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50 a.C. – Ellenismo

Dall’età delle conquiste di Alessandro Magno la cultura greca si diffuse oltre ogni confine, iniziando ad influenzare tutto l’Oriente, toccando anche Egitto e Persia: questa età è chiamata “ellenismo”. Durante quest’epoca, che viene fatta concludere convenzionalmente con la caduta del regno d’Egitto nel 30 a.C., il baricentro del mondo culturale greco cambiò: non era più Atene la capitale della cultura greca, ma Alessandria, la città fondata in Egitto da Alessandro Magno, sede della famosa biblioteca.

Faro di Tolomeo Faraone Alessandria d'Egitto

Alessandria d’Egitto: la capitale della cultura

Alessandria, fondata da Alessandro Magno poco dopo la conquista dell’Egitto, fu certamente il centro di produzione letteraria e di studi sulla letteratura passata più proficuo: erede culturale dell’Atene classica, proiettata sul Mediterraneo, fu crocevia di intellettuali che contribuirono al nuovo processo di riorganizzazione e tesaurizzazione del sapere, specie quello letterario.
Simbolo della città era il suo Faro, che traeva il nome dall’isola di Pharos, tra le sette meraviglie del mondo antico, purtroppo andato perduto.

Biblioteca di Alessandria

La Biblioteca di Alessandria

La Biblioteca di Alessandria fu alimentata soprattutto dalla grande campagna di Tolemeo II Filadelfo in tutto il Mediterraneo, di ricerca e compravendita dei volumi, che arrivarono ad essere centinaia di migliaia: i nuovi intellettuali-filologi alessandrini, autori e letterati al tempo stesso, studiavano i volumi per loro disponibili, catalogandoli con l’ausilio di pinakes, schede bibliografiche di cui Callimaco fu il primo autore, confrontavano copie di una stessa opera (la collazione) e mettevano a punto delle vere edizioni critiche dei classici della letteratura greca.

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roman d'alexandre

Alessandro Magno e l’ellenismo

Alessandro Magno giunse ai confini dell’India costruendo un impero immenso in pochissimi anni. La sua spedizione generò una fioritura storiografica al limite del romanzesco. L’Alessandro Magno di Plutarco è un uomo alla perenne ricerca della bellezza. La ritrova ovunque, nello sfarzo dell’impero persiano come nell’amicizia quotidiana che lo lega ai suoi soldati macedoni; nella compostezza dei costumi greci come nel lusso orientale; nella ricchezza dei re indiani e nella nobile povertà dei gimnosofisti.
La sua vita è costellata di prodigi, oracoli, una profonda devozione a tratti superstiziosa. La sua stessa nascita è accompagnata da grandi rivelazioni, come la presunta origine divina.

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Cleopatra

Cleopatra: la bellissima regina d’Egitto

Dopo la morte di Cesare (44 a.C.) e la sconfitta dei cesaricidi Bruto e Cassio a Filippi nel 42 a.C., l’alleanza tra i restauratori dell’ordine a Roma, Ottaviano e Antonio, continuava a vacillare: con gli accordi di Brindisi del 41, al primo veniva affidato l’Occidente, al secondo l’Oriente. Durante le sue campagne orientali (41-34 a.C. ca.), Antonio aveva incontrato la regina del potente Egitto, Cleopatra, già amante di Cesare e madre del suo unico figlio naturale, Cesarione. Ormai legato a lei, in un’escalation di provocazioni a distanza con Ottaviano, Antonio diventava il padrone dei territori orientali di dominio romano, nell’immagine di un sovrano ellenistico e dispotico.

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I cataloghi della Biblioteca

Tolomeo II, detto Filadelfo, prestò molta cura alla Biblioteca di Alessandria, con la volontà di aumentare i rotoli letterari contenuti in essa. Propose, così, “l’editto delle navi”: chiese a tutti i sovrani e alle città della Grecia di inviare ad Alessandria dei libri, favore che diventava obbligo nel momento in cui questa città voleva entrare in rapporti commerciali con Alessandria. In quel caso, infatti, l’attracco nel porto era vietato a meno che la nave non portasse con sé dei rotoli. Tali rotoli erano affidati ai filologi che pazientemente li copiavano e, furbamente, tenevano gli originali per restituire le copie!
Tutto ciò, chiaramente, toccò anche Atene: numerosissimi intellettuali ateniesi si recarono ad Alessandria (Demetrio Falereo, amministratore ateniese, fondò la Biblioteca) e, inevitabilmente, portarono con sé le copie originali dei tragici greci. Queste, secondo la prassi, furono copiate, e gli alessandrini tennero per sé gli originali.
I più grandi filologi alessandrini ebbero modo di leggere, studiare ed eventualmente correggere il testo greco, che più o meno doveva ammontare a 90 tragedie per Eschilo, 130 per Sofocle e 90 per Euripide.

I filologi eliminarono le tragedie da loro ritenute spurie e riposero i rotoli dei drammi nella grande Biblioteca di Alessandria. Una prima “scrematura” delle tragedie avvenne qui. Anche se già ad Atene i contemporanei decretarono Eschilo, Sofocle ed Euripide come i più grandi tragediografi, condannando inevitabilmente alla scomparsa tutti gli altri, la polis greca non aveva una grande biblioteca che necessitasse di un catalogo.
Questa necessità, invece, si presentò ad Alessandria: tra gli enormi scaffali della Biblioteca furono riposte delle tavolette, dei pinakes, che indicavano quali autori erano presenti in quello scaffale. Chiaramente non potevano essere elencati tutti: così furono selezionati i più importanti, quelli che sopravviveranno fino a noi.

Teocrito

La letteratura greca ellenistica

L’ellenismo comportò la diffusione della lingua greca come lingua comune (in greco koinè dialektos) in tutto il mondo orientale. La letteratura dovette evolversi con un quadro politico mutato, dove la tradizionale democrazia delle poleis greche, quelle che noi definiamo rozzamente “città-stato”, era ormai tramontata. Il mondo ellenistico era un mondo di sovrani orientali dal potere assoluto. Le vecchie tragedie in cui si discuteva dei problemi della società civile, la satira politica delle commedie e le discussioni dei retori non erano più possibili.
Ma il teatro non sparì: dovette mutare, come dimostrano le opere di Menandro, più vicine a raccontare la vita quotidiana piuttosto che le grandi discussioni etiche della tragedia classica greca.

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