi.
Numerosi furono i ritrovamenti di manoscritti contenenti testi pagani, un vero e proprio tesoro dell’antichità. L’emozione di tali ritrovamenti era giustificata dal peso che tali scoperte avrebbero avuto sulla Storia e sulla Letteratura passata e futura. In particolare Poggio Bracciolini fu l’intellettuale più attivo, e anche più fortunato, in questo campo.
Fu in uno di questi viaggi alla ricerca di libri che Bracciolini compie la scoperta che lo renderà famoso tra gli studiosi del suo tempo: il De Rerum Natura di Lucrezio.
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L’elogio della Follia e la critica alla Chiesa
Molte delle magnifiche opere d’arte rinascimentali, come gli stupendi dipinti della Cappella Sistina o San Pietro in generale, furono finanziati dal Papato grazie a pratiche deprecabili come la vendita delle indulgenze, ossia la richiesta di denaro in cambio del perdono dei peccati. Furono in molti, prima e dopo Martin Lutero, a criticare la Chiesa romana. Tra questi ci fu Erasmo da Rotterdam.
Erasmo da Rotterdam (1466-1536) scrisse nel 1509, di ritorno dal suo soggiorno in Italia, l’Elogio della Follia. Attraverso la declamatio della Follia, Erasmo presenta, in tono satirico, una critica nei confronti della società rinascimentale.
Nell’opera, infatti, critica fortemente la Chiesa di quel tempo. L’attenzione al potere temporale e gli interessi politici erano considerati prioritari rispetto alla cura delle anime dei fedeli. Alla luce di questi elementi, si comprende la critica che Erasmo conduce nelle pagine conclusive dell’opera. Qui si fa riferimento alla questione delle indulgenze, alle vesti lussuose che vescovi e cardinali sono soliti indossare, all’interesse smisurato per il denaro e ad un culto ormai ridotto a regola esteriore.
Erasmo, attraverso le parole ironiche e satiriche della sua opera, condanna le mire espansionistiche del papato e il ricorso alla guerra, assolutamente contrarie agli insegnamenti di Cristo.
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La nascita dell’Università
Le Università furono il prodotto della rinascita dei secoli XI-XII. Già diverse civiltà antiche avevano conosciuto un certo sviluppo scientifico, tuttavia nessuna di esse produsse mai qualcosa di simile all’istituzione universitaria. Esistevano quattro facoltà: quella delle arti; di filosofia naturale; di medicina; di teologia. Le sette arti erano: grammatica, retorica e logica (trivium); aritmetica, geometria, astronomia, musica (quadrivium). Le sette arti liberali erano le ancelle della filosofia naturale.
Si trattava quindi di un curriculum prevalentemente scientifico, e ciò mette in evidenza lo stretto legame fra la nascita dell’Università e le traduzioni, che pure erano state di argomento prevalentemente scientifico.
Le Università disseminate in tutt’Europa avevano un carattere internazionale grazie all’uso del latino che permetteva ai professori di spostarsi senza difficoltà da un’università all’altra, permettendo una forte circolazione delle idee. Le università modellarono la vita intellettuale occidentale creando un clima favorevole alla ricerca scientifica.
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Prima ci furono Petrarca e Boccaccio…
Il Rinascimento non nacque all’improvviso: a contribuire allo sviluppo della letteratura e cultura toscana ci furono, prima dei rinascimentali, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio.
Simboli del nuovo intellettuale del ‘300 che si sposta in Italia e diventa noto grazie alle proprie opere, Petrarca e Boccaccio contribuirono, dopo Dante, a trasformare la lingua volgare fiorentina in strumento per nobilitare la nascente letteratura italiana.
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