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1573 – Giappone feudale

Giappone oggi è sinonimo di tecnologie all’avanguardia ed è un paese pienamente integrato nel mondo occidentale e che influenza il nostro immaginario collettivo con i manga e i videogiochi. Ma è un paese che mantiene ancora un certo fascino esotico legato ad una storia millenaria. Il Giappone feudale, quello del cosiddetto periodo Sengoku, tra metà del XV secolo e inizio XVII secolo, vedeva continue lotte tra i signori locali. Era l’epoca da cui emerse la figura del samurai.

Kyoto: la “città dei mille templi”

Prima di Tokyo c’era Kyoto: capitale del Giappone per oltre un millennio, è definita la città dei mille templi. I templi shintoisti, la “religione” giapponese, sono la testimonianza di una tradizione originale e affascinante.

Quando il Giappone fu unificato verso la fine dell’epoca Sengoku, verso la fine del XVI secolo, Kyoto, dopo un periodo di crisi, tornò ad essere il centro del potere in giappone.

samurai

Samurai: le origini della tradizione

Oda Nobunaga e i suoi successori, che unificarono il Giappone alla fine del XVI secolo, erano valorosi samurai. Fu in questo periodo che comparve questo termine.

La cultura del Samurai (侍) è un’usanza tipica della tradizione giapponese. Tale termine deriva dal verbo saburau che significa colui che serve. Egli rappresenta un condottiero dall’incredibile forza che padroneggia l’arte della spada con coraggio e virtù in favore dei valori di giustizia, fedeltà, amore e onore. Il Samurai per eccellenza è portatore e difensore della morale e dello Stato.

Gli eroi della tradizione occidentale il più delle volte vengono rappresentati in maniera vittoriosa tanto da formare nella mente del popolo il binomio vittoria-eroe; l’etica giapponese rifiuta tutto ciò e apprezza di gran lunga colui che è disposto alla morte pur di mantenere la purezza dei propri intenti.

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Karate Do: un vero e proprio stile di vita

Il Karate è, probabilmente, una delle arti marziali più conosciute in Occidente. Le sue origini non sono note: le prime testimonianze scritte risalgono al XIV secolo, e prima di ciò si cade nella leggenda, si arriva da pochi secoli prima fino ad oltre 2000 anni fa.

Ciò che è certo è che nelle Isole RyuKyu (e ad Okinawa in particolare) questa arte marziale era utilizzata dai contadini, che in seguito ad un editto reale erano impossibilitati a possedere armi e, di conseguenza, dovevano difendersi a mani vuote. Ed è proprio da qui che deriva il nome dell’arte marziale, nome composto dalle due parole Kara e Te, ovvero “Mano Vuota”. Fin dalle sue origini, comunque, è sempre stata un’arte marziale difensiva e non offensiva. Ciò nonostante, in Giappone i karateki (coloro che praticavano questa disciplina) erano visti come persone da non provocare.

In Occidente, complici molti film che esaltavano l’arte del Karate, esso era visto come un metodo per uccidere delle persone con un semplice tocco. E, mai errore fu più grosso, come una disciplina brutale e violenta.

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Il Giappone oggi

La cultura giapponese contemporanea è molto florida. Se prende a tratti spunto dal ricchissimo patrimonio culturale del passato, esso ha saputo coniare nuove forme che hanno impresso il loro marchio nello scenario culturale contemporaneo.

Giappone oggi significa innanzitutto il binomio manga e anime, ossia il fumetto giapponese e la controparte animata. Il target di riferimento dei manga, i fumetti giapponesi, è molto ampio; esso abbraccia infatti sì il mondo infantile (“Beyblade”), ma anche quello dei ragazzi (“Dragonball”) e quello adulto, ponendosi domande esistenziali (“Monster”) o affrontando dilemmi etici che da sempre tormentano l’essere umano (“20th Century Boys”, “Devilman”).

Ma esiste anche un cinema di animazione, come quello dello Studio Ghibli e del regista Miyazaki, che non ha controparti in carta stampata e che attinge dal folklore giapponese per dare vita a storie indimenticabili.

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Il cinema giapponese in generale ha partorito numerose perle, come I sette Samurai e Tokyo Fist, costruendosi l’aura di cinema d’avanguardia e d’alta qualità.

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La parola avanguardia va associata, a maggior ragione, all’arte giapponese contemporanea, capace di coniugare tradizione e innovazione.

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Un fenomeno di cultura contemporanea legato al Giappone è la Vaporwave: un particolare genere di musica elettronica associata all’estetica del Giappone contemporaneo, ispirando anche linee di abbigliamento ormai presenti nelle più famose catene al mondo.

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Infine c’è da fare un piccolo appunto sul fenomeno del Japanglish, ossia l’incontro tra Giapponese e Inglese. Lo troviamo ovunque in Giappone: dai negozi, alle scuole e perfino negli anime. E infatti grazie a loro che questa lingua si è diffusa e si è rivelata a tutto il mondo.

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sushi

Un cibo nato per necessità: il sushi, re della cucina nipponica

Il sushi, da cibo nato per la necessità di conservare il pesce, base della dieta giapponese, a cibo assolutamente tipico della cucina nipponica, si è ovviamente evoluto nel tempo con le abitudini della popolazione e che attualmente è entrato nel patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.

Sushi sono vari piatti tipici, con molte varianti, della cucina giapponese a base di riso al quale vengono aggiunti altri ingredienti quali pesce, alghe, vegetali o uova. Il ripieno può essere crudo, cotto o marinato e può essere servito appoggiato sul riso, arrotolato in una striscia di alga, disposto in rotoli di riso o inserito in una piccola tasca di tofu. Inoltre il sushi viene di solito mangiato con l’accompagnamento di salse come la soia e il wasabi.

La prima forma di sushi giunse in Giappone dall’Asia sudorientale ma il quando ed il come non è ancora chiaro. Il sushi quindi pur non essendo nato nel Paese del Sole Levante ma semplicemente importato è comunque riuscito nel tempo a diventare una tipica specialità nipponica. L’aspetto che oggi ha il sushi si è affermato intorno all’VIII secolo. Il pesce veniva salato e arrotolato nel riso fermentato.

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Il modello alimentare giapponese sarebbe il segreto della longevità degli abitanti della regione di Okinawa, cosa che ha spinto gli esperti a parlare di “dieta Okinawa” per il loro modello alimentare.

Il consumo di pesce azzurro, fonte di omega-3 essenziali, pare essere superiore a quello medio che si ha nel resto della nazione, mentre le alghe sono soprattutto quelle di varietà Nori, Hijiki e Kombu (Laminaria Japonica). Quest’ultima è un’alga bruna fortemente raccomandata in ambito salutistico, in quanto ricca di sali minerali come ferro, calcio, iodio e magnesio.

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cerimonia del tè

La cerimonia del tè in Giappone e il Buddhismo Zen

Nel Giappone contemporaneo, dalle architetture futuristiche e dai ritmi di vita velocissimi, gruppi di amici coltivano ancora la passione per l’antichissima cerimonia del tè, il cha no yu.

In Giappone il tè ha un significato molto differente da quello che gli attribuiremmo in Italia, dove il tè è una bevanda estranea e consumata per lo più come rimedio per la salute.

Le prime coltivazioni nel paese sorsero tra i secoli VI e VIII presso i templi buddhisti, poiché i monaci lo bevevano per restare svegli durante le lunghe meditazioni.
Il legame originario tra tè e buddhismo zen ha lasciato una profonda impronta sullo spirito della cerimonia del tè. Fu nei monasteri che si creò l’abitudine di un momento cerimoniale incentrato sul consumare la bevanda insieme.
Progressivamente la cerimonia si aprì anche ai laici e si arricchì di elementi estetici. Proprio questa esperienza dei sensi era intesa dai maestri zen come capace di cogliere il nocciolo del loro pensiero. Fu così che perfezionare l’arte di preparare il tè si trasformò in una Via verso il satori, la comprensione totale dello zen.

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Geisha

Geisha o cortigiana? Le diverse arti delle donne giapponesi

Quando si pensa alla cultura giapponese, la geisha è una delle prime figure che appaiono immediatamente nella mente di un occidentale. A causa di scarse traduzioni e incomplete informazioni, si tende spesso a fraintendere il vero significato della geisha e soprattutto quale ruolo occupava nella società giapponese.

In giapponese geisha si scrive 芸者: il primo kanji significa “arte” e il secondo indica la “persona”. In questo senso, diventa chiaro l’indizio che le parole vogliono suggerire. Il ruolo della geisha era quello di intrattenere artisticamente il pubblico, attraverso esibizioni di canto, danza o tramite l’utilizzo di strumenti musicali per l’esecuzione di armoniose melodie.

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Shintoismo: la religione primitiva giapponese

Lo Shintoismo è una religione nata e poi sviluppatasi in Giappone che prevede l’adorazione dei Kami, ossia degli spiriti naturali che combattono in favore e in difesa del paese del Sol levante.

Il termine Shinto nasce per distinguere la religione nativa giapponese da quella buddhista indiana che si stava espandendo sempre più negli stati circostanti.

Il culto popolare shintoista si rivolge a un gran numero di divinità locali ed è ricco di festività e pellegrinaggi. Shintoismo e Buddhismo non richiedono professioni di fede o pratica ma alludono spesso alla vita e alla morte; ad esempio è frequente in Giappone festeggiare una nascita in un santuario shintoista, mentre i funerali seguono la tradizione buddhista.

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Hiroshima

La tragedia di Hiroshima

Hiroshima è una città del sud-ovest giapponese, si trova nell’isola di Honshu (la più grande delle 4 isole che compongono l’arcipelago nipponico) e fa parte della regione del Chugoku, letteralmente “Terre di Mezzo”. È tristemente ricordata per essere stata rasa al suolo da un violento attentato atomico alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il 6 agosto del 1945 alle 8:15 il bombardiere americano “Enola Gay” sganciò “Little Boy” (ragazzino) facendola detonare a circa 580 metri dal suolo in modo che l’effetto esplosivo fosse ancora più devastante.

La potenza dell’Atomica fu così incredibile che distrusse rovinosamente e irreversibilmente tutto ciò che si trovava dinanzi, senza far distinzione di età, sesso o specie. Nel solo raggio di 8 km, circa 90 mila persone persero la vita immediatamente, numero poi destinato a raddoppiare nel corso del tempo dati gli effetti radioattivi che la bomba rilasciò.

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La vicenda di Hiroshima ha ispirato “Il gran sole di Hiroshima”, romanzo del 1961 di Karl Bruckner. Lo scrittore austriaco si è cimentanto nel mai facile compito di spiegare a bambini e adolescenti eventi di un certo spessore. Infatti uno scrittore per ragazzi deve sempre muoversi con cautela quando abbandona il mondo della fantasia e si trova costretto a calcare il terreno di quello della realtà storica, un mondo dove non sempre l’happy ending è di casa e dove i mostri non sono orchi o streghe, ma gli uomini stessi.

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Carpe giapponesi o koi: storia e simbologia

Le carpe giapponesi sono una varietà ornamentale ed addomesticata della carpa comune (Cyprinus carpio) che vive in stagni all’aperto e laghetti da giardino. Oggigiorno hanno soprattutto scopi decorativi e spesso vengono confuse con i pesci rossi (Carassius auratus). Il Giappone è la nazione che le ha rese famose in tutto il mondo, da cui il nome “carpe giapponesi”, anche se sono originariamente nate in Cina. Inoltre rivestono un ruolo importante nella cultura nipponica.

Vengono anche chiamate carpe koi, dal nome giapponese generico per indicare “carpa”, ma che in italiano è di solito usato come sinonimo di carpa giapponese.

Le carpe giapponesi si distinguono per colorazione, decolorazione e qualità di scaglie. I colori più diffusi sono bianco, nero, blu, giallo, rosso e crema ma le combinazioni dei colori, che possono essere sia a tinta unita che a macchie, sono moltissimi.

Nella cultura nipponica le koi sono molto apprezzate sia per la loro bellezza e sia per il loro significato simbolico. Simboleggiano amicizia, affetto, amore, portafortuna, perseveranza, fedeltà e buona fortuna nel matrimonio, energia; dal momento che sono in grado di nuotare controcorrente rappresentano la forza ed il coraggio intesi come capacità di superare le avversità e nell’essere anticonformisti (cioè seguire la propria idea indipendentemente dagli altri).

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Attori del teatro nō

Il teatro nō: la prima forma teatrale giapponese

Il teatro nō è la prima forma teatrale tradizionale giapponese. Le esibizioni si discostano particolarmente dalla concezione occidentale di teatro. Gli attori (sempre uomini) recitano cantando e ogni elemento presente sulla scena contiene una valenza pratica e simbolica. Per poter apprezzare a pieno una rappresentazione di teatro nō è quindi necessario conoscere la funzione delle sue componenti.

Il teatro nō è costituito da alcuni elementi limitati. La musica viene prodotta da un’orchestra sul palco, costituita da musicisti e pochi cantanti che formano il coro (tra quattro e dodici persone). La danza è particolarmente elegante e i piedi svolgono il ruolo principale nella realizzazione di svariati passi. Le tecniche di recitazione sono basate su movimenti stilizzati, programmati, accennati appena. L’arte scenografica non è eccessiva, costituita da maschere e pochi accessori scenici.

Il palco è molto particolare. C’è un tetto che rimanda alla forma dei templi giapponesi, sostenuto da quattro pilastri che, in quanto oggetti oblunghi, favoriscono la discesa delle divinità. In realtà, servono anche agli attori per orientarsi giacché le maschere che indossano non permettono di avere una visuale chiara. Butai è il termine utilizzato per indicare la parte quadrata dove si svolgono le azioni. Aperto su tre lati, non ha il sipario poiché lo spettatore è chiamato ad essere partecipe della vicenda, infatti non si spengono nemmeno le luci durante l’esibizione. L’unico pannello chiuso del palco (quello posteriore) ha il dipinto di un pino, simbolo di longevità.

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Hinamatsuri

Le feste in Giappone

Anche se il Giappone è noto per il suo sincretismo, ossia per la sua capacità di accogliere feste e tradizioni da altre culture e religioni, ci sono alcune festività specifiche del Sol Levante.

Una festività che trae le sue radici nel Periodo Edo (tra XVII e XVIII secolo) è è l’Hinamatsuri (雛祭り), la Festa delle bambole, ricorrenza molto famosa in Giappone che si festeggia il 3 Marzo. Durante la festa delle bambole si omaggiano su un lungo tappeto rosso bambole ornamentali che raffigurano i personaggi più importanti della corte imperiale.

Secondo la tradizione le bambole hanno il potere di contenere gli spiriti malvagi, i malocchi e le malattie; per questo motivo, in tale giornata, i familiari delle bambine pregano affinché queste ultime possano trasferire la loro sfortuna alle bambole ricavando bellezza e salute.

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Una festa tipica giapponese ma più vicina alle nostre tradizioni è il White Day, che si festeggia il 14 febbraio. In Giappone le protagoniste indiscusse di tale festività sono le donne.

Seguendo, da generazioni, un rituale ben definito esse offrono, in segno del proprio amore e dell’affetto che nutrono per il proprio partner, del cioccolato nero (fondente o a latte) industriale o fatto a mano alla persona amata come simbolo tradizionale di comunicazione non verbale.

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La letteratura giapponese: dal Medioevo a Banana Yoshimoto

La tradizione letteraria giapponese non è molto conosciuta in Occidente ma è molto sviluppata. Durante il periodo che noi chiamiamo Medioevo, termine che erroneamente applichiamo all’Oriente, la letteratura giapponese era già florida.
Nonostante il fascino che il folklore giapponese esercita sul nostro mondo, la letteratura più recente è forse più conosciuta, a partire da un nome abbastanza noto: Banana Yoshimoto.
Per approfondire la letteratura giapponese vi invitiamo a leggere gli articoli presenti sul nostro sito al riguardo.

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Ainu i giapponesi dalle lunghe barbe

Gli Ainu: I Giapponesi dalle lunghe barbe

Gli Ainu sono un’etnia abitante la regione di Hokkaido in Giappone e sono una delle popolazioni più antiche del Sol Levante. Addirittura si pensa fossero di origine indoeuropea, anche se con il tempo hanno assimilato (ma non del tutto) la lingua, gli usi e i costumi nipponici.

La loro regione di residenza, Hokkaido, costituisce la parte estremo nord dell’arcipelago giapponese; è una regione famosa per i suoi paesaggi naturali, ma è anche estremamente selvaggia. Non a caso in passato veniva designata come “Ezo“, cioè “l‘isola dei selvaggi“ ed ha mantenuto la sua indipendenza fino al 1868, anno in cui sale al trono l’imperatore Meji che con la sua politica di modernizzazione del paese dichiara l’uguaglianza di tutte le popolazioni giapponesi davanti alla legge.

Altri gruppi sono distribuiti tra le Isole Curili e l’Isola di Sachalin in Russia, oltre che in buona parte della zona costiera del continente.

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