2001 – New York
2001, 11 settembre. L’attacco alle Torri Gemelle fa crollare le certezze che sembravano essersi consolidate nei dieci anni precedenti. Dopo la fine dell’Unione Sovietica, sembrava che gli Stati Uniti avessero letteralmente posto fine alla storia, come diceva un libro del 1992. Tutti erano convinti che il modello capitalista, ossia economia basata sul libero mercato in democrazie liberali occidentali, avesse trionfato una volta per tutte. L’attentato terroristico di matrice islamica cambia tutto, dando vita allo scenario politico contemporaneo. Il cosiddetto Islam radicale ha iniziato a porsi come nemico principale delle democrazie occidentali. La guerra in Afghanistan, la guerra in Iraq e gli attentati dell’ISIS hanno destabilizzato il sistema politico che sembrava ormai eterno. Nonostante ciò, gli Stati Uniti sono ancora oggi il paese di riferimento per l’economia e la cultura in tutto il mondo, anche se l’emergere della Cina sembra poter cambiare di nuovo le carte in tavola.
New York: la capitale del mondo moderno
Immensa e caotica, moderna e multiculturale, New York è senza dubbio uno dei massimi punti di raccordo della società contemporanea e per questa ragione meta iconica per chiunque voglia sperimentare la sensazione di sentirsi “al centro del mondo”.
Il monumento più famoso di New York è senza dubbio la Statua della Libertà, simbolo degli ideali statunitensi, donata dalla Francia. Era il primo assaggio di New York per tanti immigrati che provenivano dall’Europa tra fine ‘800 e inizio ‘900.
Oggi New York è una megalopoli di oltre 8 milioni di abitanti, sede della famosa Borsa di Wall Street, il centro finanziario mondiale.
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Egemonia dell’inglese ed egemonia americana
L’egemonia dell’inglese è, ormai, un fatto evidente. Compreso da molti di noi come una seconda lingua, oggi sarebbe impensabile vivere senza conoscerne almeno il lessico basilare. Se volessimo rintracciare le radici storiche dell’egemonia dell’inglese, dovremmo sicuramente partire dall’Impero coloniale britannico. Nella seconda metà del XX secolo, però, l’imperialismo (almeno quello politico) ha lasciato il posto alla decolonizzazione. Se, quindi, la diffusione dell’inglese fosse terminata insieme all’Impero della sua madrepatria, oggi probabilmente esso non avrebbe tutta questa importanza. È evidente, dunque, che se i suoi parlanti sono, negli ultimi sessantacinque anni, più che quadruplicati, il motivo va ricercato nel fatto che, dopo l’Inghilterra, l’egemonia del sistema internazionale è stata assunta da una nuova potenza angolofona: gli Stati Uniti d’America.
Gli USA esercitano il loro dominio nell’era della globalizzazione, di Internet, delle multinazionali, della “McDonaldizzazione” del mondo. Tutte cose che evidentemente determinano una diffusione della lingua globale attuale che né il solo primato commerciale e finanziario, né l’estensione del suo potere politico, hanno mai potuto dare all’Inghilterra. Non a caso, Al Khaiyali e Akasha, autori presso l’International Journal of English Language & Translation Studies, legano l’egemonia dell’inglese proprio ai fattori suddetti. Da quanto abbiamo visto finora, deduciamo che la diffusione di una lingua è dettata soprattutto da ragioni politiche.
L’85% delle organizzazioni internazionali usa l’inglese come lingua ufficiale: la seconda in questa graduatoria, il francese, arriva solo al 50%. Addirittura, quasi un terzo degli organismi usa solo l’idioma britannico. È evidente che uno status del genere non si raggiunge senza essere la lingua del Paese che ha ricostruito il sistema internazionale dopo le guerre mondiali. A ciò si aggiunga la fine della guerra fredda, che ha privato gli Stati Uniti di molti Stati antagonisti anche sotto l’aspetto culturale. I legami tra il loro predominio e quello della loro lingua sono evidenti anche in settori banali come la nostra vita quotidiana. Per limitarci al semplice intrattenimento: dov’è Hollywood? Dove ha sede Netflix? E così via.
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L’egemonia americana dal punto di vista politico
L’egemonia americana sul piano economico-politico è, se vogliamo, il diretto e più immediato prodotto delle guerre mondiali. Dopo di esse, infatti, gli Stati Uniti hanno di fatto ricostruito il sistema internazionale sulla base della propria posizione di forza. Basti pensare, ad esempio, che tutte le principali organizzazioni internazionali, dall’ONU alla Banca Mondiale, portano la loro firma. Orlando Lentini, uno dei principali esponenti della sociologia italiana contemporanea, chiama le Nazioni Unite non a caso “una creazione americana”.
All’interno di queste istituzioni, gli USA continuano a mantenere un fortissimo primato. Pensiamo solo, per fare un esempio, al diritto di veto in sede di Consiglio di Sicurezza ONU, oppure al fatto che nel Fondo Monetario Internazionale, altra organizzazione centrale per gli equilibri economico-politici mondiali, i Paesi votino in ragione del loro contributo – ponendo di nuovo, anche qui, gli USA in testa.
Ciò, naturalmente, anche in ragione della loro supremazia economica. Sono, soprattutto, i leader internazionali nella fornitura di prodotti guida. Questo concetto, sviluppato dai teorici dell’economia-mondo, afferma che il vero egemone economico internazionale è colui che produce i beni più remunerativi, diffusi e monopolizzati del circuito mondiale.
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Comics e cinecomics
Marvel Comics e DC, i due principali colossi dell’editoria fumettistica statunitense, possono essere considerati vere e proprie fucine in continuo lavoro che hanno lasciato segni indelebili nella storia dei baloons dando origine al cosiddetto “genere supereroistico”. Insomma, chi non ha mai letto o guardato l’Uomo Ragno o Batman? Ecco, essi sono solo due dei personaggi di punta di questo universo dell’intrattenimento narrativo, spesso trasporto anche in altri franchise come serie a cartoni animati, film e gadgets, fonti di guadagni quasi surreali.
L’arte nel fumetto americano sta principalmente nella capacità di illustrare e raccontare universi narrativi che vengono continuamente compressi e schiacciati in ogni personaggio, che diventa in tal modo un vero e proprio “involucro” di molteplici mondi possibili; questo mette in luce come erronea sia la diffusa concezione del genere supereroistico come mero scontro tra bene e male a base di muscoli, mantelli e poteri. Il supereroe è un personaggio doppiamente complesso: un po’ per ragioni puramente editoriali (il cliché morte-resurrezione è largamente diffuso), ma anche perché la sua narrazione dischiude molteplici atmosfere ricercabili, come si è già detto, in altri artefatti.
Al giorno d’oggi l’industria cinematografica produce film in serie basati sul fumetto del supereroe del momento, curandosi poche volte della qualità e molte di più della quantità.
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L’egemonia culturale statunitense: il cinema degli anni 2000.
Il nuovo millennio non ha fatto altro che rafforzare l’egemonia culturale statunitense tramite l’industria culturale più in vista degli ultimi anni: il cinema.
Le grandi produzioni di Hollywood hanno egemonizzato lo scenario mondiale, con una produzione costante di film che inonda di continuo le sale cinematografiche di tutto il mondo grazie alla globalizzazione.
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Walt Disney: se puoi sognarlo, puoi farlo
La Walt Disney Company è, a livello globale, la più importante azienda nel campo dell’intrattenimento per l’infanzia. È stata fondata il 16 ottobre del 1923 dai fratelli Walter e Roy Oliver Disney.
Gli anni 2000 hanno rappresentato il momento di massima espansione per la Disney, che aveva attraversato anche momenti di crisi nel corso del Novecento.
La Walt Disney Company negli anni 2000 ha acquisito Muppets, Jetix, Pixar, Marvel, Lucasfilm e Fox, stabilendo una situazione di assoluto dominio nel panorama cinematografico. A questo si è aggiunto il lancio di Disney Plus che si è subito affermato tra i leader dei servizi in streaming.