1920 – New Orleans, l’età del Jazz
Gli anni Venti e Trenta del Novecento sono stati stati definiti “età del Jazz“: si tratta del genere musicale simbolo di quel periodo negli Stati Uniti, che iniziò con la grande fiducia dei cosiddetti Anni Ruggenti, quegli Anni Venti che vedevano una grande rinascita culturale e la ripresa alla vita di ogni giorno dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. Questa sensazione di fiducia finì con il crollo della Borsa di New York nel ’29 a cui seguì la più grande crisi economica del mondo contemporaneo. Questi anni corrisposero anche col “proibizionismo“, il divieto di consumo di alcool negli Stati Uniti, cosa che generò il fenomeno del “gangsterismo“, ossia la nascita del contrabbando di alcool da parte delle mafie italoamericane guidate da gangster come Al Capone.
New Orleans: la città del Jazz
La città che è passata alla storia come patria del Jazz è New Orleans, capitale della Louisiana. La sua specificità di grande centro portuale l’ha resa una città multietnica e ricca di stimoli. È qui che nei primi anni del ’900 si formarono le brass band (bande di ottoni) che sfilavano per le vie della città in occasione di varie ricorrenze (come funerali o matrimoni). Spesso gli stessi musicisti che di giorno suonavano in questi gruppi, di notte si ritrovavano nei locali notturni. Gran parte di questi locali era concentrata nel quartiere di Storyville. Da qui il Jazz ottenne pian piano un successo crescente che portò i musicisti a esibirsi in numerosi locali della città.
Oggi tantissimi luoghi di New Orleans sono legati al Jazz, a partire dal Louis Armstrong Park, intitolato al jazzista più famoso al mondo, nato proprio a New Orleans e che negli anni 20 iniziò ad emergere. A questo si affianca il New Orleans Jazz National Historical Park.
Il Jazz: la colonna sonora degli anni ’20
Il Jazz è frutto di un mix di influenze e suggestioni musicali diverse. La sua storia è indissolubilmente legata al contesto sociale degli ex schiavi neri americani: la loro tradizione musicale africana si fuse con elementi della musica europea, dando vita a una delle più grandi rivoluzioni musicali dell’ultimo secolo.
Nonostante i problemi e le discriminazioni che gli afroamericani dovevano subire, liberi dalla schiavitù poterono almeno spostarsi e incontrarsi tra loro. Con la fine della guerra civile (1865), molti strumenti musicali utilizzati dalle bande militari furono rivenduti a costi molto bassi. È così che gli ex schiavi (che in una prima fase non avevano a disposizione strumenti musicali) iniziano a utilizzarli, riproducendo a orecchio quelle melodie blues che prima venivano solo cantate.
La musica che ne veniva fuori era rauca, spezzata, distorta. Nessuno di questi musicisti aveva ricevuto un’educazione musicale, ma furono proprio queste “sporcature”, queste imprecisioni il marchio di fabbrica del Jazz. Infatti, una delle caratteristiche tipiche di questo nuovo genere sarà proprio l’improvvisazione.
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Il grande Gatsby: il simbolo degli Anni Ruggenti
Il personaggio letterario che incarna i “Roaring Twenties” meglio di chiunque altro è Jay Gatsby, il protagonista del romanzo di Francis Scott Fitzgerald “The Great Gatsby” del 1925.
Jay Gatsby e i suoi personagg, vivono in un clima in cui quel grande lunapark che è L’America cerca di nascondere a ritmo di jazz il suo lato oscuro: il proibizionismo. Cos’era il sogno americano? Solo un’illusione, l’illusione che ognuno possa ottenere ciò che desidera: quanto a Gatsby, si illude e illude continuamente, pare che quasi goda nel sapere che, durante i suoi “garden parties”, gli ospiti spettegolano sull’origine delle sue fortune. C’è chi dice che sia stato una spia tedesca durante la guerra, chi dice che si tratti di un contrabbandiere, c’è chi giura che abbia ammazzato un uomo, c’è persino chi dice che non esiste!
C’è qualcosa di leggendario e demoniaco nella figura di Gatsby, il lettore si illude ancor prima di averlo ufficialmente conosciuto, e invece? Dalla prima volta in cui ce lo troviamo di fronte, il suo “eroico” charme viene messo a dura prova da una goffaggine e un nervosismo del tutto inaspettati. Eppure Jay Gatsby è già più ricco di Dio e, si scoprirà più avanti, viene dal nulla. Cosa lo rende diverso? Basta guardare Tom e Daisy, vedere come si muovono, come vivono, per capire che, oltre ai soldi, c’è qualcosa di più.
Nascere ricchi. È l’unica cosa che un self-made man non potrà mai comprare, l’illusione di essere sempre all’altezza, sempre adeguati: è il lato oscuro dell’America e del sogno americano. Ma basta poco per capire che il rancore che Jay Gatsby prova verso di loro non è poi così diverso da quello del suo creatore. Siamo nel cuore della finzione letteraria e nel cuore della realtà.
La vita di Fitzgerald è il sogno americano, è tutto un provare a essere all’altezza del proprio mito, la tragedia sta nell’inesorabile fallimento. Scrive, nell’estate del ’30, alla moglie ricoverata in clinica: “Qualunque cosa pur di piacere, pur di essere rassicurato che non ero solo un uomo con un po’ di genio ma che ero un uomo di grande successo.”
Hollywood, la fabbrica dei sogni
Nel periodo che si colloca tra la fine della prima guerra mondiale e la grande crisi del 1929 c’è il consolidamento dell’industria cinematografica hollywoodiana. Il cinema di Hollywood anni ’20 diventa un vero e proprio modello universale, un sistema capace di creare e diffondere prodotti riconoscibili.
Hollywood, attraverso un sistema compatto e diversificato di produzione e distribuzione di opere che hanno specifiche caratteristiche narrative, si costituisce come una grande fabbrica dei sogni.
Alla base di queste grandi trasformazioni dell’industria cinematografica vi è innanzitutto una grande disponibilità di capitali: nel corso di questo decennio, gli investimenti finanziari nell’industria del cinema registrano un notevole incremento e a ciò corrisponde anche un notevole aumento del numero degli spettatori nelle sale che passa da 40 a 80 milioni.
Negli Stati Uniti, quindi, si forma un particolare quadro economico che apporterà ricchezza fino ad almeno la metà del secolo.
A gestire questo apparato produttivo vi sono in particolare tre grandi case di produzione (le Big Three): La Paramaunt-Publix, la Metro Goldwyn Mayer (MGM) e la First National. Accanto a queste tre vi sono le Little Five: Universal, Fox, Producers Distributing Corporation, Film Booking Office e la Warner Brothers.
Il cinema anni ’20 è muto: solamente nel 1927 avremo il primo film sonoro, non a caso chiamato Il cantante jazz. Alcuni attori, come Charlie Chaplin, consacrato dal cinema muto, non accettarono questo cambiamento ma nel giro di qualche anno il sonoro divenne lo standard, portando lo stesso Chaplin a cambiare idea.
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Il Proibizionismo e Al Capone
Il 17 gennaio del 1920, il Volstead Act sancì l’inizio del Proibizionismo. Questa legge veniva chiamata “Esperimento Nobile” in quanto nata secondo un’istanza positiva. Gruppi e associazioni di donne si trovarono a manifestare vivacemente contro gli alcolisti che venivano considerati facinorosi, violenti e pericolosi.
Durante gli anni del Proibizionismo Americano, furono aperti i famosi Speakeasy, questi erano dei bar clandestini in cui uomini e donne, per la prima volta nella storia, si ritrovavano insieme per bere. In questi luoghi si suonava la musica Jazz e sempre qui nascevano i generi del Charleston e dello Shimmy, quindi bere, cantare, ballare e divertirsi a suon di alcool era diventata una moda a tutti gli effetti e soprattutto un nuovo stile di vita, caratteristico dagli anni del proibizionismo.
Gli anni ’20 in America furono definiti ruggenti per una figura criminale che si distinse su tutti nel periodo del proibizionismo. Stiamo parlando di Alphonse Gabriel Capone, meglio conosciuto come “Al Capone”, che fece fortuna sfruttando la crescita esponenziale del prezzo dell’alcool, durante gli anni della sua illegalità, con i traffici di contrabbando.
Capone si riforniva in grosse metropoli americane come New York, Chicago e Detroit, rivendendo il bottino agli speakeasy, che in quegli anni, avevano l’esclusiva sul prodotto. Il proibizionismo americano quindi, nell’era del gangsterismo, vedeva guerre tra clan mafiosi che a colpi di mitra Thompson, cercavano di guadagnare territorio. Al Capone era diventato il boss assoluto del traffico illegale di alcolici di Chicago e alla metà degli anni ’20 il suo patrimonio si aggirava intorno ai 100 milioni di dollari.
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La Ford T e la catena di montaggio
Dal 1908, con la realizzazione in America della Ford Modello T, l’industria automobilistica ha dato avvio alla costruzione in grande serie di autoveicoli che dal 1913 utilizzavano la catena di montaggio. Nel 1903 Henry Ford fondò il marchio negli Stati Uniti. La catena di montaggio permetteva ad un operaio di costruire in una settimana quello che un suo collega di fine ‘800 avrebbe costruito in ben 4 anni di lavoro. Incise fortemente sulla civiltà del XX secolo e sulla Storia dell’automobile.
L’altra grande casa automobilistica creata negli States fu la General Motors nel 1908 a Detroit. Durante gli anni ’50 questa divenne la più grande azienda degli U.S.A sia in termini di entrare che come percentuale sul PIL.
In questi anni l’automobile eliminò del tutto l’utilizzo del cavallo. Con i suoi escrementi e carcasse rendeva le città sporche e infestate dalle mosche. Il 1930 fu l’anno definitivo della scomparsa del “cavallo da città”.