1865 – Il Far West
Con Far West, o anche Old West o Wild West (Selvaggio West) è l’espressione con cui si indicava nell’Ottocento la linea di frontiera oltre la quale i pionieri statunitensi si spingevano per conquistare nuove terre. Questi territori erano però già abitati dai Nativi Americani, i quali combatteranno per difendere i propri luoghi in una guerra durata tutto il secolo. Nonostante l’inferiorità dal punto di vista della tecnologia bellica la resistenza indiana riuscì a tenere testa per un secolo agli attacchi statunitensi. L’epopea del Selvaggio West è stata consacrata dai film di genere western, che resero immortali le figure di Cowboy demonizzando i Nativi americani.
Il Far West: il Selvaggio Ovest degli USA
Nel 1783, con la firma della Pace di Versailles, la Gran Bretagna riconobbe l’indipendenza degli Stati Uniti. La zona delle tredici ex-colonie era stata sin dal periodo della fondazione una zona molto popolosa, con un tasso demografico in costante crescita. Anche dopo l’indipendenza il tasso della popolazione continuava ad aumentare, questo, insieme allo sviluppo economico, pose come obiettivo quello di espandersi verso Ovest, verso il Far West.
Il nocciolo della questione era lo sfruttamento delle terre. Gli Statunitensi miravano alla messa a coltura delle terre fertili, o allo sfruttamento per questioni imprenditoriali come la costruzione della ferrovia. Molti scontri armati nacquero perché gli Indiani si opponevano all’esproprio delle loro terre, per ragioni che nemmeno condividevano.
A lungo andare la resistenza indiana però non bastò a sconfiggere definitivamente l’esercito che uscì vittorioso. Gli Indiani del Nord-Ovest furono confinati nelle riserve, in particolare l’Oklahoma divenne un’enorme riserva.
Un altro problema, sempre legato alle terre, era la costruzione della ferrovia e la strage dei bisonti. Dalla caccia al bisonte gli Indiani non usavano solo la carne, ma riutilizzavano quasi tutte le parti: il pellame per abiti e tende, lo stomaco per gli otri d’acqua, i tendini per le corde e gli archi, gli zoccoli per le armi. Con la ferrovia il paesaggio naturale mutò e non solo alterò l’ecosistema in cui i bisonti vivevano, ma ne favorì la caccia come sport dei bianchi. La strage dei bisonti alterò il sistema di vita indiano.
Per gli americani l’espansione verso il Far West era una questione culturale e identitaria. Dalla prospettiva dei contemporanei americani non si stavano appropriando dei territori degli Indiani, ma stavano forgiando la loro identità come nazione che si afferma. Il concetto stesso di “frontiera” è percepito non tanto come un limite fisico, ma come un luogo in cui si formano i veri americani, coloro che sfidano la natura selvaggia (wilderness), coloro i quali sono curiosi, inventivi, indipendenti abbastanza per sfidare la natura ostile e le popolazioni nemiche. E costoro sono la vera incarnazione degli americani, della loro capacità di porsi sempre nuovi obiettivi e di rinnovarsi, di reinventarsi.
[Clicca qui per continuare a leggere]
Nativi americani: le tribù indigene nordamericane
I Nativi Americani erano divisi in numerose tribù (circa cinquecento), profondamente diverse tra loro per aspetto e abitudini, vi erano quelle sedentarie che vivevano di allevamento e pesca come quelle nomadi, che vivevano di caccia. I coloni inglesi, ma gli europei in generale, ebbero rapporti sempre conflittuali e bellicosi con i Nativi Americani.
Gli europei guardavano agli Indiani d’America come popolazioni inferiori, tecnologicamente, militarmente e moralmente. Così ricorda l’arrivo dei bianchi William Apes, un discendente dei Nativi Americani nell’Ottocento: «Nel dicembre 1620, i Pellegrini sbarcarono a Plymouth, e senza chiedere permesso a nessuno, s‘impadronirono di una parte del pese […]. Eppure, gli indiani, se non ci fosse stato spargimento di sangue e se nessuno fosse stato imprigionato, avrebbero subito l’offesa senza ribellarsi benché molti di loro fossero tutt’altro che soddisfatti. E invece, proprio a causa della gentilezza e dello spirito di rassegnazione dimostrato nei confronti dei bianchi, furono chiamati selvaggi e ritenuti essere creati de Dio apposta per essere distrutti.»
Articoli correlati: [ I nostri articoli sui Nativi Americani ]
Cinema Western: com’è nato il mito
Il cinema è solo uno dei media che ha usato le atmosfere western, ma è forse quello che più ha contribuito a consacrare il Far West. In Italia è conosciuto soprattutto sotto la forma degli spaghetti-western, la versione italiana del genere considerata più violenta dei western made in Usa. Si tratta di un termine dispregiativo nei confronti di un filone che, forse, ha dato vita ai film western più iconici di sempre grazie al regista italiano Sergio Leone.
Gli spaghetti western più conosciuti (e, forse, quelli che sono diventati dei veri e propri punti di riferimento del genere) sono quelli appartenenti a Leone e alla sua Trilogia del dollaro (di cui fanno parte: Per un pugno di dollari-1964, Per qualche dollaro in più-1965 e Il buono, il brutto, il cattivo-1966). Di fatto: Sergio Leone, Clint Eastwood e il maestro Ennio Morricone diventano i sinonimi del genere stesso.
Nonostante il genere abbia poi visto una fase di declino, è interessante assistere alla recente riscoperta e ripresa del genere, facendo anche riferimento al continuo omaggio fatto da Quentin Tarantino a Sergio Leone e a tutto il western italiano: inserisce, ad esempio, una dedica a Sergio Leone nei titoli di coda di Kill Bill vol.1 e Kill Bill vol.2 e, nel finale di Django Unchained, viene ripresa la colonna sonora appartenente a Lo chiamavano Trinità… (Enzo Barboni, 1970).
Articoli correlati: [ I nostri articoli sul cinema western ]
La Guerra civile americana: cause e sviluppo
La guerra civile americana, detta anche guerra di secessione americana, durò dal 1861 al 1865 e vide scontrarsi la parte Nord e Sud dei neonati Stati Uniti d’America. Fu forse il vero evento che sancì l’unificazione degli Stati Uniti, ancor più della rivoluzione americana, nonostante fu molto sanguinoso.
Le cause sono varie e complesse, ma semplificando si può dire che ruotano attorno a due punti chiave: la schiavitù e i sistemi economici. Il problema della schiavitù non era solo ideologico ma contrapponeva due modelli economici e politici. Il Nord spingeva per una politica di tutela del lavoro libero e di protezionismo, al quale il Sud era contrario, perché avrebbe ostacolato lo smercio dei suoi prodotti all’estero. Il Nord premeva anche per un governo centrale con maggiori poteri, mentre il Sud rivendicava l’autonomia dei singoli Stati. Oltre a questo c’era la componente razziale: infatti chi si opponeva all’abolizione della schiavitù temeva anche che gli oltre tre milioni di persone di colore non fossero “preparati” per ricevere libertà e diritti in base alla loro condizione inferiore.
Nel 1860 Abraham Lincoln divenne presidente, esponente del partito Repubblicano e apertamente antischiavista. Anche qui l’antischiavismo era in un’ottica economica: egli era infatti sostenitore della superiorità del lavoro libero. Era inoltre convinto che se la schiavitù non fosse stata obbligatoria per legge nei nuovi Stati, sarebbe sparita anche da quelli in cui c’era già. Le idee di Lincoln spaventarono gli Stati del Sud, che temevano per il loro sistema produttivo e modello di vita. Si tentò nuovamente un compromesso ma nessuno era disposto a cedere. Inoltre, lo stesso Partito Democratico, che aveva sempre appoggiato il sistema schiavistico, si era indebolito. Gli Stati del Sud si sentirono minacciati e sette di loro si separarono: Carolina del Sud, Mississippi, Florida, Alabama, Georgia, Louisiana e Texas. Per questo motivo la Guerra civile americana è detta anche Guerra di secessione americana.
[Clicca qui per continuare a leggere]
La Rivoluzione Americana: la nascita degli Stati Uniti
La Rivoluzione Americana rappresenta molte prime volte: la prima volta che una colonia si emancipava dal controllo di uno stato europeo, la prima volta in cui nasceva uno stato democratico e repubblicano, la prima volta in cui si riconosceva l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.
Questa mentalità innovatrice era figlia dell’Illuminismo europeo, ma anche dell’influenza delle monarchie illuminate e della stessa corona britannica, rinnovatasi dopo la Gloriosa Rivoluzione.
[ Clicca qui per continuare a leggere ]
I Quaccheri: i fondatori della Pennsylvania
La nascita dei quaccheri, un movimento religioso incentrato sulla spiritualità, risale alla metà del Seicento, intorno al 1647. A causa della situazione politica inglese furono costretti a lasciare l’isola e si spostarono in America, dove fondarono una loro colonia, la Pennsylvania, dove poter vivere secondo i loro ideali.
Sin dal momento della sua fondazione la Pennsylvania si era distinta dalle altre colonie. I padri pellegrini puritani avevano portato una visione intransigente e rigida del mondo, in base alla quale avevano modellato la loro società e che avevano imposto agli abitanti delle terre colonizzate. Il conflitto tra i nativi americani e gli europei verteva proprio sul possesso della terra, anche perché i nativi americani non riconoscevano la proprietà privata.
La Pennsylvania e i quaccheri furono invece molto più tolleranti. Nel 1682 Penn stipulò un accordo con gli Indiani di pacifica convivenza, i rapporti tra i quaccheri e gli Indiani furono migliori che con gli altri coloni. I quaccheri furono anche i primi a condannare la schiavitù, sul finire del Settecento molti di loro, sollecitati da John Woolman emanciperanno volontariamente i propri schiavi e si impegneranno attivamente contro la tratta degli schiavi.
[Clicca qui per continuare a leggere]
Le Tredici Colonie americane: i primi insediamenti
Con l’espressione “tredici colonie” si intendono le colonie britanniche fondate in Nord America tra XVII e XVIII secolo e che quindi nacquero più tardi rispetto a quelle del Sud America ed ebbero caratteristiche differenti. Nonostante le loro diversità avevano tutte in comune una cosa: la ricerca della libertà, che li porterà a diventare gli Stati Uniti. Esse sono: New Hampshire, Massachusetts, Connecticut, Rhode Island, New York, Pennsylvania, New Jersey, Maryland, Delaware, Virginia, Carolina del Nord e Carolina del Sud e Georgia.
Tra la metà del XVII secolo e la metà del XVIII secolo le tredici colonie videro un aumento di popolazione esponenziale, fattore dovuto sia al costante affluire di nuovi coloni europei sia alla crescita economica in atto. La popolazione viveva maggiormente nelle zone rurali, con eccezione delle grandi città portuali come Boston o New York. Nonostante le differenze di credo, nazionalità e tradizione le tredici colonie riuscirono a creare un’identità comune, una coscienza nazionale distinta da quella della madrepatria.
[Clicca qui per continuare a leggere]