Il 1977 è un anno fondamentale nella storia Disney. Dopo l’uscita di Le avventure di Bianca e Bernie, anche gli ultimi rappresentanti dei Nine Old Men cedono il passo a una nuova generazione di animatori. Come successo dopo la morte di Walt, si deve trovare una nuova strada da seguire. Tuttavia, gli anni ’80 saranno molto più spietati del decennio precedente e costringeranno gli studios ad affrontare quella che è oggi nota come Epoca Oscura.
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Red e Toby nemiciamici
In realtà, l’inizio della nuova era non è traumatico, almeno per quel che riguarda gli incassi. Il primo film dell’Epoca Oscura, Red e Toby nemiciamici, uscito nel 1981, ottiene un risultato decente ai botteghini. Già durante la lavorazione però si assiste alle prime radicali trasformazioni in seno al team di animatori.
I lavori della pellicola iniziano già nel 1977, ma proseguono più a lungo del previsto a causa dell’allontanamento dalla Disney di ben dodici animatori, tra cui Don Bluth. Il futuro ideatore di Fievel e della Valle Incantata, dopo aver lavorato nella compagnia fin dal 1959, decide di abbandonarla. Critico nei confronti di una Disney in cui, a detta sua, non si rischiava più abbastanza, sceglie di fondare un suo studio.
L’abbandono di Don Bluth e il pensionamento degli animatori storici obbligano gli studios ad affidarsi a giovani animatori. Tutti loro avranno destini differenti: se alcuni, come Ron Clements e John Musker, diventeranno delle personalità fondamentali per la Disney, altri seguiranno l’esempio di Bluth. Il caso più emblematico è sicuramente quello di Tim Burton. Il visionario regista ha affermato più volte di non aver mai sopportato il lavoro a cui fu obbligato per Red e Toby, dato che disegnare animaletti carini non rientrava proprio nelle sue corde.
Nonostante le difficoltà, il lavoro giunge a compimento. Il risultato è un film che, sebbene racconti l’amicizia e la crescita di due cuccioli, presenta numerosi momenti tenebrosi e tristi. Disegni e animazioni non brillano per originalità se non in alcuni momenti in cui i giovani animatori ottengono più libertà dalle disposizioni dei disegnatori storici.
Taron e la pentola magica: il momento più tetro dell’Epoca Oscura
È il 1985 l’anno più difficile per la compagnia. L’uscita nelle sale di Taron e la pentola magica, 25° Classico Disney, è un completo fallimento. Tratto dal ciclo di libri Le cronache di Prydain, di Lloyd Alexander, la pellicola diverrà infatti l’emblema della crisi della Disney e ne metterà a rischio il futuro.
Il film, vero unicum nella storia della Disney, è un fantasy inquietante, a tratti spaventoso, molto diverso dalle pellicole precedenti. I giovani animatori vogliono mostrare le loro capacità e scelgono di sperimentare e osare. Oltre a riproporre il formato panoramico per valorizzare i curatissimi fondali, il team creativo attua due importanti novità. In primo luogo, ricorre per la prima volta alla CGI per realizzare alcuni effetti. In più, sceglie di comporre una colonna sonora completamente strumentale, rendendo di fatto questo il primo Classico privo di canzoni.
Che sia per via di queste novità o semplicemente di una storia e personaggi poco apprezzati, Taron e la pentola magica è un clamoroso flop. La Disney non riesce nemmeno a rientrare nelle spese della realizzazione e cade in una nuova, gravissima crisi. Delusa e preoccupata per il futuro, la compagnia è costretta persino a guardare impotente il film degli Orsetti del Cuore superarla nettamente ai botteghini.
Basil l’investigatopo
Il brutto fallimento di Taron e la pentola magica scoraggia enormemente gli studios. Si arriva perfino, dato il periodo poco brillante anche per altri studi, a credere che per il cinema d’animazione sia ormai la fine. Fortunatamente, durante la lavorazione di Taron alcuni animatori avevano preso parte a un progetto alternativo tratto dalla serie Basil of Baker Street, di Eve Titus. Questo progetto, portato avanti sotto la guida di Ron Clements e John Musker, vede infine la luce nel 1986 con il titolo Basil l’investigatopo.
Probabilmente consapevoli dei maggiori difetti del Classico precedente, Musker e Clements cercano di rendere il loro film più accattivante agli occhi degli spettatori delusi. Si lavora dunque con più attenzione alla caratterizzazione dei personaggi e vengono composte di nuovo delle canzoni. Tutto questo senza mettere da parte la voglia di creare qualcosa di nuovo, sia attraverso una buona storia investigativa, sia con un più marcato uso della CGI. Essa, infatti, viene utilizzata ora per realizzare gli ingranaggi del Big Ben durante il tesissimo scontro finale.
I due registi riescono nel loro intento. Basil l’investigatopo ottiene un buon successo ai botteghini, sufficiente a convincere i dirigenti della Disney a fare un nuovo tentativo con l’animazione. Tentativo che avrebbe posto le basi per la svolta decisiva della compagnia.
Oliver & Company: rivoluzione nell’Epoca Oscura
Mentre sono in corso i lavori per Basil l’investigatopo, viene approvata l’idea dell’animatore Pete Young di realizzare un film ispirato a Oliver Twist. Inizialmente pensato come adattamento live-action di un musical di Broadway, si sceglie poi di trasformarlo in un film animato con protagonisti degli animali.
Ad Oliver & Company viene data un’ambientazione urbana: la città di New York, dalle strade più ricche agli angoli più sudici. Il senso di sporcizia di questi ultimi è reso perfettamente dalla tecnica xerografica, che sta però per essere definitivamente abbandonata. Ma New York, con i suoi grattacieli e le sue strade trafficate, è anche il soggetto perfetto su cui sperimentare ancora con la CGI.
Dopo una serie di cambiamenti apportati alle prime bozze di sceneggiatura, il film finisce per mescolare il noir urbano alla fiaba moderna. Piccoli ladruncoli e imponenti gangster strozzini portano avanti la vicenda sviluppando il senso di cupezza delle grandi città. Ma il team creativo riesce anche a raccontare una storia di amicizia e di rivalsa, rimanendo fedeli alle proprie tematiche più comuni. In questa fiaba con animali e bambini trovano spazio anche le canzoni, molto più che nel precedente Classico. La Disney imbocca così la strada che la porterà ai musical del Rinascimento.
Oliver & Company, 27° Classico Disney, esce nelle sale nel 1988 ed è un buon successo di pubblico che segna la fine dell’Epoca Oscura. La compagnia capisce che forse il caso di Taron e la pentola magica era un unicum e che l’animazione ha ancora tanto da raccontare. Da questo momento, la Disney decide di far uscire un film d’animazione ogni anno. Il primo progetto in cantiere è La sirenetta, che apre il periodo più famoso e celebrato della storia Disney: il Rinascimento.
Davide Proroga