Uscito nel 2013, Frozen – Il regno di ghiaccio diventò ben presto uno dei film più importanti della Disney. In breve tempo ottenne un mostruoso successo di critica e pubblico, al punto da diventare il film d’animazione con il maggior incasso della storia. Dati i presupposti, era solo questione di tempo prima che la Disney decidesse di fare un sequel: Frozen 2 – Il segreto di Arandelle, uscito nelle sale italiane il 12 dicembre 2019.
Indice dell'articolo
Frozen 2: la trama
Le vicende raccontate in Frozen 2 – Il segreto di Arendelle hanno luogo tre anni dopo quelle al centro del primo film. Elsa e Anna vivono serenamente nel loro castello nel regno di Arendelle con Kristoff e gli altri amici e tutto sembra andare per il meglio. Eppure qualcosa turba la regina: una voce, un canto insistente sembra chiamarla da un luogo remoto. Quando gli spiriti degli elementi si risvegliano mettendo in pericolo il regno, la compagnia parte alla volta della Foresta Incantata, un luogo magico che sembra nascondere le risposte a tutte le loro domande.
Domande…ma quali risposte?
Frozen 2 si propone di rispondere a molte domande lasciate irrisolte nel precedente film: perché Elsa ha i poteri? Da dove derivano? Esiste altra magia nel mondo? Per farlo, si serve di una storia dal sapore epico, con momenti anche molto cupi. Il team creativo, guidato da Chris Buck e Jennifer Lee, già registi del primo film, si allontana dunque dalla struttura semplice della fiaba per ampliare la mitologia del mondo raccontato. Troviamo allora spiriti, magia, popoli antichi e leggendari che stuzzicano l’interesse dello spettatore.
Se però la magia di Elsa e degli spiriti è una presenza costante, quella della pellicola finisce per scomparire rapidamente. Il punto di forza del primo Frozen era che, nonostante i difetti, riusciva a raccontare in maniera adeguata una storia semplice con dei buoni personaggi. In Frozen 2, il tentativo di raccontare una storia di più ampio respiro porta a numerosi problemi di sceneggiatura, la quale risulta fallace in più occasioni. I momenti in cui si nota di più tale debolezza sono, paradossalmente, quelli relativi agli interrogativi a cui si cercava di dare spiegazione. Le risposte alle domande su Elsa e i suoi poteri vengono date in maniera generica e abbozzata, addirittura spesso senza qualcosa che le supporti. È Anna a spiegare a un certo punto perché Elsa sia nata con i poteri, ma anche qui tutto è basato su supposizioni, senza alcuna prova concreta che le convalidi.
Il crollo verticale dei personaggi
Più ancora della storia, a uscire massacrati dalla sceneggiatura sono i personaggi. Complici anche dei dialoghi decisamente poco ispirati, Elsa, Anna e gli altri risultano poco coerenti a come li ricordavamo. Anna, colonna portante del primo film, vede messa da parte la sua intera crescita. In Frozen 2 sembra scomparire nell’ombra della sorella oppure finisce per essere usata, insieme a Kristoff, per una gag poco divertente ripetuta allo sfinimento. La sua crescita finale giunge in maniera troppo improvvisa per essere davvero d’effetto. La sorella invece è protagonista di una serie di power-up eccessivi che le fanno perdere quella fragilità che ci permetteva di provare empatia per lei.
Gli altri personaggi risultano quasi di contorno o comunque poco interessanti. Le nuove aggiunte al cast sono inesistenti, mentre Kristoff è protagonista di una storia ai limiti dell’imbarazzo. Paradossalmente, è Olaf, il pupazzo di neve detestato da molti, a uscirne meglio, non essendo troppo irritante, risultando più maturo e in certi momenti riuscendo anche a divertire.
La colonna sonora
Formula giusta non si cambia! Frozen 2 riprende ovviamente la caratteristica fondamentale del primo film: un grande uso di canzoni, fino a rendere la pellicola simile a un musical di Broadway. Nel primo Frozen si era fatto quasi sempre un ottimo lavoro con la musica. Le canzoni raccontavano la storia, ma sapevano anche spiegare perfettamente lo stato d’animo dei personaggi. Più ancora che la tanto osannata Let It Go, era forse la reprise di For the First Time in Forever il momento musicale migliore della pellicola, grazie a un confronto intensissimo tra le due sorelle.
In Frozen 2 non tutto va nel migliore dei modi. Questa capacità di narrazione musicale non brilla se non in pochissime occasioni. In gran parte dei casi, ci troviamo di fronte a canzoni orecchiabili, adatte magari a qualche compilation, ma che servono a poco all’economia del film. Ancora una volta, il caso più emblematico è forse quello di Kristoff, a cui è dedicato un vero e proprio videoclip con tanto di citazione dei Queen.
Frozen 2: un sequel non all’altezza
Dopo aver visto Frozen 2, si può pensare che non ci sia stata l’intenzione di sforzarsi troppo per una buona storia. Volendo pensare il contrario, magari, si può credere che la voglia di fare qualcosa di troppo grande abbia fatto perdere le redini delle vicende. Quale che sia la realtà, Frozen 2 non riesce a essere un sequel all’altezza del primo film.
Non si può nemmeno ritenere che i creatori non avessero nulla da dire: il film è pieno di spunti di riflessione interessanti. Si parla di crescita, di responsabilità, di redenzione, e si riprende persino il tema della lotta tra coloni e nativi, tematica fondamentale nella narrazione americana. Ma tutto questo non può bastare quando mancano una solida base su cui poggiarsi, una sceneggiatura chiara e dei personaggi coerenti. E Frozen 2, spiace dirlo, tutto questo non ce l’ha.
Davide Proroga