I manga e gli anime giapponesi godono, al giorno d’oggi, di una diffusione tale da interessare non solo i meri appassionati, ma anche il vasto pubblico. Gli anime, in particolare, grazie alla loro fruibilità e diffusione sui canali televisivi, godono di ampia popolarità tra tutte le fasce d’età. Malgrado ciò, per molti non sono ancora ben chiare le differenze tra manga e anime e quelle interne ad essi. Per evitare generalizzazioni fuorvianti e svilenti, tenteremo di farvi scoprire la genesi e i connotati dei manga e degli anime.
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Significato di manga
Il manga è un fenomeno culturale che ha saputo conquistare il mondo intero grazie alla sua varietà e le sue qualità. Il termine manga è composto da man (漫), che significa “in ozio”, “senza uno scopo ben definito” e ga (画), che vuol dire “pittura”, “disegno”. Indica letteralmente “un disegno senza uno scopo”. L’utilizzo di questa espressione divenne corrente a partire dalla fine del XVIII secolo e raggiunse una discreta notorietà con Katsushika Hokusai (1760-1849), pittore e incisore giapponese. Lo stile e l’audacia di Hokusai riuscirono a dar vita ad una forma di espressione grafica completamente innovativa. I manga di Hokusai erano delle stampe – “schizzi sparsi” – che mostravano i personaggi popolari dell’epoca sotto una luce comica.
Al tempo, la locuzione manga aveva dunque un connotato ben diverso rispetto ad oggi. In Giappone rappresentava propriamente la corrente iniziata da Hokusai e dalle sue illustrazioni: l’artista si serviva dell’uso di tre colori per immortalare, in varie posizioni, i soggetti giù svariati. La sua prolifica produzione artistica divenne presto una delle traduzioni più fedeli dello spaccato di vita giapponese.
In Occidente, invece, i manga esercitarono un enorme fascino soprattutto sugli Impressionisti, da Van Gogh a Lautrec, fino a diventare il paradigma del mondo nipponico in Europa. La diffusione del manga negli ambienti artistici europei si deve proprio all’opera Hokusai manga di Hokusai.
Attualmente, i manga indicano la categoria onnicomprensiva (spesso approssimativa) dei fumetti giapponesi. Una categoria a sé stante, di pari dignità dei Comicbook americani o delle BD in Francia o in Belgio. Tale connotazione ha preso forma durante il XX secolo grazie all’aumento della popolarità del manga in Giappone. Tecnicamente parlando, i manga sono quasi sempre in bianco e nero. Tale caratteristica è strettamente collegata al sistema di pubblicazione dei fumetti a buon mercato.
Significato di anime
Con il termine anime si indica semplicemente il vasto ambito dell’animazione giapponese. Gli anime sono solitamente una trasposizione dei manga anche se esistono anime totalmente autonomi. La nascita degli anime giapponesi si fa risalire all’opera del pioniere Osamu Tezuka (1928-1989), negli anni Sessanta. Allo stato attuale sia l’industria nipponica che quella occidentale producono anime, mentre i manga continuano ad avere origine giapponese.
Sarà capitato a tutti di guardare degli anime giapponesi, spesso senza la consapevolezza di affacciarsi su un’altra cultura. Eppure si tratta di un genere ricco di meccanismi di narrazione interessanti che uniscono arte grafica e cinematografia. Basti soltanto pensare al magnifico mondo dello Studio Ghibli che ha dato vita ad una sintesi perfetta tra intrattenimento e sensibilizzazione su temi che spaziano dall’ecologia al pacifismo.
Categorizzazione di manga e anime
I manga e gli anime giapponesi si sono dotati nel tempo di un lessico proprio e di una categorizzazione complessa. Ciò è dovuto al numero considerevole di pagine e di tavole, alla struttura in volumi e alle numerose tecniche peculiari. I disegni, ad esempio, sono spesso molto dinamici, gli stacchi temporali cinematografici e l’azione messa in risalto.
I manga e gli anime giapponesi vengono distinti soprattutto sulla base di due criteri: quello della fascia d’età del pubblico (che dà luogo alle demografiche) e quello tematico (che dà vita alle categorie). I confini in questo ambito sono flessibili e nulla vieta che un’opera rientri in più demografiche o in più categorie.
Principali demografiche di manga e anime giapponesi
Le demografiche più importanti e diffuse sono:
- Shōnen. L’espressione si traduce in italiano con “giovane ragazzo” e, ovviamente, interessa soprattutto un pubblico di adolescenti di sesso maschile. Lo shōnen affronta tematiche molto varie, ma la costante è l’azione tesa al sacrificio e all’autodisciplina. Molti di questi anime e manga, infatti, sono centrati sull’avventura e il combattimento. La peculiarità è che il personaggio centrale – un eroe adolescente – è dotato spesso di poteri speciali o talenti peculiari che lo distinguono dai suoi coetanei. Si stanno diffondendo anche in questo target le serie con protagoniste femminili. Tra gli esempi si annoverano: Death Note, Attack on Titan, Naruto, One Piece, Fullmetal Alchemist e Bleach.
- Seinen. Tale termine fa riferimento alla tranche d’età dai 15 ai 30 anni. Gli anime e i manga del genere seinen propongono dei soggetti più maturi e complessi degli shōnen. Essi tendono ad essere più violenti e introspettivi, sebbene non manchino alcune serie più vicine alla commedia. La psicologia dei personaggi è più attinente alla realtà ed è dettagliata. Il contenuto talvolta può spaziare dal drammatico al pornografico. I pitch di base ruotano intorno a giovani adulti, spesso in crisi d’identità, che vanno incontro a temi ricorrenti come la guerra, il potere, gli omicidi o la manipolazione. Il disegni sono sono caratterizzati da un’impressionante attenzione al dettaglio. Il pubblico adulto destinatario dei seinen rientra anche nella fetta demografica dei Seijin. La differenza tra i due generi è estremamente labile e attiene principalmente agli argomenti trattati, molto più seri nel secondo caso. Tra gli esempi si annoverano: Nausicäa della valle del vento, 20th Century Boys, Monster, Akira e Ghost in the Shell.
- Shōjo. Questa parola si traduce letteralmente con “giovane ragazza”. Trattandosi dell’equivalente femminile dello shonen, gli anime e i manga di questo tipo si riferiscono ad un target di ragazze da dieci a diciotto anni. I temi ricorrenti vertono sull’amore e sulle relazioni interpersonali, ma non mancano l’avventura e l’azione. Le protagoniste, quasi sempre femminili, conducono una vita tranquilla fino all’incontro una persona che rivestirà un’importanza capitale nella loro vita. Sebbene attualmente le opere che rientrano in questa classe vertano sulla sfera emotiva, in passato non era così. Agli albori del secolo scorso, infatti, gli shōjo si ascrivevano al genere fantasy. Il fine era quello di preservare la pudicizia che si attribuiva al genere femminile, giustificando le avventure amorose con artefici fantastici. Tra gli esempi si annoverano: Sailor Moon, Lady Oscar e Candy Candy.
- Josei. Termine che significa letteralmente “donna” e che racchiude i manga e gli anime giapponesi rivolti alle donne adulte (18-45 anni). Queste serie sono spesso degli spaccati di vita amorosa o professionale con protagoniste femminili. A differenza delle relazioni spesso idealizzate degli shōjo, i josei offrono un ritratto più realistico delle relazioni interpersonali. Qui i rapporti umani vengono catturati in tutta la loro complessità e i personaggi sono spesso in preda a crisi esistenziali. Non mancano tuttavia protagonisti maschili, i cosiddetti pretty boy. Tra gli esempi si annoverano: Nana, Only Yesterday, Michiko to Hatchin e Loveless.
- Kodomo. Il significato letterale è “destinato ai bambini”. Si tratta di storie semplici e quasi sempre accompagnate da una morale. Si spazia da vicende originali ad altre ispirate alla letteratura classica occidentale. Tra le più popolari annoveriamo: Doraemon, Pokémon, Hello Kitty e Heidi.
Categorie di manga e anime giapponesi
L’approccio alla distinzione in categorie ci fa capire quanto l’analisi della struttura del mondo dei manga sia complessa. Le categorie sono in parte riconducibili alla commedia, alla fantascienza o all’horror, ma presentano peculiarità proprie. Di seguito ricordiamo quindi le principali categorie di manga e anime:
- Isekai significa “mondo diverso” in giapponese. Questa categoria prende il nome dalle light novel che includono tale parola nel titolo. Si tratta di un sotto-genere del fantasy in cui uno o più protagonisti finiscono in un mondo fantastico. Non deve essere necessariamente un mondo fisico: questo genere può anche includere l’avventurarsi in un universo virtuale realistico. Solitamente il passaggio a quest’altra realtà è involontario e improvviso e ciò ingenera nei personaggi la volontà di tornare verso casa. L’opera che ha fatto conoscere questa categoria alle platee internazionali è La città incantata di Hayao Miyazaki del 2001. La protagonista, infatti, si ritrova catapultata in un mondo di spettri dal quale tenta coraggiosamente di scappare.
- All’interno della demografica Seinen, esiste la cruenta categoria dei manga Gore. Si tratta di una tipologia tanto interessante quanto controversa. La brutalità, la violenza e le scene di sangue fanno da protagoniste. Tuttavia, l’uso della violenza grafica non è sempre a scopo di mero intrattenimento ma è spesso usata come strumento per svelare un’ulteriore oscurità della trama. Tra le opere più conosciute rientrano: Gantz, Berserk e Tokyo Ghoul.
- La categoria ascrivibile al fantasy è probabilmente la più diffusa nell’universo giapponese. Essa si adatta a seconda della demografica a cui fa riferimento. Ad esempio, all’interno della Kodomo, le storie fantasy sono molto elementari ed esilaranti, basti pensare a Doraemon. Nel caso della demografica Shōho, le protagoniste sono ragazzine dotate di poteri magici e il plot ingloba romanticismo e azione. Un esempio è senz’altro Sailor Moon. La denominazione attribuita a queste storie è Maho Shōho. In riferimento ai manga Shonen, la categoria in questione assume la sua forma più conosciuta. Le vicende sono ambientate in mondi lontani, universi paralleli che non hanno nulla di realistico. I protagonisti sono messi continuamente messi alla prova dall’incontro con alleati e nemici. Dragon Ball, Naruto e One Piece appartengono al genere e la loro fama rende pleonastica qualsiasi descrizione.
- Da ultimo, merita un accenno la categoria dei Meitantei. Anche in questo caso il pubblico di riferimento è quello demografica Shonen. Questo sotto-genere si ascrive al romanzo giallo o poliziesco. La trama coinvolge detective e casi verosimili e particolarmente attinenti al reale. Tra i prodotti più conosciuti vi sono Occhi di Gatto e Detective Conan.
Marta Aurino